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Era solo questione di tempo prima che la frustrazione di Dani Pedrosa – ad onor del vero tenuta ampiamente sotto controllo fino ad ora – iniziasse ad emergere. Lo spagnolo, in sella alla Honda dal lontano 2006, ha lottato per tutta la sua successiva carriera in MotoGP con una moto a volte veloce ma difficile da interpretare, a volte invece lenta o con un telaio male accordato alle Bridgestone.
Impegnato in prima persona nello sviluppo della RC212 e poi 213V non ha potuto cogliere i frutti del suo lavoro: nel 2010, quando la 800 Honda è diventata da metà stagione in poi un’arma micidiale è incappato nella frattura di una clavicola a seguito di una caduta nelle libere di Motegi. L’anno seguente Dani ha visto ripagare il suo impegno con l’arrivo di uno Stoner in stato di grazia, e – ironia della sorte – nemmeno il suo ritiro ha lasciato Pedrosa nella tanto ambita situazione di pilota numero uno.
Via Stoner, dentro un Marquez in prospettiva ancora più pericoloso – rappresentante di una generazione successiva a quella di Pedrosa, Marc è velocissimo, non ha timori reverenziali e rappresenta dichiaratamente il futuro di Honda. Tanto che la politica di condivisione dei dati applicata nel box Repsol inizia a dare fastidio a un Dani Pedrosa che, in un intervista a Radio Catalunya dopo il GP del Mugello, ha lasciato trasparire un certo fastidio.
«La gara di Márquez è stata sorprendente, dopo la terribile caduta del venerdì e le condizioni fisiche in cui ha girato sabato» ha commentato Dani. «Ma sappiamo che ci ha copiato molto dell’assetto. Gli hanno dato tutte le informazioni sulle soluzioni che abbiamo trovato il sabato per migliorare la trazione – immagino che così sia più facile»
Marquez, dal canto suo, non fa segreto di osservare con grande attenzione tutti i suoi rivali per carpirne i segreti della guida. Con particolare riferimento per Pedrosa, che guida la sua stessa moto, cosa che Dani pare aver già aver notato con fastidio. Marc lo ha del resto dichiarato con il solito candore: «Ho già corso diverse gare dietro a Dani, come un Qatar o ad Austin - è la posizione dove cerco di passare più tempo, perché abbiamo la stessa moto. Ho imparato tante cose, è la cosa più importante per me in questo momento»
La situazione sembra di quelle in cui la calma precede la tempesta, complice una stampa iberica storicamente ancora più incline alla polemica di quella nostrana che non fa mistero del solluchero in cui è stata mandata dalla presenza di due galli – entrambi spagnoli – nel pollaio della squadra più forte del Mondiale. Una situazione che per molti versi, nazionalità a parte, ricorda molto da vicino quella innescatasi nel 2008 con l’arrivo di Jorge Lorenzo all’interno del box FIAT Yamaha.
Sappiamo che ci ha copiato molto dell’assetto, ha avuto tutte le soluzioni che abbiamo trovato il sabato – immagino che così sia più facile
In quel caso la rivalità fra Lorenzo e Rossi crebbe gradualmente, con un gioco d’attrito fatto di dati d’assetto nascosti dall’uno all’altro box, tendoni fra le due metà del garage (in realtà inizialmente voluto dai due gommisti che fornivano il Team) e trucchetti come la gomma dura “truccata” da morbida sulla griglia di partenza al Sachsenring. Lorenzo perse il primo scontro, nel 2009, ma ne uscì vincitore l’anno successivo, ottenendo sempre maggior peso all’interno del box e costringendo Rossi a cercare quella posizione di prima guida altrove. Valentino allora, come Dani oggi, non riusciva a sopportare l’idea di aver preparato – e continuare a sviluppare – una moto sempre più competitiva per poi servirla su un piatto d’argento al più pericoloso dei rivali.
La storia si ripeterà, e Pedrosa sarà spinto fuori dal “suo” team da un compagno di squadra sempre più ingombrante? Non abbiamo doti divinatorie, ma sicuramente l’impressione è che Pedrosa abbia sempre meno tempo per conquistare un iride sicuramente alla sua portata. Questa potrebbe essere l’ultima occasione.