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Genova - La MSC Fantasia, che ospita il team Pramac, è un nave sfarzosa, quasi surreale. E per certi versi lo è anche la passione di Paolo Campinoti, che da dieci anni non ha paura di sfidare i grandi della MotoGP. Il primo a correre con i colori del team Pramac era stato Tetsuya Harada nel 2002, poi, dal box della squadra italiana sono passati Makoto Tamada, Max Biaggi, Robi Rolfo, Alex Hofmann, Luis Cardoso, Alex Barros, Toni Elias, Silvane Guintoli, Mika Kallio, Niccolò Canepa e Pol Espargaro. Adesso tocca a Loris Capirossi e Randy De Puniet, per un team di tutto rispetto.
Campinoti è gasato e scherza volentieri.
«Abbiamo scelto Loris perché è un pilota giovane...». Da sette anni con la Ducati, il "signor Pramac" spiega i motivi della scelta dei due piloti.
«Credo siano due belle sfide. Capirossi torna in Ducati, alla quale ha regalato nel 2003 la prima vittoria in MotoGP: credo sia uno stimolo per tutti. De Puniet ha dimostrato di essere veloce e bravo: crediamo di potergli dare un pacchetto più competitivo di quello che ha avuto negli ultimi anni. L'obiettivo è tornare sul podio (l'ultimo nel 2008 con Toni Elias, nda) e vincere la sfida tra i team satelliti. Con la Ducati il legame è strettissimo: ho avuto proposte anche da altre Case, ma noi stiamo bene con loro».
Al suo fianco, l'ingegnere Claudio Domenicali, amministratore delegato di Ducati Moto, a conferma che la Pramac è qualcosa di più di una squadra esterna.
«E' una struttura integrata con il team ufficiale - spiega Domenicali - è un po' come una parte del nostro team. In partenza, Capirossi e De Puniet avranno una GP11 identica a quella di Rossi e Hayden, mentre nel corso della stagione le evoluzioni verranno testate prima dai piloti ufficiali e poi, se deliberate, arriveranno anche nel box della Pramac. Con Capinoti il rapporto è ottimo e può anche succedere, se necessario, che siano i suoi piloti a svolgere il collaudo di qualche novità».
Randy De Puniet, 30 anni il prossimo 14 febbraio, è uno abituato a lottare: lo farà anche quest'anno.
«Nel 2003 - svela -, quando avevo visto Loris vincere con questa moto, ho pensato che un giorno mi sarebbe piaciuto guidarla. Per quel che ho visto nei primi test, la Desmosedici non è facile da mettere a punto, non è così semplice nell'inserimento in curva, ma è molto stabile in frenata. Nel 2010 sono stato il miglior pilota di un team satellite: l'obiettivo è confermare quel risultato e salire sul podio».
Con un altro podio, Loris Capirossi, 38 anni il prossimo 4 aprile, raggiungerebbe quota 100 (29 vittorie tra 125, 250, 500 e MotoGP) e aggiungerebbe un altro primato alla sua lunghissima carriera.
«Quando c'è stata la possibilità di tornare in Ducati - racconta il tre volte iridato - ero felice, perché sono sempre rimasto legato a questa Casa: torno sulla moto che mi ha dato le soddisfazioni più belle. Purtroppo sono rimasti solo cinque giorni di test e bisognerà lavorare duro per cercare di sfruttare un potenziale altissimo».
Ma dopo 21 anni di mondiale, chi te lo fa fare di correre ancora?
«Se stai a casa una settimana con mio figlio, ti viene voglia di andare a correre... La realtà è che ho una famiglia meravigliosa e un bambino fantastico, ma l'adrenalina che ti dà la moto è unica. E poi è una bella sfida provare a battere piloti più giovani di me di 15 anni...».
Ce la farai a conquistare il 100esimo podio?
«Me ne manca uno solo: è niente, ma, allo stesso tempo, tantissimo. Ma devo farcela».
Con tanti piloti ufficiali in pista, realisticamente, che risultati si possono ottenere?
«Dobbiamo essere convinti del nostro potenziale e non partire con l'obiettivo di essere solamente il primo dei team satellite, altrimenti arrivi decimo...».
Cosa pensi di Valentino Rossi? A 31 anni può vincere questa sfida?
«Io a 31 anni ho fatto le più belle gare della mia carriera: dipende dalle motivazioni. E lui ne ha tante».
A 39 anni è ancora possibile essere competitivi in MotoGP?
«Fisicamente sto bene, ho fatto un allenamento specifico e da questo punto di vista non mi sento inferiore a nessuno. Spero solo di avere tutto quello che serve per andare forte: se ce l'avrò, mi divertirò, che poi è l'obiettivo principale».
Dopo i test in Malesia, Jorge Lorenzo ha dichiarato che si prospetta un periodo storico equiparabile a quello dei tempi d'oro con Schwantz, Lawson, Rainey, Gardner...
«Io sono un appassionato di moto e mi piaceva seguire le gare del passato. Se vai a rivedere le classifiche, ti accorgi che tra il primo e il quarto c'era magari un secondo, mentre adesso un secondo di differenza c'è tra il primo e il 17esimo! Ci sono più moto e più piloti veloci: sarà un anno particolarmente equilibrato, anche se dopo i primi GP, come sempre, ci sarà una bella scrematura dei pretendenti al titolo».
Stai pensando a cosa vorrai fare da grande?
«Non sono più un ragazzino, comincio a essere una persona adulta, so capire se non sono più competitivo: non rimango in un ambiente solo per fare numero. Devo sfruttare questa possibilità, devo guidare con la mente il più possibile libera».
Dino Zoff, grandissimo portiere della Juventus e della Nazionale, dichiarò di essersi ritirato perché non avrebbe sopportato l'idea che qualche tifoso gli avrebbe dato "del vecchio ridicolo". Non temi qualcosa di analogo?
«Assolutamente no! Sono competitivo e sono pronto, a parità di mezzo, a sfidare chiunque. Sono orgoglioso di quello che ho fatto e sto facendo: non sono in tanti che hanno fatto la mia carriera. E nel momento in cui capirò che non vado più, sto a casa mia».
Poi, un po' a sorpresa, i complimenti a Max Biaggi.
«Ha vinto il mondiale a 40 anni (in realtà 39, nda) e quest'anno partirà con il numero uno, senza paura di rimettersi in discussione: faccio il tifo per lui».