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MADONNA DI CAMPIGLIO – Basso profilo: la prima volta di Valentino Rossi in rosso ha toni ovattati, perlomeno nelle parole del campione, perché tutto intorno l’euforia è palpabile. Ieri sera, all’arrivo di Valentino al buffet di benvenuto è scoppiato il finimondo, tanto che anche un fenomeno dal carisma di Fernando Alonso è passato assolutamente in secondo piano.
Insomma, è Rossi l’attrazione di Wrooom, il tradizionale appuntamento di inizio anno con i piloti di Ducati e Ferrari organizzato dallo sponsor bianco-rosso. E, come da tradizione, oggi hanno parlato i motociclisti, prima Nicky Hayden e poi Valentino Rossi, che con calma e pacatezza ha risposto a tutte le domande dei giornalisti. Ecco la trascrizione integrale della prima conferenza stampa ufficiale del nove volte iridato.
Valentino, la prima domanda è scontata: come stai?
«Intanto, ciao e buon anno a tutti. Sinceramente, a questa data speravo di stare meglio. Tutto sta procedendo secondo i piani, anzi, il recupero è anche un po’ più veloce del previsto, ma sarà comunque una bella gara arrivare pronto per i primi test in Malesia (1, 2 e 3 febbraio, nda)».
Cosa puoi dire dei primi test fatti a Valencia lo scorso novembre?
«Sono stati test importanti, durante i quali abbiamo potuto fissare molti punti di lavoro. Purtroppo, però, a Valencia non avevo forza, non ero in forma e per dare un giudizio definitivo bisogna aspettare di essere in buone condizioni fisiche».
Ma se in Malesia non sarai al 100%, come sembra, come farai a dare le giuste indicazioni per sviluppare la moto?
«Abbiamo un lavoro molto importante da fare sulla Desmosedici, però è vero che la priorità è stare bene. Sicuramente, non sarò in forma per i primi test in Malesia, ma stiamo facendo di tutto per recuperare la mobilità della spalla destra e poter stare bene in carena. Sarà impossibile avere la forza necessaria: la nostra è una lotta contro il tempo. Sarebbe stato importante essere in forma da subito, ma non sarà così: purtroppo, la situazione della spalla destra infortunata ad aprile con la moto da cross era molto peggio delle previsioni. I dottori mi hanno subito detto che la spalla tornerà al 100%, ma ci vorrà tempo prima di essere a posto completamente».
Il mio lavoro con la Ducati è duplice: bisogna sicuramente cercare di vincere, ma anche migliorare la moto, mettere in condizione Filippo Preziosi di fare un passo avanti come era stato fatto ai suoi tempi con la M1
Nei test di Valencia hai guidato a mezzo servizio, ma hai chiesto molti cambiamenti: non c’è il pericolo di non essere riuscito ad interpretare al meglio le caratteristiche della Ducati? E poi: sarai tu a doverti adattare alla GP11, o dovrà cambiare molto la Ducati? Un’altra domanda: hai preso in considerazione la possibilità di perdere questa sfida?
«Questa moto è molto differente da Honda e Yamaha: la Ducati è, a tutti gli effetti, un prototipo, mentre le giapponesi sono più moto di serie trasformate in MotoGP. Per questo la GP11 va guidata in maniera differente. Ma, per la verità, nei primi test non ho fatto nulla di sconvolgente e per la Malesia le modifiche riguarderanno soprattutto la posizione di guida e alcune parti della moto che mi permettono di guidare meglio. Sicuramente, dovremo incontrarci a metà strada: la Ducati non potrà solo essere molto veloce, ma diventerà anche guidabile, dall’altra parte dovrò modificare un po’ il mio stile. Per quanto riguarda le possibilità di vincere o perdere questa sfida, molto dipenderà dalle condizioni della spalla».
Quando pensi potrai essere in forma?
«Abbiamo pronosticato cinque o sei mesi dall’operazione (quindi attorno ad aprile, nda). Con un osso rotto, i tempi sono molto più corti e noi piloti abbiamo dimostrato di recuperare alla svelta, ma se hai un tendine sfasciato ci vogliono sei settimane solo per cicatrizzare la ferita. Spero di essere in forma per la prima gara. A Valencia, nei test di novembre, la spalla era libera di muoversi, ma non avevo forza, non riuscivo a frenare e il secondo giorno non ero addirittura capace di mandare in temperatura le gomme, faticavo tantissimo. Adesso meccanicamente la spalla tiene, ma non posso mettermi in carenatura».
Come si è arrivati all’accordo con la Ducati?
«All’inizio del 2010 pensavo di rimanere ancora degli anni in Yamaha, addirittura pensavo di finire lì la mia carriera. Poi, però, ci sono stati dei cambiamenti e delle evoluzioni veloci: molto presto ho iniziato a parlare con Filippo (Preziosi, direttore tecnico di Ducati, nda). La loro offerta era molto positiva e ci ho pensato, poi tutto si è sviluppato in fretta».
Da pilota esperto, come giudichi le prestazioni di Stoner con questa Ducati da “sgrossare”? Casey ha veramente qualità che gli altri piloti non hanno?
«Stoner è molto veloce ed è molto bravo a guidare in ogni condizione, ad adattarsi a quello che ha. E non dimentichiamo che guidava questa moto dal 2007: aveva un feeling che, naturalmente, io non posso ancora avere».
Credi che questa sia la sfida più difficile della tua carriera? Un’altra domanda: il 95% dei tifosi italiani ti voleva sulla rossa, ma i ducatisti puri hanno espresso più di una perplessità sul tuo ingaggio: qual è la tua opinione su questo aspetto?
«Questa sfida è a livello di quella della Yamaha, anche se per tanti aspetti è differente. Allora, nel 2004, ero in forma ed era la moto a dover crescere, mentre adesso la Ducati è competitiva, ma mi devo mettere a punto io. Purtroppo, in tutto l’inverno non sono mai salito in moto, a differenza del passato: devo tornare un pilota in attività. Per quanto riguarda i ducatisti puri, credo che per convincerli conteranno solo i risultati. Forse i tifosi sperano che io riesca a vincere subito, ma c’è bisogno di un po’ di tempo».
La tua squadra come affronta questa nuova avventura?
«Anche Jeremy Burgess ha iniziato questa esperienza con grande impegno e grande gioia. Lui e la squadra hanno capito che dovranno fare più il “mazzo” rispetto ai tempi della Yamaha: la speranza e l’obiettivo e riuscire a mettere a punto la Ducati, sfruttando la mia e la loro esperienza».
Ti consideravo invulnerabile, invece nel 2010 ti sei fatto male due volte: è un segno che stai invecchiando? E hai mai pensato al ritiro?
«Non ho più vent’anni, questo è vero, ma i due infortuni dell’anno scorso mi sarebbero potuti capitare a qualsiasi età. Certo, quando sei più giovane fai primi a recuperare, mentre adesso devi allenarti di più. In ogni caso, non ho mai pensato di smettere: penso di avere ancora qualche anno per poter essere competitivo».
Con il livello di oggi della MotoGP, sarebbe un problema non essere al 100% per la prima gara? Qui a Campiglio ti sei incontrato per la prima volta con Alonso dopo qualche polemica a distanza: vi sfiderete, finalmente?
«Rispetto al 2004, il motociclismo è cambiato molto: allora, sono arrivato alla prima gara dopo aver fatto ben cinque test con la M1 ed ero a posto fisicamente, mentre adesso i test sono solo tre e ci sono grandi possibilità che io non sarò al meglio fisicamente. Ma non ci possiamo fare niente: bisogna solo lavorare con calma e aver fiducia. Per quanto riguarda Alonso, l’avevo già conosciuto l’estate scorsa in Ferrari: è simpatico e avevo fatto il tifo per lui. Purtroppo, però, qui non potremo sfidarci nella tradizionale gara con i kart sul ghiaccio (in programma venerdì, nda), ma speriamo che ci siano in futuro altre occasioni. Magari, potremo veramente fare una sfida incrociata, io con la F.1 e lui con la MotoGP».
Viste le condizioni della spalla, non sarebbe stato meglio farsi operare prima della fine della stagione?
«Purtroppo le reali condizioni della spalla sono state scoperte solo quando è stata fatta l’operazione. Forse avrei potuto farmi operare quando mi sono rotto la gamba, ma avrei dovuto stare fermo immobile un mese e non aveva molto senso. Un’altra possibilità era quella di fare l’intervento dopo il GP d’Australia, ma, sinceramente, non avevo voglia di stare ancora a casa, di saltare altri GP, anche perché in Portogallo e a Valencia c’era la possibilità di fare bene, oltre che, naturalmente, provare la Ducati. Insomma, non esisteva una soluzione ideale».
Per il 2011, chi è più pericoloso tra Lorenzo e Stoner?
«Indubbiamente sono i due favoriti. Lorenzo conosce molto bene la moto, ha esperienza e nel 2010 ha guidato benissimo: per lottare con lui, Stoner dovrà essere più costante. Però ha una Honda che in questo momento fa paura: Casey potrebbe quindi avere un vantaggio tecnico».
Come va guidata questa Ducati?
«Come ho detto, è molto diversa dalla M1: richiede uno stile più sporco, bisogna spigolare molto in curva. Ma è comunque una moto e io spero di riuscire a portarla più vicina alle mie caratteristiche e renderla un pochino più facile. Non credo però che ci voglia incoscienza per guidarla: l’obiettivo è riuscire ad avere una GP11 un po’ più docile e non solo brutalmente veloce come è adesso. Stoner ha vinto tanto, ma è anche caduto parecchie volte in gara, tanto che io gli sono arrivato davanti in classifica generale nonostante abbia saltato quattro GP».
Hayden ha spiegato che a Valencia c’è stato scambio di dati: questo significa che non ci sarà il muro tra di voi? E perché c’era con Lorenzo?
«Per il momento sono io che devo guardare i suoi dati: spero sinceramente che non ci sia nessun muro… (ride, nda). Con Lorenzo c’è stato un problema storico: tra il 2007 e il 2008 la M1 era cambiata moltissimo e ho dovuto lavorare tanto per sistemare la Yamaha. Ho solo cercato di salvaguardarmi, ma non è andata esattamente come speravo».
Da pilota, credi che a Lorenzo sia spiaciuto aver conquistato il titolo con te a mezzo servizio?
«Quando vinci il primo titolo in MotoGP non ti importa molto come l’hai vinto: l’importante è averlo vinto! E lui se l’è meritato al 100%, anche se è stato fortunato in alcuni episodi, come il mio infortunio e quello di Pedrosa. Ma è sempre stato davanti, ha sfruttato al meglio la M1: si merita il titolo al 100%».
Tra i nove mondiali che hai vinto, qual è il più prezioso per te?
«E’ stato bellissimo quello del 2001 con la Honda 500, il primo con la Yamaha del 2004, ma anche quello del 2008. Anzi, per certi versi, proprio quest’ultimo è stato il più bello, perché è il più vicino».
Se fossi stato un dirigente Yamaha, avresti scelto l’”usato sicuro Rossi”, o l’emergente Lorenzo? E quale è stata la tua impresa più bella?
«La scelta della Yamaha ha un senso, perché Lorenzo è forte e giovane. L’impresa più bella rimane la prima vittoria con la Yamaha».
Sembri molto pacato: forse sei cambiato con l’età? Escludi categoricamente di poter ripetere un’impresa come quella di Welkom 2004?
«In realtà (se la cava con una battuta, nda) non avevo mai fatto una conferenza alle 9,30 del mattino: sono ancora un po’ addormentato… Non escludo categoricamente niente e il Qatar 2011 sarà comunque una grande emozione. Il mio lavoro con la Ducati è duplice: bisogna sicuramente cercare di vincere, ma anche migliorare la moto, mettere in condizione Filippo (Preziosi, nda) di fare un passo avanti come era stato fatto ai suoi tempi con la M1».
Ascolta l'audio dell'intervista a Valentino Rossi 1ª Parte e 2ª Parte