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SEPANG – Valentino Rossi ha fatto bene o ha fatto male ad attaccare pubblicamente – e duramente – Marc Marquez? Anche oggi, nel paddock, si parla delle piccate dichiarazioni di Rossi che ha accusato Marquez, senza mezzi termini, di aver corso in Australia con il chiaro obiettivo di ostacolarlo, di fargli perdere punti nei confronti di Lorenzo, per favorire quest’ultimo nella conquista del titolo mondiale. Ha ragione, ha torto? Proviamo ad analizzare nuovamente il GP prendendo in considerazione l’unico elemento reale e non confutabile, il tempo cronometrico giro per giro.
Iniziamo con la differenza tra il migliore e il peggior giro realizzato in gara dai primi quattro piloti al traguardo, non prendendo in considerazione ovviamente il primo passaggio con partenza da fermo.
Marquez: miglior giro in 1’29”280 (al 27°), peggiore in 1’30”943 (6) per una differenza di 1”663;
Lorenzo: 1’29”711 (5), 1’30”309 (18), differenza 0”598;
Iannone: 1’29”509 (20), 1’30”494 (5), differenza 0”985;
Rossi: 1’29”369 (8), 1’30”559 (6), differenza 1”190.
Come si vede, quindi, c’è una grandissima differenza tra il migliore e il peggiore giro di Marquez, che non può essere spiegato, come ha fatto il campione spagnolo a fine GP d’Australia, solo con l’obiettivo di far riposare le gomme.
Valentino ieri ha detto: «In almeno tre giri, Marquez ha rallentato in maniera evidente».
Ecco quali: al 5° giro Marquez ha fatto 1’29”772, al 6° 1’30”943; all’11esimo 1’29”759, al 12esimo 1’30”507; al 20esimo 1’29”861, al 21esimo 1’30”376; al 24esimo 1’29”818 al 25esimo 1’30”564.
I giri “incriminati”, quindi, sono quattro: effettivamente, un andamento un po’ anomalo. Per la verità, molti lettori di moto.it lo avevano già segnalato domenica e anche nel corso di “DopoGP” se ne era parlato: nell’approfondimento del dopo gara, la mia valutazione era stata che la vittoria di Marquez lo scagionava da ogni accusa, ma i dati, invece, sembrano metterlo con le spalle al muro. «A un successo non si rinuncia mai e il suo obiettivo ormai l’aveva raggiunto» ha detto ieri Rossi. Va aggiunto anche che ben prima delle dichiarazioni di Valentino, molti nel paddock avevano fatto le stesse considerazioni, anche se non in modo così diretto. Insomma, il “sospetto” di una condotta anomala da parte di Marquez c’era, eccome.
A favore del fenomeno della Honda va detto che anche se Marquez avesse effettivamente adottato questa tattica, se avesse scientemente rallentato Rossi per favorire Lorenzo, non ha fatto alcuna scorrettezza. La sua condotta di gara è stata “limpida”, non ha ostacolato nessuno in maniera irregolare, ogni sorpasso e ogni eventuale frenata volontaria è stata effettuata a regola d’arte: nessuno, nemmeno Rossi, lo può accusare di essere stato disonesto. Infatti, Valentino questo non lo ha fatto.
Rimane da chiarire perché Rossi ha detto tutto questo proprio alla vigilia di una gara importantissima, forse decisiva per il titolo.
«Voglio che sappia che io lo so» ha sintetizzato ieri. Ma Marc sapeva già come la pensava Valentino, perché lo stesso Rossi glielo aveva detto domenica sera in Australia in occasione della tradizionale festa che viene organizzata a Phillip Island. Non gli è bastato, però, ha voluto renderlo pubblico. Perché? La mia opinione è che Rossi ha voluto dire a Marquez: «vinci la tua gara, ma stai fuori dalla lotta per il titolo: se provi a fare la stessa cosa a Sepang (e/o a Valencia) tutti lo vedranno, capiranno che sei scorretto. Quindi fai il tuo GP, fai il massimo che puoi, che sia secondo, terzo, quarto o quello che è, ma senza fare i giochetti di Phillip Island».
Quali conseguenze avranno queste dichiarazioni sull’andamento del campionato? Difficile rispondere a priori, anche se Marquez ieri è apparso visibilmente “scosso” dall’attacco del suo idolo («continua ad esserlo» ha detto). Si possono però fare due considerazioni: 1) In un momento molto delicato, nel quale qualsiasi altro pilota cerca di isolarsi, di avere meno variabili possibili al di fuori della pista, Rossi non ha nessuna paura di caricarsi di tensione e di entrare in un vortice inevitabile di polemiche e considerazioni; 2) Tra tutti gli avversari di Valentino, Marquez sembra quello più forte a livello psicologico, forse l’unico capace di contrastare sotto questo aspetto il campione di Tavullia. Ci riuscirà anche questa volta?