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Silverstone - Sognava di conquistare il titolo, invece con la Yamaha M1 ha patito così tanto che ha addirittura deciso di finire la stagione con sei gare di anticipo.
Un fallimento totale quello di Andrea Dovizioso, che ha ottenuto un 11esimo posto come migliore risultato. Non è certo la prima volta che capita - e non sarà l’ultima - ma quanto successo al Dovi è piuttosto clamoroso, così come lo era stato il fallimento di Valentino Rossi quando era passato dalla Yamaha alla Ducati, o quello di Jorge Lorenzo da Yamaha a Ducati e poi da Ducati a Honda.
Ripercorriamo quelli più eclatanti, riferendoci alla sola MotoGP, subentrata alla 500 a partire dal 2002, seguendo l’ordine cronologico degli avvenimenti.
Troy Bayliss debutta in MotoGP nel 2003 con la Ducati: alla prima gara in Giappone, a Suzuka, è quinto, alla terza gara, a Jerez, sale sul podio, chiude la stagione al sesto posto assoluto con 128 punti, solo 49 in meno del compagno di squadra, Loris Capirossi.
In totale sale tre volte sul podio, sempre sul terzo gradino. Nel 2004, la Ducati DesmosediciGP non è più così competitiva: Bayliss ottiene un solo podio e chiude 14esimo in classifica, con Capirossi nono: anche Loris ottiene un solo podio. Il campione australiano decide di passare alla Honda del team Pons, ma dopo un inizio più che promettente, sesto a Jerez, non entra mai in sintonia con la moto, tanto che a fine anno torna in SBK con la Ducati.
Marco Melandri corre tre anni con la Honda - dal 2005 al 2007 - ottenendo cinque vittorie, cinque secondi posti, sette terzi posti, finendo secondo dietro a Rossi in classifica generale nel 2005. Ma sogna la Ducati, con la quale è convinto di poter arrivare al titolo. Il pensiero è quello di tutti gli appassionati: “Se Stoner va così forte con quella moto, lo posso fare anch’io”. Purtroppo per Marco non è così: mentre il compagno di squadra vince gare e si gioca il mondiale con Rossi, lui disputa un solo GP convincente, quinto in Cina. E’ così esasperato che, nonostante due anni di contratto, decide di lasciare la Ducati a fine 2008 rinunciando a parecchi milioni di euro.
Dopo 46 (!) vittorie, 24 secondi posti, 14 terzi posti, 4 titoli mondiali in sette anni, Valentino Rossi lascia la Yamaha per la Ducati, che nell’ultima gara del 2010 conquista il secondo posto a Valencia con Casey Stoner. Ma VR46 fatica da subito, fin dal primo test, e in due anni con la rossa ottiene solo tre podi, due secondi e un terzo posto. Unica consolazione: in classifica generale è il piota Ducati meglio piazzato. Troppo poco per un fenomeno abituato a vincere tutto, tanto che medita il ritiro. Torna in Yamaha nel 2013 (sostituito proprio da Andrea Dovizioso in Ducati) dopo due stagioni che è giusto definire come fallimentari.
Un altro pilota in grande difficoltà passando da Yamaha a Ducati, anche se, per la verità, Ben Spies è già in fase calante quando approda al team Pramac. Campione del mondo SBK al debutto nel 2009, Spies arriva nel mondiale a tempo pieno nel 2010 come il nuovo fenomeno della scuola americana, ma le difficoltà sono superiori alle soddisfazioni. In ogni caso, con la Yamaha satellite ottiene un secondo e un terzo posto, per poi passare alla squadra ufficiale nel 2011, al posto di VR46: vince in Olanda, è buon quinto alla fine della stagione. Nel 2013 passa alla Ducati per far posto a Rossi, ma si fa male e nella “sua” Indianapolis annuncia il ritiro.
Con la Yamaha vince 44 GP, conquista 110 podi e tre titoli mondiali, costringendo in qualche modo Valentino Rossi a lasciare la M1. Insomma, Jorge Lorenzo con la M1 è fenomenale e la Ducati lo ingaggia per arrivare finalmente al titolo mondiale. Ma il 2017 di Lorenzo è disastroso, al di là di un secondo e due terzi posti: mentre il compagno di squadra, Andrea Dovizioso, si gioca il campionato con Marc Marquez, lui chiude la stagione al settimo posto, con ben 124 punti in meno di Dovi. Le difficoltà continuano anche nel 2018 fino al GP del Mugello, quando arriva la svolta. Ma è troppo tardi.
Ancora Lorenzo protagonista di un fallimento, questa volta addirittura clamoroso: con la Honda-HRC, a fianco di Marc Marquez, non arriva mai nei dieci, ottenendo un 11esimo posto come miglior risultato, mentre il compagno di squadra non fa mai peggio di secondo quando arriva al traguardo. E’ la fine della carriera di Jorge.
Dopo due titoli consecutivi in Moto2, Johann Zarco arriva in MotoGP con la Yamaha del team satellite Tech3. E va subito forte, ottenendo due secondi e un terzo posto, chiudendo la stagione del debutto in sesta posizione. E’ sesto anche nel 2018, quando conquista altri due secondi e un terzo posto. A fine anno, decide di passare alla KTM, dove però trova grandissime difficoltà, tanto che è quasi sempre l’ultimo dei piloti al traguardo con la moto austriaca. Anche lui arriva alla rottura del contratto a stagione in corso: nonostante un accordo firmato di due anni, non finisce neppure il 2019.
La moto austriaca mette in grande difficoltà anche Danilo Petrucci, vincitore di due GP con la Ducati, uno sull’asciutto nel 2019 e uno sul bagnato nel 2020. Le aspettative sono alte, ma i risultati mediocri, a parte un paio di gare: Danilo è costretto a lasciare la MotoGP a fine stagione.