Valentino Rossi non vince? Chi se ne frega!

Valentino Rossi non vince? Chi se ne frega!
Non conquista un titolo da 10 anni e un GP da 26 mesi, ma Valentino continua a essere l’icona del motociclismo, grazie a carisma, imprese memorabili, attitudine per lo spettacolo e passione fuori dal comune. Al di là dei risultati, Misano, ancora una volta, sarà invasa dal popolo giallo
10 settembre 2019

Il popolo giallo si prepara a invadere Misano, anche se l’ultima vittoria di Valentino Rossi su questo circuito risale al 2014 e l’ultimo podio al 2016 (2° dietro a Pedrosa). Ma i tifosi di Rossi non sembrano preoccuparsene troppo: la passione per Valentino va al di là dei risultati. E’ così in tutto il mondo. Nonostante Rossi non vinca un titolo da dieci anni (l’ultimo nel 2009); nonostante non salga sul gradino più alto del podio da 26 mesi (ultima vittoria: GP Olanda 2017); nonostante dal 2010 a oggi abbia conquistato “solo” 12 GP, VR46 rimane il pilota più amato in ogni nazione, non solo in Italia. E di gran lunga. Eppure, in questi anni c’è stato Marc Marquez, capace di vincere mondiali e gare. E’ cresciuta la personalità di Jorge Lorenzo. Il binomio tutto italiano Dovizioso/Ducati ha ottenuto grandi risultati. Sono arrivati nuovi giovani. Ma il mito e la popolarità di Rossi non ne hanno risentito. Anzi.

FENOMENO PIU’ UNICO CHE RARO
A pensarci bene è incredibile: nessun altro sportivo riesce a mantenere intatto il proprio fascino al di là dei risultati. Naturalmente, anche nel caso di Valentino non mancano le critiche, gli “odiatori” dei social si scatenano dopo ogni gara non troppo convincente. “Alla mia età, è normale che bastino tre GP andati male per far dire a qualcuno che sono troppo vecchio. Ma non ci faccio caso: è da almeno dieci anni che è così” fa spallucce Rossi con una serenità e una tranquillità costruite con il tempo e l’esperienza. Ma perché Valentino ha ancora così tanti tifosi? “Nove, dieci o undici titoli cambia poco: lui è comunque grandissimo” dice Silvano Galbusera, il capo tecnico che lo segue nel box dal 2014. Silvano ha ragione: la grandezza di Rossi è indipendente dai titoli conquistati e dai GP vinti nelle ultime stagioni. Per diversi motivi.

CAVIALE E CHAMPAGNE
Per anni, VR46 ha trattato gli appassionati di moto a “caviale e champagne”, regalando emozioni incredibili, con una serie di imprese leggendarie. La vittoria in Sud Africa con la Yamaha al debutto, il successo in Australia con la Honda nonostante 10 secondi di penalizzazione, il sorpasso al “Cavatappi” di Laguna Seca su Casey Stoner sono solo tre esempi delle imprese che hanno ingigantito all’infinito il mito di Rossi. Si potrà obiettare che anche altri piloti hanno ottenuto vittorie straordinarie o fatto gesti sportivi da ricordare, ma non è lo stessa cosa. Facciamo il paragone con Marc Marquez, il campione che sta dominando quest’epoca con numeri da primato, statistiche fuori dal comune: può diventare il più grande di tutti. Eppure non regala le stesse emozioni, anche se i suoi salvataggi sono pazzeschi e da pelle d’oca, anche se vederlo guidare con le slick sul bagnato, come ha fatto in qualifica a Brno, lascia allibiti, anche se solo lui riesce a ottenere certi risultati con la Honda, segno di qualità assolutamente straordinarie. Ma in gara non dà le stesse emozioni che ha regalato in passato VR46: non è una critica al pilota Marquez, ci mancherebbe, ma l’appassionato vive anche e soprattutto di emozioni. Prendiamo Jorge Lorenzo, altro pilota fortissimo. Anzi, un campione, come si definisce lui stesso. Lorenzo ha ottenuto vittorie memorabili, ma per carattere, stile di guida – perfetto, ma non così spettacolare -, modo di fare non ha mai conquistato le folle. Ci sarebbe potuto riuscire Casey Stoner, ma si è ritirato troppo presto.

Rossi, al contrario, è amato in tutto il mondo, dall’Italia alla Spagna, dall’Australia alla Malesia. Ovunque. La sua è un’attitudine innata, quella non si può copiare.
 

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GRANDE CREDITO
Proprio per quello che è stato capace di fare nella sua prima parte della carriera, Valentino Rossi si è guadagnato un credito di fiducia, stima e riconoscenza che non può essere “dilapidato” in pochi anni. Credito che – è giusto ribadirlo – VR46 non ha solo tra i suoi tifosi, ma ce l’ha anche con gli addetti ai lavori. Come Alberto Puig. “Rossi è uno dei pochi che non si fa condizionare da Marquez ed è anche uno dei pochissimi che, a parità di moto, se la potrebbe giocare con Marc” ha detto recentemente a Moto.it il team manager della HRC. Come Puig la pensano in tanti e tutti i suoi rivali sono sinceramente ammirati dalla longevità sportiva di Valentino e di quello che è ancora capace di fare in moto.

PASSIONE INFINITA
Un altro aspetto che conquista gli appassionati è la grande… passione di Valentino verso il suo sport. Anche in questo è un esempio più unico che raro. Nonostante i nove titoli mondiali, le 115 vittorie, i 234 podi, le 65 pole position, i 95 giri veloci in gara, VR46 lavora giorno e notte per provare a essere competitivo, per migliorarsi continuamente. Con l’entusiasmo e la “fame” di un ragazzino che non ha ancora conquistato nulla. Chi è molto più giovane di lui, pensa già al ritiro (l’ultimo in ordine cronologico a dirlo è stato Cal Crutchlow, ma gli esempi sono numerosissimi), mentre Rossi continua a divertirsi, anche se i risultati nelle ultime stagioni sono stati al di sotto delle aspettative. Se si passa per Tavullia, se si va a mangiare nel locale di Valentino Rossi, se si va a dare un’occhiata al negozio accanto, si capisce bene come i risultati non siano più così fondamentali per il suo pubblico. 

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