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Quando mancano solo cinque mesi alla prima gara del 2018, il mondiale Superbike non ha ancora un regolamento tecnico. Siamo andati a parlarne con Gregorio Lavilla, l'ex pilota spagnolo che ci ha spiegato in quale direzione stia lavorando la Dorna assieme alle Case produttrici, e cosa ci dobbiamo aspettare dalle nuove regole che verranno diramate a breve.
Ecco cosa ci ha dichiarato il Direttore Sportivo della Superbike.
A che punto è il nuovo regolamento tecnico della Superbike?
Avremmo voluto diramare ufficialmente le nuove direttive tecniche 2018 in occasione del round di Magny Cours, ma stiamo ancora definendo gli ultimi particolari, in accordo con le Case. Stiamo lavorando in accordo con tutti produttori presenti in Superbike, e questo richiede tempo. Ma ormai ci siamo. Siamo partiti con una proposta preparata da Scott Smart (Direttore Tecnico SBK) e trasmessa alla MSMA (l’associazione dei produttori). In base alla risposta che abbiamo ricevuto abbiamo poi preparato una seconda proposta, che abbiamo discusso singolarmente con le stesse Case, in base alle esigenze che ci avevano prospettato. Ora stiamo definendo la terza e ultima proposta, che speriamo di ufficializzare prima delle gare di Jerez, e per la quale abbiamo ricevuto il benestare dei produttori.
Cosa prevede il nuovo regolamento?
Contrariamente a quanto volevamo fare inizialmente, nel 2018 non avremo una centralina unica, in quanto non ci sono più i tempi tecnici per introdurla. Dobbiamo inoltre considerare che ormai la stragrande maggioranza delle superbike adotta centraline dello stesso fornitore (Marelli). Conviene quindi attendere, per capire qual è quella preferita dalla maggioranza dei team, in modo che nel 2019 la potremo scegliere come unica. In questo modo sarà un cambiamento indolore per la maggioranza delle squadre. Per molti non cambierà niente e saranno pochi quelli che dovranno acquistare una centralina diversa.
Niente centralina unica. E allora cosa farete nel 2018?
Riteniamo che la centralina unica non basti a livellare i valori, mentre sarà molto importante controllare il numero dei giri motore e predisporre un calmiere dei prezzi a vantaggio delle squadre private. Quello che introdurremo per il 2018 è un limite di 500 giri di differenza tra la moto di serie e quella utilizzata in Superbike. Le Case dovranno quindi limitare i giri dei loro motori e tramite la loro elettronica noi potremo effettuare i dovuti controlli, grazie ad un sistema che abbiamo e che ci permetterà di leggere il numero dei giri. Parlando invece del propulsore, al momento i team sono liberi di lavorare sulla testata dei loro motori. Dall’anno prossimo, a seconda dei risultati dei primi tre round, se constateremo che c’è qualche moto con prestazioni nettamente superiori alle altre, potremo decidere di vietare, ai team che la utilizzano, la possibilità di intervenire sul loro propulsore. Inoltre, ogni tre round, sempre in base ai risultati in pista, potremo anche intervenire per ridurre il numero dei giri motore. Con queste regole le moto meno competitive potranno proseguire il loro sviluppo, mentre quelle già competitive dovranno fermarlo. Di conseguenza si potrà colmare il divario tra le varie moto. Naturalmente, se ci sarà sempre un pilota che sul bagnato infligge tre secondi al giro ai propri avversari (ndr - ogni riferimento a Rea è puramente …. voluto) continuerà a vincere, ma è giusto che sia così.
Livellare i valori per aumentare lo spettacolo?
Dobbiamo far sì che chi dispone di un buona struttura ed un buon budget possa ambire a risultati importanti. E questo vale per i team che già corrono nel nostro campionato e anche per chi invece voglia entrare a gareggiare in Superbike. Al momento nessuno si avvicina a questo campionato, perché sa di non poter raggiungere il livello dei più forti. Siamo davanti ad una situazione stagnante, quindi dobbiamo livellare le prestazioni delle moto. Vogliamo che le Case ed i team che vogliono entrare in SBK abbiano la possibilità di essere competitivi e con moto diverse. Per quanto riguarda i budget stiamo lavorando con le case per far si che i team vengano supportati allo stesso modo, cosa che al momento non avviene (ndr - vedi Ducati ed Aprilia). Stiamo lavorando affinché tutte le squadre private ricevano lo stesso trattamento e per farlo stiamo lavorando con le case per far si che offrano un pacchetto racing completo ad un prezzo limitato e uguale per tutti. Questo non escluderà il fatto che i piloti e le moto migliori continueranno a vincere, ma ci sarà meno differenza rispetto ad ora. Sia chiaro che non vogliamo danneggiare nessuno, ma rendere la SBK più combattuta e spettacolare.
E le Case come hanno risposto?
Sono contento, perché siamo tutti d’accordo nel lavorare affinché ci sia più competizione. Ovviamente a nessuno piace perdere, ma non piace nemmeno vincere senza avversari. Tutti i costruttori hanno ormai capito che è venuto il momento di cambiare, ed hanno fatto uno sforzo per venire incontro alle nostre esigenze, che sono poi quelle del campionato. Ho constatato con piacere come il dialogo con loro sia stato aperto e schietto: ovviamente tutti hanno pensato al loro interesse, ma anche a quello del campionato. Rispetto al passato, questo è stato un grande passo avanti.
Parliamo del calendario
Anche qui ci sono ancora alcune cose da definire, ma non ci saranno grandi cambiamenti. Le gare saranno sempre 13. Esce il Lausitzring, visto che il nuovo proprietario (Dekra) non vuole ospitare competizioni, ed entra il nuovo circuito di Villicum, in Argentina, dove si correrà probabilmente ad ottobre, prima dell’ultima gara che sarà ancora in Qatar.
In pratica, quindi, Dorna vuole avere la possibilità di livellare i valori in campo per evitare che, come è successo negli ultimi anni, la lotta per la vittoria sia riservata a due sole Case ed ai loro piloti ufficiali. Così come succedeva in passato, quando la lotta era tra i motori a 2 e a 4 cilindri, il nuovo regolamento permetterà di limitare le prestazioni della moto più performante. Il promoter spagnolo ha colpevolmente lasciato che l’asticella si alzasse troppo, a tal punto che il livello raggiunto da Ducati e Kawasaki fosse troppo alto non solo per i team privati, ma addirittura anche per le altri contendenti, come Yamaha, Aprilia e Honda. L’intenzione di Dorna non è quella di danneggiare Kawasaki e Ducati, ma di bloccare il loro sviluppo, per consentire agli altri di raggiungere un grado di competitività che consenta di vedere più moto in lotta per la vittoria, gare più combattute e di conseguenza un maggiore interesse per il pubblico e gli sponsor. Come afferma lo stesso Lavilla, è chiaro che se poi Rea continuerà ad essere quel “mostro” che abbiamo ammirato quest’anno, contro di lui ci sarà poco da fare, ma se non altro permettiamo agli altri piloti di combattere con mezzi più vicini a quelli del campione del mondo. Siamo inoltre completamente d’accordo con il Direttore Sportivo di Dorna, quando afferma che al momento nessuna Casa o nessun team pensano di entrare a gareggiare in Superbike, spaventati da un livello impossibile da raggiungere. Ed è lo stesso motivo per cui team privati ma ambiziosi, come ad esempio il team Althea di Bevilacqua, stavano pensando di lasciare il campionato delle derivate. La Superbike aveva preso una strada senza uscita e se ne è accorta non solo la Dorna, ma anche le Case stesse, che si sono sedute al tavolo delle trattative con l’intenzione di salvaguardare il campionato. Tutte. Comprese Kawasaki e Ducati.
Come sempre si sono già alzate le voci che parlano di una Dorna che vuole danneggiare Rea e la Kawasaki. Ma sono esattamente le stesse voci che sino a qualche settimana fa gridavano che la Superbike non suscitava più nessun interesse e stava morendo. Come si suol dire: non c’è peggior sordo di chi non voglia sentire (o capire).