Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
E’ da venticinque anni che le moto da GP mancano in Indonesia. Bisogna tornare ai tempi in cui il due tempi la faceva da padrone in tutte le classi e, se non avevi una Honda, nella classe 500 era davvero dura vincere i Gran Premi. Quello di Indonesia a Sentul, circuito di 3.965 metri situato 45 chilometri a sud di Giacarta, fu il GP numero quattordici della stagione: la penultima prova, che precedeva di soli sette giorni il GP d’Australia a Phillip Island.
Personalmente, non sono mai stato in Indonesia per le moto, purtroppo: avevo chiuso con le telecronache e con Grand Prix da tre anni, ma il ricordo è vivo. L’anno prima, 1996, Valentino Rossi a Sentul era arrivato undicesimo. Male, ma per lui era soltanto la seconda gara della vita nella 125 mondiale (l’Indonesia era la seconda prova di quell’anno) e finì per chiudere la stagione al nono posto. Ebbene, in quel ‘97 tornò sulla stessa pista già da campione del mondo e vinse la sua undicesima gara della stagione, un record per la classe piccola che sia 125 o Moto3. Il campione di Tavullia è andato anche molto vicino a diventare l’unico pilota a correre a Sentul prima e al Pertamina Mandalika poi. Si è appena fermato e ha mancato di un soffio l’occasione.
Un particolare: Jorge Martinez, oggi manager e che in quel ‘97 scattava dalla pole, tagliò il traguardo in terza posizione alle spalle di Sakata, e questo risultato gli regalò anche il suo ultimo podio in carriera: a fine stagione si sarebbe ritirato dopo quattordici anni e quattro titoli mondiali.
Max Biaggi e Valentino Rossi in quei mesi già si guardavano di traverso, ed era stato Vale a cominciare prendendolo di mira. Il romano vinse di forza la gara della 250 in sella alla Honda, e portò a sette i punti di vantaggio in classifica su Ralf Waldmann. Nell’appuntamento finale di Phillip Island Max sarebbe partito dalla pole, come del resto a Sentul, e proprio Waldmann avrebbe vinto; ma il secondo posto (lontanissimo dal terzo, Jacque) bastò al romano per aggiudicarsi il quarto titolo mondiale consecutivo. Tre titoli con l’Aprilia e subito dopo pure uno con la Honda Kanemoto, una impresa storica e un record assoluto per la quarto di litro.
La grande sorpresa di quell’afoso weekend del 1997 fu che Mick Doohan non vinse la gara della 500, lunga ben 30 giri per quasi 120 km. In quel periodo l’unico modo per provare a battere l’australiano tritatutti era quello di reggere il suo passo fino all’ultima curva e, se ne avevi il coraggio, di provare a superarlo lì. Tadayuki Okada a Sentul conquistò il suo primo successo in 500 in volata, per soli 69 millesimi.
Va detto che Mick non rimase particolarmente impressionato da questa strategia, praticata quasi soltanto dai suoi compagni di squadra in Honda perché gli altri non ne avevano abbastanza. Doohan aveva già vinto il suo quarto titolo mondiale (di cinque) e intascò con serenità il secondo posto davanti alle altre Honda di Crivillè e Aoki, staccatissimi.