Shinichi Sahara, Suzuki: “Abbiamo trovato la strada giusta”

Shinichi Sahara, Suzuki: “Abbiamo trovato la strada giusta”
Il Project Leader MotoGP Suzuki (e capo di Suzuki Racing) fa un consuntivo 2017 e qualche pronostico sul 2018. Piloti e moto vanno nella direzione giusta
3 gennaio 2018

Shinichi Sahara è una vera colonna portante di Suzuki, sia per quanto riguarda la produzione di serie che per le gare. Grande amante delle moto sportive, dà l’impressione di essere… il Mister Wolf (il personaggio che “risolve problemi” interpretato da Harvey Keitel nel tarantiniano Pulp Fiction) della Casa di Hamamatsu. Quello da chiamare quando si vuole un lavoro fatto bene, o quando la situazione si fa troppo difficile per tutti gli altri.

Lo avevamo conosciuto ai tempi del nostro viaggio in Giappone per conoscere la futura GSX-R1000, e già allora poteva vantare un passato in MotoGP, durante la prima avventura di Suzuki con la GSV-R quadricilindrica a V. Dopo il (temporaneo) ritiro della Casa di Hamamatsu, Sahara è passato ad occuparsi delle moto di serie, nella fattispecie appunto guidando il progetto della nuova – ed epocale – supersportiva Suzuki.

Non sappiamo se sarebbe rimasto più volentieri ad occuparsi delle moto di serie o se il suo cuore battesse per le competizioni, fatto sta che quando il team guidato da Davide Brivio se l’è vista davvero brutta, a metà 2017, la Casa madre ha riportato Sahara in quattro e quattr’otto nel paddock della MotoGP nella veste di responsabile del progetto.

Shinichi Sahara in MotoGP ai tempi della GSV-R
Shinichi Sahara in MotoGP ai tempi della GSV-R
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Non sarà dipeso soltanto da lei, ma la differenza si è vista.

«Devo essere onesto: la stagione 2017 non è andata come ci aspettavamo all’inizio. Abbiamo faticato tantissimo per trovare prestazionalità e quindi i risultati non sono arrivati. Ecco perché la nostra stagione, fin dall’inizio, è stata un po’ come scalare una montagna. Abbiamo dovuto fare grossi sforzi per risolvere i problemi che abbiamo incontrato, o almeno cercare di gestirli per migliorare le prestazioni della moto nel corso dell’anno».

«Fortunatamente siamo riusciti a migliorare gradualmente la nostra efficacia in pista, facendo i passi giusti per ritrovare le posizioni… normali, quelle che ci competono, a fine stagione 2017, quando nelle ultime 4/5 gare abbiamo potuto mostrare il vero potenziale della squadra e avvicinarci ai nostri veri rivali. Il che significa lottare per le prime cinque posizioni».

Ma anche i piloti non hanno vissuto un’annata normale – o almeno, vicina a quelle che erano le loro aspettative.

«Devo dire che la stagione è stata tutt’altro che normale anche per i nostri piloti. Andrea e Alex sono arrivati alla fine dello scorso anno, e forse non si sono adattati rapidamente come pensavano e pensavamo. Iannone è un pilota velocissimo, e credo che adesso si sia avvicinato molto allo stile di guida richiesto dalla nostra GSX-RR: è solo una questione di tempo perché possa esprimersi appieno. All’altro lato del box, Alex ha faticato molto a prendere le misure ad una categoria tutta nuova per lui, soprattutto dopo aver sofferto diversi incidenti nei test precampionato e nelle prime gare del 2017, dove si è poi rotto un piede e un polso».

Alex Rins durante i test di Valencia
Alex Rins durante i test di Valencia

Cosa si aspetta per la prossima stagione?

«Sono ansioso di vedere come andrà, ma onestamente credo che sarà un anno molto diverso da quello appena concluso, per diversi motivi. Abbiamo dovuto lavorare ancora più duramente del normale per risolvere i problemi, o anche solo scoprire come fare per risolverli, ma dopo gli ultimi test siamo abbastanza convinti di aver trovato la direzione giusta».

E per quanto riguarda i piloti?

«Come ho detto, abbiamo riscontrato come Andrea abbia modificato il suo stile di guida per adattarsi meglio alla moto, e Alex ha imparato tanto nella seconda parte della stagione. I due sono uno stimolo l’uno per l’altro, e con una maggiore esperienza sia da parte loro che del team nel lavoro di squadra, entrambi diventeranno più forti».

«L’unico ‘ma’, sfortunatamente, viene dai test di Valencia, in cui entrambi i nostri piloti erano malati. Se non altro abbiamo recuperato un po’ a Jerez la settimana dopo, dove ci siamo schierati con tre piloti – c’era anche Sylvain Guintoli, che ha completato un programma di test lungo e meticoloso – per provare tanti particolari. Ecco perché credo che abbiamo trovato la direzione giusta per lo sviluppo: alcuni di questi particolari ci hanno già mostrato miglioramenti certi in ottica 2018».

Sylvain Guintoli impegnato nei test di Jerez
Sylvain Guintoli impegnato nei test di Jerez

Come procede il lavoro?

«Naturalmente stiamo lavorando a ritmo serrato per il prossimo anno nel reparto corse, non c’è tregua per nessuno. Continueremo a portare avanti lo sviluppo, ma con grande attenzione, perché il lavoro in MotoGP è naturalmente una faccenda molto complessa, l’equilibrio di questi mezzi è delicatissimo. In generale, comunque, siamo piuttosto fiduciosi per il 2018. Personalmente sono ottimista: entrambi i piloti sono molto motivati, e credo che il percorso che abbiamo scelto sia quello giusto».

E.L.