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MONTMELO’ – Tirato in volto, con poca, anzi nessuna voglia di scherzare: non è il solito Marco Simoncelli. Del resto, sono state tre settimane intense per il pilota del team Gresini, penalizzato con un “ride trough” a Le Mans per il contatto con Dani Pedrosa al 18esimo giro, addirittura minacciato di morte da un pazzo attraverso una email arrivata al team Gresini. Roba seria, tanto che Sic deve girare per il paddock con due guardie del corpo – “due ragazzi” come li definisce Marco -, perché non si sa mai, in queste circostanze è bene non sottovalutare quanto accaduto. Soltanto dopo aver parlato con la direzione gara, dalla quale era stato convocato alle 16, Marco appare leggermente più sereno.
“C’erano Paul Butler (direttore corsa e rappresentante de’Irta, nda) – racconta – Claude Deni (FIM), Javier Alonso (Dorna) e Franco Uncini (rappresentante della sicurezza) e Mike Webb (che nel 2012 sostituirà Butler): abbiamo fatto due chiacchiere, volevano essere sicuri che io avessi capito il mio errore”.
Sì, perché in questo periodo, Simoncelli ha capito di aver fatto uno sbaglio.
“Rivedendo le immagini, mi sono accorto di avere chiuso troppo Dani: non succederà più in futuro. Ritengo in ogni caso che la penalizzazione sia stata eccessiva, perché si è trattato di un incidente di gara. Ma tutto quello che è stato detto dopo quell’episodio ci sta, non mi dà fastidio, mentre era sbagliato quello che è stato detto prima (Marco si riferisce a quello che Moto.it ha chiamato “La santa inquisizione”, con molti piloti che il venerdì del GP di Francia hanno accusato Simoncelli di essere troppo aggressivo durante la Safety Commission, nda). Comunque adesso cerco di pensare solo a questo GP e, spero, di non essere condizionato più di tanto dalla situazione”.
Perfino Jorge Lorenzo, il grande accusatore di Le Mans, cerca di gettare acqua sul fuoco.
“Credo che si sia parlato anche troppo – sono le parole del campione del mondo – di questo episodio. Spero che i tifosi si comportino bene con Simoncelli: sicuramente non lo applaudiranno, ma non lo devono nemmeno crocifiggere. Marco ha capito di aver sbagliato, come peraltro è accaduto a tutti i piloti nella loro carriera, me compreso”.
Difficilmente, però, i tifosi spagnoli lo ascolteranno: nel 2009, quando si corse a Barcellona dopo un contatto tra Simoncelli e Bautista nel precedente GP al Mugello, Marco venne insultato pesantemente per tutto il fine settimana. Il Sic se lo ricorda bene.
“Non sono tranquillo come al solito – ammette -: del resto tutto quello che è successo non mi fa stare sereno. Ho saputo domenica scorsa di essere stato minacciato di morte, ma di questo preferisco non parlare: sono cose brutte, che non c’entrano con lo sport. E’ forse è il caso che tutti facciamo un passo indietro e pensiamo solo alla pista. Subito sono rimasto un po’ scosso, poi ho metabolizzato un po’ di più, ma era meglio se non ci fosse stato niente”.
Poi gli auguri, sinceri, a Pedrosa.
“Quello che dispiace veramente è che Dani non possa correre. Ho cercato di parlargli, gli ho mandato un messaggio, ma non mi ha risposto. Per quanto riguarda le dichiarazioni di Alberto Puig (aveva detto: lo devono mettere in galera”, nda), mi sembrano fuori luogo. Ma io rispondo solo dei miei errori, gli altri risponderanno dei loro”.