Sono cinque anni che Angel Nieto non c'è più

Sono cinque anni che Angel Nieto non c'è più
Il campionissimo ha perso la vita in un incidente con il quad, a Ibiza. Angel ha rappresentato la Spagna come e forse anche più di Ago qui da noi. Al nostro mondo la sua figura manca tuttora e si attende un film sulla sua vita
4 agosto 2022

Il 3 agosto del 2017 il campionissimo spagnolo si spegneva nella clinica di Ibiza dove era ricoverato da una settimana: fatale era stato per lui un tamponamento subìto sull’isola mentre circolava con il quad. Il mondo del motociclismo perdeva in un istante una delle sue più belle icone: tredici titoli mondiali, anzi dodici più uno come amava dire.

In questi anni il suo nome è tornato in cronaca per due vicende, legate alla sua famiglia. Nel gennaio 2021 il figlio Gelete, in una intervista a Diario ABC, aveva annunciato il progetto di un film sulla carriera del padre, attore protagonista Juan Josè Ballesta. E qualche mese prima era stata la testata spagnola El Periodico a scrivere che il tribunale provinciale di Palma de Maiorca, su insistenza dei Nieto, aveva riaperto il caso delle responsabilità dell’incidente del 2017. Non più semplice concorso di colpa: il conducente dell’auto investitrice risultava indagato per omicidio stradale. Ma di entrambe le cose non si è saputo più nulla.

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Angel è stato il simbolo della Spagna nel motociclismo proprio come Ago ha rappresentato e tuttora rappresenta il nostro Paese. Oggi ci manca. E nell’occasione dell’anniversario della sua scomparsa pubblichiamo il ricordo che cinque anni fa scrisse Nico Cereghini:

Vecchia roccia, anche questa volta pareva avercela fatta e invece arriva la pessima notizia da Ibiza: Angel Nieto è morto. Per la Spagna è una perdita enorme, lui era un personaggio carismatico e un grande protagonista del secolo scorso, dagli anni bui di Francisco Franco fino al grande rilancio economico e sociale del Paese. E per l’intero motociclismo è una leggenda che se ne va. Tredici titoli mondiali nelle piccole cilindrate: per forza, perché la Spagna degli anni Sessanta costruiva soltanto moto di ridotta cilindrata.

Angel aveva fame e classe. La sua vita un romanzo. Lasciò la famiglia e attraversò la Spagna da nord a sud per entrare alla Derbi che aveva solo sedici anni, voleva lavorare nelle moto perché la passione era quella; era sveglio e riuscì presto a farsi inserire tra i meccanici della squadra corse. E quando per caso gli fecero provare una 50, fece subito dei gran tempi e divenne lui il pilota ufficiale. Il più giovane nella storia a conquistare il titolo mondiale della minima cilindrata.

Come pilota era abilissimo, deciso, qualche volta anche spietato. Furbissimo: seppe vincere gare impossibili ingannando l’avversario e qualche volta finì a pugni. Tutti i piloti spagnoli si sono ispirati a lui. Giacomo Agostini gli era amico, e la cosa era semplice perché non furono mai rivali diretti, e poi era facile andare d’accordo con Angel perché era allegro, affettuoso, comunicativo, sempre pronto a scherzare e far festa. Però era tutt’altro che ingenuo, era abile negli affari e capace di coltivare i rapporti di amicizia.

Per tanti anni gli ho fornito le sigarette: lui aveva ufficialmente smesso di fumare, io non ancora ed entrambi facevamo i telecronisti. Tra una gara e l’altra, fuori dalle cabine di commento, scambiandoci le impressioni su quello che era appena accaduto, lui mi chiedeva se per caso avessi una sigaretta in più. Ti lanciava quel suo sguardo furbo, era difficile dire di no ad Angel Nieto. E io gli avrei dato anche l’intero pacchetto: era la leggenda più simpatica del mondo.