Spunti, considerazioni, domande dopo il GP di San Marino

Spunti, considerazioni, domande dopo il GP di San Marino
Perché Marquez non è stato così efficace come lo era stato venerdì e sabato? Cosa sta succedendo a Crutchlow? Rossi riuscirà quest’anno a tornare sul podio in condizioni “normali”? | G. Zamagni, Misano
15 settembre 2013

Punti chiave


MISANO – Spunti, considerazioni, domande dopo il GP di San Marino e della Riviera di Rimini.

Fino a qualche tempo fa, Jorge Lorenzo era un po’ in difficoltà (tra virgolette, naturalmente) all’inizio della gara, mentre adesso è proprio al via che riesce a fare una differenza mostruosa: qual è il segreto di questo importante cambiamento?
Risponde Lorenzo: “Quando ho iniziato in MotoGP, le gomme richiedevano un po’ di tempo per scaldarsi e funzionare al meglio: nei primi giri bisognava stare molto attenti. Da un paio d’anni, fortunatamente, la Bridgestone ha cambiato pneumatici e si può spingere forte fin dalla prima curva: è principalmente questo il segreto”.


Perché Marc Marquez non è stato così efficace come lo era stato venerdì e sabato?
Risponde Marquez: “Fin dal warm up, mi sono accorto che la moto si muoveva tanto e faticavo con il pieno di benzina: sono caduto anche per provare ad andare più forte. E’ stato così anche in gara: nei primi giri non ero perfettamente a mio agio. Ho fatto anche tre errori, uno in partenza e due “dritti” alla Quercia: questo mi ha fatto perdere un po’ di tempo. Quando sono riuscito a passare Pedrosa e a conquistare il secondo posto, speravo di andare a prendere anche Lorenzo, ma non ne avevo per andare più forte. Così ho rallentato qualche giro, ho preso fiato, per poi spingere nuovamente nel finale. Forse senza gli errori commessi avrei potuto stare più vicino a Jorge, ma credo che, in ogni caso, lui oggi ne avesse più di me”.


Un’altra caduta, questa volta nel warm up, per Marquez, la 12esima della stagione (più di lui è scivolato solo Yonny Hernandez, finito a terra 15 volte): Marc rischia troppo e dovrebbe cambiare il suo atteggiamento?
A mio modo di vedere, no. O meglio: è chiaro che più uno cade e più ci sono possibilità di farsi male, ma questo è il modo di correre di Marc. Io credo che Marquez non cada perché rischia troppo, ma più semplicemente perché a volte non conosce ancora il limite della MotoGP. Non a caso, le sue scivolate – Mugello a parte – sono tutte avvenute in prova, quando Marc cerca di imparare velocemente fin dove può arrivare, arrivando a esagerare. Ma ha sempre fatto così, in ogni categoria e, paradossalmente, in MotoGP sembra prendere meno rischi che in Moto2. Cambiare il modo di affrontare le corse – anche adesso che ha un margine di 34 punti da gestire – significherebbe perdere la sua forza. E non è detto che cadrebbe di meno.


Valentino Rossi riuscirà quest’anno a tornare sul podio in condizioni “normali”?
Al momento sembra molto difficile. Se si ripercorre la stagione, si vede che a febbraio, nei test invernali, Valentino prendeva mediamente quattro decimi al giro da “quei tre là”, come li chiama lui, distacco che, grosso modo, è rimasto invariato nel tempo, con qualche eccezione in positivo e negativo. Per questo si fatica a pensare che nelle ultime cinque gare ci possa essere un’inversione di tendenza.


Cosa sta succedendo a Cal Crutchlow?
Negli ultimi GP, Cal non è più riuscito a trovare il corretto bilanciamento della M1, alla ricerca della costanza per tutta la gara: anche lui, come accade a Rossi, o fatica all’inizia o è in difficoltà alla fine. Inoltre, le botte prese a Silverstone non gli permettono di essere in buona condizione fisica, anche se in passato ha corso anche in situazioni peggiori.


Andrea Dovizioso, alla vigilia, aveva detto di poter lottare per il sesto posto, con l’obiettivo di finire la gara più vicino ai primi. Invece, anche questa volta, ha preso 1”5 al giro: come mai?
Risponde Dovizioso: “Purtroppo ho sbagliato la partenza e, come avevo anticipato ieri dopo le qualifiche, se a Misano parti indietro fai una grande fatica nei primi giri. Quando ho passato Hayden ho provato a spingere più forte, ma non avevo sufficiente feeling con l’anteriore. L’errore principale, però, è stato al via: fossi partito meglio, avrei potuto stare quanto meno con Bautista”.

 

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