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Dopo essere stato campione australiano in 125, Supersport e Superbike (nessun pilota ci era riuscito prima di lui) lo scorso anno decide di venire a correre in Europa. La famiglia Pedercini lo accoglie come un figlio, gli trova un appartamento a pochi chilometri dalla sede del team e crede in lui anche quando nessuno a punta su questo ragazzo dal carattere tranquillo e riflessivo, ma che una volta in pista mostra una grinta inaspettata.
Arriva con la presentazione di Troy Bayliss ma ci mette un anno ad ambientarsi e non è certo facile per lui passare dal sole australiano alle nebbie della bassa mantovana. Non conosce le piste e nemmeno i suoi avversari ed i risultati non sono certo entusiasmanti. Non ha sponsor, ma i Pedercini continuano a credere e ad investire su di lui, ed intravedendo nel quarto posto dell’ultima gara di Portimao, quello che poi sarà il suo campionato di quest’anno. Dopo un settimo posto a Imola, cade ad Assen e a Monza e si frattura entrambe le mani. Però si riprende in fretta e dopo un altro settimo posto a Misano vince ad Aragon, Brno e Portimao. Al Nurburgring non si vuole accontentare del secondo posto, forza e cade, buttando probabilmente alle ortiche il titolo della Stock 1000. Nell’ultima gara di Magny Cour, corsa sotto una pioggia battente, la matematica non lo condanna e lui parte forte, deciso a giocare tutte le sue carte. Al primo giro è quarto, ma cade scivola e rientra in pista in diciottesima posizione. Dopo una rimonta furiosa raggiunge il quarto posto, ma arriva lungo ad una curva, si infila nella via di fuga e rientra in decima posizione. Mancano solo pochi giri al termine ma lui non si dà per vinto, supera i suoi avversari come fossero birilli, ma passa solo quinto sotto la bandiera a scacchi. Nei box non trattiene le lacrime e si scusa con i ragazzi del suo team per gli errori commessi. Un educazione ed uno stile di altri tempi. Mentre sta trattando il rinnovo con il team Pedercini (ma anche altre squadre erano interessate a lui sia per la Superbike che per la Supersport) arriva la chiamata del team Gresini ed ora Bryan non sta nella pelle e non vede l’ora di salire sulla sua nuova CRT.
Gresini ed il campionato mondiale CRT: una grande opportunità.
«Sì, per me questa è un’opportunità incredibile, e devo ringraziare il team Go& Fun Honda Gresini Racing».
Non pensi che possa essere un passo azzardato? In fondo hai alle spalle solo due anni in Superstock 1000.
«Ad essere sincero non mi aspettavo un’opportunità simile, poter correre in MotoGP con la CRT del team Gresini. Ho due soli anni di esperienza in Europa, ma corro in moto da quando ne avevo cinque. Se pensassi di non essere pronto per questa nuova esperienza non metterei il mio sedere sulla sella di una CRT».
Il tuo primo anno in Europa non è stato facile e nemmeno troppo brillante. Però quest’anno hai vinto tre gare e lottato per il titolo sino alla fine del campionato. Pensi che sia dovuto ad una maggior esperienza da parte tua o dal fatto che avevi una moto più competitiva?
«Entrambe le cose. Avevo bisogno di fare esperienza prima di potermi esprimere al massimo delle mie possibilità. Ho dovuto imparare molte cose nel mio primo anno di Superstock 1000 ed inoltre la moto era praticamente nuova. Il 2011 non è stato un anno facile per me. Quest’anno invece la mia squadra è riuscita a mettermi a disposizione una moto competitiva e non appena tutto ha funzionato al meglio ho iniziato a vincere. Inoltre non dimentichiamo che quest’anno conoscevo le piste mentre l’anno precedente ho dovuto impararle tutte. Sono comunque stati due anni molto positivi e in quest’ultima stagione avrei anche potuto vincere il titolo se non fosse stato per alcuni errori dettati dall’inesperienza e dalla mia voglia di vincere. Purtroppo l’esperienza non si può comperare e ci vuole del tempo per acquisirla».
Il Team Pedercini è stato determinante per la tua carriera e ti ha aiutato molto.
«Sono e sarò sempre riconoscente al team Pedercini. Hanno creduto in me nel 2011 quando nessuno mi conosceva e mi hanno aiutato ad ambientarmi in Europa e a vincere tre gare quest’anno. Più che un team è una grande famiglia, l’ambiente ideale per un giovane che vuole emergere. Io non ho sponsor che mi aiutano. Loro hanno creduto ed investito su di me e io li ringrazierò sempre».
So ben poco del paddock della GP e delle gare. Quel poco che so l’ho visto in televisione o l’ho letto sui giornali
Cosa sai della CRT e del team Gresini?
«So che il team Gresini è uno dei migliori del mondiale GP mentre per il resto so ben poco del paddock della GP e delle gare. Quel poco che so l’ho visto in televisione o l’ho letto sui giornali. Penso che sia un grande campionato, forse il migliore al mondo, che arriva al momento giusto della mia carriera. Non vedo l’ora di conoscere la differenza tra la CRT e le moto che ho guidato sino ad ora. Sarà tutto nuovo per me, comprese le gomme. Cercherò di adattarmici nel più breve tempo possibile».
Quali sono i tuoi obiettivi per il prossimo anno?
«Al momento non me la sento di fissare degli obiettivi. So solo che darò il massimo e non vedo perché non dovrei riuscire ad essere competitivo, visto che potrò disporre di una buona moto e di un team come quello di Fausto Gresini. Naturalmente so che il compito che mi attende non sarà certo facile e che dovrò vedermela con alcuni tra i migliori piloti al mondo. Allo stesso tempo però mi viene offerta la possibilità di confrontarmi con loro e sono certo che sarà una grande esperienza, che mi consentirà di capire quali sono le mie reali potenzialità».