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Piove, non si gira in Qatar, i test finiscono con un giorno di anticipo: domani toccherà ai collaudatori con le Michelin. Subito una precisazione: per regolamento, con la luce artificiale non si può provare, perché si creano riflessi pericolosi sull’asfalto. Normale, quindi, che la Bridgestone non abbia portato gomme “rain”, da bagnato, ed è inutile prendersela con i piloti – come ha fatto qualcuno commentando la notizia su Moto.it – definendoli “fighetti”: chi corre in moto, in qualsiasi categoria e cilindrata, è tutt’altro che un “fighetto”. Prima di dare certi giudizi, bisognerebbe ragionare.
I test pre-campionato si chiudono quindi con un “uno-due” Ducati sicuramente sbalorditivo, visto che la GP15 ha debuttato solamente a fine febbraio in Malesia: ha quindi avuto ragione l’ingegnere Gigi Dall’Igna a prendersi il tempo necessario per lo sviluppo della moto 2015, dando torto a chi – come me – riteneva che la nuova moto sarebbe arrivata troppo tardi. La Honda – o meglio: il pacchetto Honda-Marquez – rimane avanti, ma la Ducati non è troppo distante e, perlomeno in Qatar, è parsa addirittura più competitiva della Yamaha.
Sabato era stato Andrea Iannone a conquistare il miglior tempo, ieri ci è riuscito Andrea Dovizioso, che lascia Losail con la soddisfazione di essere stato l’unico pilota a scendere sotto il muro dell’1’55”: un risultato che non dà punti, ma dà sicuramente morale. «Dobbiamo lavorare sui dettagli per pensare alla vittoria» ha detto ieri DesmoDovi – il simpatico nomignolo che si è cucito sulla tuta – a conferma che è tutta un’altra situazione rispetto a quella (deprimente) degli anni passati, quando si pensava a come fare per non prendere manciate di secondi al traguardo. Due le conseguenze di questo impressionante risultato: si comincia a dire che il regolamento avvantaggia troppo la Ducati e qualcuno mette in dubbio la bravura dei piloti. Entrambe le affermazioni sono, a mio modo di vedere, sbagliate.
Si può discutere sull’opportunità del regolamento, ma è inutile dire adesso che la Ducati non dovrebbe più avere i vantaggi introdotti nella passata stagione: gomma extra soffice in qualifica (a discapito di quella più dura in gara), 24 anziché 20 litri nel serbatoio e, soprattutto, 12 motori invece di 5 “congelati”, con possibilità quindi di sviluppo durante la stagione. Vantaggi che sono stati definiti di comune accordo da tutte le Case costruttrici e che si perdono se si ottengono risultati importanti – semplificando: con tre podi (o una vittoria) si passa da 24 a 22 litri, con tre vittorie vengono azzerati tutti i vantaggi -, anche questi, naturalmente, sottoscritti da tutte le Case. E’ chiaro che il regolamento avvantaggia la Ducati ed è altrettanto ovvio che avere regole diverse all’interno dello stesso campionato non è bello, ma così facendo si è equilibrato un mondiale dove Honda e Yamaha dettavano legge e si è invogliate altre Case – come Suzuki e Aprilia – a rientrare in MotoGP. Quindi, dire adesso che la Ducati è troppo avvantaggiata è sbagliato oltreché scorretto: a Borgo Panigale non stanno “rubando” nulla, stanno solo facendo al meglio quello che gli è permesso di fare.
Altri mettono in dubbio le capacità di Dovizioso e Iannone. «Qualcuno pensa che io e il Dovi non siamo abbastanza veloci, ma credo che sia il contrario» ha commentato Iannone con una battuta. E ha ragione. D’accordo, se si guardano i numeri, i due Andrea sono lontano anni luce dai “magnifici quattro” (Marquez, Rossi, Lorenzo e Pedrosa), ma la situazione è molto cambiata e i due Andrea se la possono giocare alla pari con questi fenomeni. Nel 2014 Dovizioso ha corso da grande campione, ottenendo risultati perfino stupefacenti con una moto decisamente inferiore a Honda e Yamaha: in questo momento, DesmoDovi è più veloce e costante di Pedrosa e se la può giocare con gli altri tre. Per quanto riguarda Iannone, è vero che non ha ancora vinto nulla, ma il suo talento è indiscutibile, come confermano le vittorie ottenute in Moto2 – è stato l’unico a battere veramente Marquez – e, soprattutto l’acquisizione dati: in pochi guidano come Andrea. Si deve affinare, si deve controllare, deve ancora imparare tanto, ma le sue capacità sono impressionanti. Insomma, due ottimi piloti, perfetti per questa Ducati in grande crescita.