Nuovo record della pista per Marquez, ma le Yamaha di Rossi e Lorenzo accorciano il distacco, meno di due decimi per Valentino. Meglio anche Ducati, a 8 decimi con Dovizioso | G. Zamagni
Quattro piloti – Marquez, Rossi, Lorenzo ed Espargaro – sotto il muro dei 2’00” racchiusi in 0”465, frantumato il record dei record di Sepang (Stoner, 2012) da un Marquez stratosferico, le Ducati più vicine, polemica tra Honda e Yamaha, alcuni piloti già contro le nuove Bridgestone: sono sole le prime prove invernali, ma la stagione 2014 si annuncia molto “calda”. Marquez permettendo, naturalmente. Il nuovo fenomeno del motociclismo mondiale ha nuovamente impresso il suo marchio sulla MotoGP, firmando il miglior tempo in ogni giorno dei tre di prove di Sepang. In quello conclusivo, si è assistito a un’ora di “qualificazione” con tutti i piloti che hanno sfruttato le migliori condizioni climatiche per fare un paio di giri tirati con la gomma più morbida, poi, nel proseguo di una giornata caldissima, con punte di 60 °C sull’asfalto, in molti hanno provato una simulazione sulla distanza.
MARQUEZ: IL PIU’ VELOCE E IL PIU’ COSTANTE
Con 1’59”533 – secondo passaggio di una serie di tre da pelle d’oca: 1’59”780, 1’59”533, 1’59”752 – Marquez è riuscito anche a battere il miglior tempo assoluto (precedente) di Sepang, l’1’59”607 di Stoner del 2012. Il bambino prodigio si è poi riposato una cinquantina di minuti ed è ripartito per una simulazione gara se è possibile ancora più impressionante della prestazione record: due soli giri, partenza a parte, sopra i 2’00” (2’01”64 e 2’01”059), uno sotto i 2’00” (1’59”991 al quinto passaggio) e tutti gli altri sulla media di 2’00”5. Come dire, che se il GP si fosse disputato oggi, avrebbe vinto per distacco.
Per Valentino Rossi un secondo posto assoluto a soli 0”194 da Marquez che la dice lunga sull’entusiasmo e sulla voglia di riscatto del campionissimo della Yamaha. Valentino, come Marquez, è sempre stato davanti al compagno di squadra, sempre primo dei piloti in sella alla M1: un risultato più che positivo, oltre ogni aspettativa. La nuova Yamaha piace di più a Rossi, ora più efficace in frenata e non troppo penalizzato dall’erogazione poco lineare, che tanto fastidio dà a Lorenzo, del quattro cilindri in versione 20 litri. Poi, nel pomeriggio, anche Valentino ha provato una simulazione gara, con risultati indubbiamente incoraggianti, anche se lontani rispetto a quelli del campione in carica: le condizioni climatiche differenti (sfavorevoli per Rossi) non permettono un paragone, ma sulla distanza il nove volte iridato deve ancora crescere. Ma l’inizio è decisamente promettente.
LORENZO: UN PO’ IN AFFANNO
Terzo Jorge Lorenzo, a 0”333 da Marquez e a 0”139 da Rossi. Un risultato non troppo negativo, anche considerando il passo gara, migliore di quello del compagno di squadra, anche se Jorge ha interrotto la simulazione al settimo giro, ma che non serve per nascondere un certo disagio del fuoriclasse spagnolo, per nulla soddisfatto (per usare un eufemismo) dello sviluppo imboccato dalla Yamaha per la M1 in versione 2014.
ESPARGARO: UNA CONFERMA PIU’ CHE UNA SORPRESA
Al quarto posto, la sorpresa dei test (ma per quanto mi riguarda è più giusto parlare di conferma): Aleix Espargaro porta la Yamaha “Open” a soli 0”465 da Marquez e a 0”132 da Lorenzo. Una prestazione così buona da far venire voglia a Jorge di provare questa versione della M1 con 24 litri, gomma più morbida e centralina unica. Questa Yamaha è sicuramente buona, ma è stato soprattutto il pilota a fare una grande differenza, come conferma l’1”8 rifilato a Colin Edwards in sella alla stessa moto. Se poi si va ad analizzare il cronologico, si vede che Espargaro è in realtà meno competitivo (come è normale che sia), ma soprattutto in qualifica potrà togliersi grandi soddisfazioni.
PEDROSA: DIFFICILE DA DECIFRARE
Solo sesto – a 0”690 dal compagno di squadra – Daniel Pedrosa, tra i pochissimi a non sfruttare i primi minuti per fare il “tempone”, tanto da realizzare il miglior crono al pomeriggio. Come Marquez, Pedrosa ha fatto parecchie prove comparative tra telaio nuovo e vecchio, non arrivando a una decisione finale: da lontano, la sensazione è che Dani non si sia per nulla preoccupato della singola prestazione, ma si sia concentrato solo sullo sviluppo in funzione della gara. Certo che, psicologicamente, non è il massimo prendere paga tre giorni su tre dal compagno di squadra: per lui non sarà facile ribaltare le gerarchie all’interno del box.
DUCATI: FINALMENTE UN PO’ DI OTTIMISMO
Dopo che per due giorni il più veloce in Casa Ducati era stato Andrea Iannone, la sessione di Sepang si è chiusa con Andrea Dovizioso buon settimo a 0”837 dalla pole. Il pilota di Forlì si è detto «impressionato dai progressi fatti dalla GP14 in così poco tempo», anche se «naturalmente, c’è ancora molto da lavorare: sul passo gara ci siamo avvicinati, ma Honda e Yamaha rimangono lontanissimi». Il Dovi – così come Iannone, nono oggi a 1”192 da Marquez, quindi a poco più di due decimi dal compagno di Marca – sembra rinfrancato dall’arrivo dell’ingegner Gigi Dall’Igna e vede il futuro un po’ meno “nero” rispetto all’inizio dei test.
Entro il 28 febbraio – quindi dopo i prossimi tre giorni di test in Malesia (26, 27 e 28 febbraio) – la Ducati, così come tutti gli altri costruttori, dovrà decidere se utilizzare la “factory” o la “open” (questa la scelta più probabile), ma sembrano esserci le possibilità di una stagione meno disastrosa della precedente. In difficoltà, invece, Cal Crutchlow, solo 12esimo a 1”524: anche questa, però, non può essere considerata una sorpresa…
SCONTRO SULLE GOMME
Nei tre giorni sono state provate le nuove gomme Bridgestone (sia morbide sia dure), con riscontri opposti: soddisfatti i piloti Honda, indiavolati quelli Yamaha, soprattutto Lorenzo. Tra l’altro, stando a indiscrezioni provenienti da Sepang, pare che sia Valentino sia Jorge abbiano realizzato i migliori tempi con la Bridgestone morbida del 2013: se così fosse, per la Honda sarebbe un ulteriore vantaggio.
OPEN E SUZUKI
Per la “Open” Honda si può parlare di delusione, anche se Nicky Hayden – 13esimo a 1”981 – ha finito in crescendo e non mancano le “scusanti”, ma dopo i tempi dichiarati a Valencia da Nakamoto (peraltro “ritrattati” in una conferenza stampa tenuta oggi a Sepang, con Stoner che, in realtà, avrebbe girato 1”2 più lento rispetto alla factory) era lecito aspettarsi qualcosa in più. La Suzuki con Randy De Puniet ha chiuso 17esima a 2”953 con la centralina unica anche nel software: la MotoGP è una brutta “bestia”, tenere il passo di Honda e Yamaha è difficilissimo.
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