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SEPANG - 46 giri, il migliore in 1’59”697 (il 16°) a 1”348 da Fabio Quartararò. Jorge Lorenzo è tornato in pista sulla Yamaha, questa volta insieme ai piloti ufficiali. E, naturalmente, non ha sfigurato. Tutt’altro, anche se la forma fisica è quella che è: al massimo 4 giri consecutivi.
“Ho solo sensazioni positive, la moto è molto competitiva, facile da guidare per un pilota dolce come lo sono io. E’ chiaro che bisogna lavorare per il futuro, ma è sempre bello guidare la M1: è più o meno come me la ricordavo. Questa è una fortuna o una sfortuna, dipende dai punti di vista”.
Quale versione hai utilizzato?
“Per varie ragioni e per mancanza di tempo, ho potuto utilizzare solo la 2019. Peccato, mi sarebbe piaciuto salire sulla 2020 e sarebbe stato interessante avere una quarta opinione (oltre a quella di Viñales, Rossi e Quartararò, n.d.r.)”.
In che cosa deve migliorare?
“Rispetto a Honda e Ducati nella potenza”.
Che tipo di lavoro hai svolto?
“Alla mattina non eravamo a posto e per questo non ho fatto un “time attack”, che avrei dovuto effettuare nel pomeriggio, ma si è messo a piovere. In ogni caso, ho girato un secondo più forte rispetto a qualche giorno fa (Lorenzo aveva girato durante l’ultimo dei tre giorni destinati allo “shake down”, n.d.r.). Il ritmo con la gomma usata è stato buono, simile a quello degli altri. Ho fatto un po’ di comparative per capire il funzionamento delle gomme con moto nuova e vecchia”.
Fisicamente come stai?
“Non male: la schiena è a posto. Mi manca un po’ di forza e devo lavorare di più a livello cardiaco per poter arrivare alle pulsazioni più alte. Adesso starò qualche giorno a Dubai, poi tornerò a Lugano per allenarmi ed essere pronto per i prossimi test”.
Com’è girare in moto senza dover pensare a vincere a tutti i costi?
“Lo stress è molto inferiore, non sento nervosismo né pressione per fare il miglior tempo. Diciamo che si eliminano tutti gli aspetti negativi che compensi solo vincendo le gare o i titoli mondiali. Ma quando ti fai male e non ti diverti, non si può andare avanti”
Quando hai cominciato a pensare a un ritorno in Yamaha?
"Quando ho annunciato il ritiro a Valencia, devo dire che Lin Jarvis (responsabile corse Yamaha, n.d.r.) mi ha contatto velocemente. Ho studiato l’offerta, ci ho ragionato, poi l’ho accettata”.
Quando sei salito sulla M1 hai detto di ritrovare il gusto di guidare; non hai pensato: 'Mannaggia, chi me l’ha fatto fare di andare via?'...?
“Non sono uno che si lamenta delle scelte fatte, nella vita capita di sbagliare: diciamo che si prendono decisioni giuste al 50%… L’esperienza con la Ducati è stata intensa, quella con la Honda non è andata bene, purtroppo, ma ci sono stati comunque dei tempi belli. Direi che non mi posso lamentare, sono uno sportivo fortunato”.