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Le aspettative erano diverse e certo nessuno avrebbe mai pensato di vedere Valentino Rossi 15esimo, davanti solo a Karel Abraham e a Toni Elias. Ma la sintesi dell'ingegnere Filippo Preziosi spiega perfettamente l'utilità della due giorni di test di Valencia: «Valentino Rossi si deve adattare alla Ducati e la GP11 si deve adattare a Vale».
Insomma, ci vuole tempo. Certo, il debutto di Rossi sulla Desmosedici poteva essere migliore, ma, per il momento, non c'è troppo da preoccuparsi. Anche perché, oggettivamente, Vale non è mai andato così forte a Valencia e se si esclude la gara, dove comunque riesce sempre a tirare fuori il massimo, in prova ha faticato parecchio anche con la Yamaha.
«Valentino - spiega Preziosi, dato che il nove volte iridato non può parlare dei test fino all'anno prossimo, per il veto posto dalla Yamaha - ha detto che gli piace molto il grip che la GP11 ha sulla gomma posteriore, superiore a quello della M1, ma ha poca confidenza con l'anteriore. Dovremo lavorare sulla rigidezza del telaio, sulla distribuzione dei pesi e sulla posizione di guida. Sono rimasto sorpreso dalla reazione di Vale: mi aspettavo un po' di malumore, dato che il test non è stato particolarmente positivo, invece era calmo e sereno. Sappiamo benissimo che la Ducati è una moto veloce, ma piuttosto diversa dalle altre e, quindi, non immediata da capire».
Il test, se non altro, è servito per definire il tipo di motore da portare avanti: si continuerà con il Big Bang, perché lo Screamer (a scoppi regolari) è ancora troppo brusco.
Esattamente il contrario del quattro cilindri della Honda, che Casey Stoner ha giudicato "liscio come un cristallo". Una dichiarazione inaspettata, perché, fino a oggi, gli altri piloti avevano indicato nel carattere troppo brusco il difetto della RC212V. L'ennesima conferma che Stoner è unico e per certi versi straordinario: a lui non serve una moto al 100% per andare forte. Non è una novità, così come non è una sorpresa che sia stato lui il più veloce dei due giorni di Valencia.
«Ho utilizzato principalmente la RC211V in versione 2010 - racconta raggiante -, modificando di fatto sola la posizione di guida. Sulla Honda mi sono trovato subito bene: questo test serviva soprattutto per prendere confidenza con la RCV e direi che è stato molto positivo. Le sensazioni sono davvero buone, ma non voglio (non posso, nda) fare paragoni con la Ducati: dico solo che la Honda mi piace. Sinceramente non pensavo che Valentino faticasse così tanto, ma prima o poi sarà veloce».
Il miglior tempo di Stoner ha messo di cattivo umore Dani Pedrosa, peraltro piuttosto acciaccato, tanto che dovrà sottoporsi a esami accurati per verificare che non ci siano lesioni ai tendini e ai nervi del braccio sinistro. Potrebbe anche essere costretto a una nuova operazione.
«Ho provato il prototipo del 2011 - spiega lo spagnolo -, differente sia nel telaio sia nel motore. Ci sono delle cose negative e altre positive, come la stabilità in frenata, decisamente migliorata rispetto alla versione 2010: per la Malesia dovremo cercare di mettere insieme il meglio dell'una e dell'altra».
Pedrosa, per la prima volta, si trova al suo fianco un pilota più veloce di lui e questo, inevitabilmente, lo innervosisce.
«Stoner dice che l'erogazione è dolce? Lui, però, non ha mai corso con questa moto e in un GP la differenza con la Yamaha sotto questo aspetto è evidente».
Insomma, in Casa Honda ci sarà da "sgomitare" per accapparrarsi il ruolo di numero uno, sperando che anche i due piloti italiani possano inserirsi in questa sfida interna: Marco Simoncelli è andato velocissimo anche nei test, al di là di due scivolate, mentre Andrea Dovizioso è stato debilitato dalla febbre e nel secondo giorno non ha potuto girare come avrebbe voluto.
I piloti Yamaha vanno in vacanza tranquilli: finché sono rimasti in pista, i più veloci erano Jorge Lorenzo e Ben Spies.
«Ho utilizzato solo la moto evoluzione - ha detto il neo iridato mercoledì sera -, leggermente modificata nel telaio e nel motore. Abbiamo finito tre ore prima della bandiera a scacchi, perché non avevamo più nulla da provare. Sono molto soddisfatto delle nuove sospensioni (promosse più o meno all'unanimità, nda), ma dobbiamo ancora lavorare sulla potenza. Negli ultimi due anni la Honda è cresciuta moltissimo e adesso ha anche un pilota forte in più: dobbiamo migliorare di un paio di decimi».
Soddisfatto, nella sua pacatezza, Spies, candidato a lottare per la vittoria il prossimo anno.
«Ho utilizzato solo il motore vecchio - ha spiegato - e mi sono concentrato sulla ciclistica e sulla messa a punto generale. Questa M1 è simile a quella che ho utilizzato fino a domenica, cambiano solo piccoli particolari, che tutti insieme fanno una discreta differenza. Ma cambia soprattutto essere in un team ufficiale, perché hai tanti ingegneri che lavorano con te per risolverti i problemi».
Degli altri piloti, hanno ben impressionato Alvaro Bautista, in sella a una Suzuki rinnovata profondamente, Randy De Puniet, al solito abbastanza veloce nel singolo giro, mentre hanno faticato Loris Capirossi, Cal Crutchlow, Karel Abraham e Toni Elias. Ma siamo solo all'inizio, bisogna fare attenzione a non emettere giudizi affrettati.
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