Tutti contro Ducati: ci perde la MotoGP

Tutti contro Ducati: ci perde la MotoGP
Dall’Igna al veleno contro il reclamo, in particolare contro la Honda: “Ha messo in discussione l’operato del direttore tecnico Danny Aldridge. E’ una svolta epocale: potremmo presentare reclamo contro le loro ali, pericolose e deformabili”. Si deciderà il 22 marzo, ma siamo solo all’inizio di una bruttissima sfida politica, più che tecnica
15 marzo 2019

Ai microfoni di SKY, l’ingegner Gigi Dall’Igna, direttore generale di Ducati Corse, non usa mezzi termini: «Il reclamo fatto dalle quattro Case in Qatar rappresenta una svolta epocale, come il passaggio dal motore a due a quello a quattro tempi. La Honda - che assieme a Ducati e Yamaha è uno dei soci “fondatori” della MotoGP – ha messo in discussione l’operato del direttore tecnico Danny Aldridge. In passato, queste questioni si risolvevano all’interno della MSMA (l’associazione dei costruttori, NDA) e si è sempre trovato un compromesso, ma adesso cambia tutto: in ogni GP ci potrebbe essere un reclamo: io ritengo che le appendici aerodinamiche della Honda siano pericolose, avendo una forma che le fa sporgere molto lateralmente ed essendo deformabili. In Argentina potremmo anche fare reclamo».


In attesa che la Corte di Appello della Fim si riunisca a Ginevra il prossimo 22 marzo, per prendere una decisione sull’appello presentato da Honda, Suzuki, Aprilia e KTM, il clima della MotoGP si avvelena, com'era prevedibile. Dall’Igna e la Ducati si sentono sotto attacco («Perché nessuno ha detto niente contro la Yamaha che aveva usato la “pinna” a Valencia? La nostra pinna serve, come da regolamento, per raffreddare la gomma, ma la Ducati fa paura, perché stiamo crescendo più dei nostri avversari») e su questo hanno ragione: è indubbio che l’inventiva e la creatività di Dall’Igna danno fastidio.

 

MEGLIO IL RECLAMO CHE L’OMERTA’

Rimango un po’ perplesso quando l’ingegnere italiano afferma: «Non mi aspettavo questo reclamo: il 2 marzo scorso il dt Aldridge ha diramato una linea guida, e nessun’altra Casa, a parte la Yamaha (l’unica a non aver fatto reclamo, NDA) ha fatto commenti scritti». Gigi ha ragione quando afferma che il reclamo, così come è stato fatto in Qatar, era forse inaspettato nei modi, ma sono ormai anni che nel paddock la Ducati viene accusata più o meno velatamente dai rivali di usare soluzioni al limite, se non oltre il regolamento. Mezze parole buttate qua e là, sospetti continui su serbatoio, benzina, piattaforma inerziale, appendici aerodinamiche, cruscotto con chissà quali funzioni, e via di questo passo. Un modo di fare che non mi è mai piaciuto e che ho sempre contestato, sia ai diretti interessati sia pubblicamente. Ecco, io credo che sia meglio così: molto meglio un reclamo – per quanto spiacevole possa essere -, una presa di posizione ufficiale, piuttosto che l’omertà, l’accusa di nascosto, un vittimismo infantile che le rivali hanno sempre messo in atto. Questa volta quattro Case ci hanno messo la faccia, e si sono esposte in prima persona: capisco che possa dare fastidio, ma io credo che l’ingegner Dall’Igna ne dovrebbe essere contento: se il 22 marzo la FIM gli darà ragione («Sono tranquillo, come quando abbiamo scelto di andare in gara con questo sistema. Siamo sempre stati ligi al regolamento» ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport), Dall’Igna e la Ducati saranno gli assoluti trionfatori di questa brutta pagina del motociclismo e i rivali, a quel punto, dovranno solo stare zitti. Almeno fino al prossimo reclamo. Con la speranza che gli appassionati non si stufino: è questo il vero rischio.

 

 

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