Ueda san promuove la Moto2

Ueda san promuove la Moto2
Noboru Ueda descrive, a modo suo, pregi e difetti della Moto2. Promossa per lo spettacolo che potrà offrire. Ma la scuola 250… | G. Zamagni, Valencia
4 marzo 2010


Intervista allo spassosissimo Noboru Ueda


Abbiamo fatto due chiacchiere col sempre simpaticissimo Noboru “Noby” Ueda, presente ai test Moto2 di Valencia e incuriosito dalla nuova categoria, che ha voluto vedere in azione dal vivo.
Ex fortissimo pilota del Mondiale 125 GP, Noby, che oggi ha 43 anni, iniziò la sua carriera nel 1991, esordendo con una vittoria in Giappone e con il quinto posto finale, e la chiuse nel 2002, sempre in sella ad una Honda.
In 12 anni, l’occhialuto giapponesino corse ben 160 GP (record, per la categoria) collezionando 13 vittorie, 39 podi, 19 pole position e 11 giri veloci, e concluse il mondiale per due volte al secondo posto, preceduto nel 1994 dal connazionale Kazuto Sakata e nel 1997 da Valentino Rossi.
Di lui ricordiamo in particolare il lungo ruzzolone alla seconda curva del Carro a Misano, nel ’91, che lo portò addirittura a cozzare contro il muro di cinta del circuito (non proprio vicinissimo, quindi privo di protezioni), e il famoso guanto realizzato appositamente dalla Spidi, che, tramite alcune molle sistemate sopra le dita, permetteva a Nobby di guidare anche con la mano fratturatasi nel ’96 a Le Castellet. Avendo corso praticamente sempre per team italiani – a parte la parentesi col team giapponese FCC-TSR, nel 2001 – Ueda parla abbastanza correntemente la nostra lingua, esprimendosi spesso in modo piuttosto buffo e con quella sua caratteristica mimica che ha contribuito a renderlo ancora più simpatico. 

Ecco dunque l’intervista, riportata più o meno letteralmente:

Chi sei?
«Ooohhhh, ex-pilota di legno, che correva, una volta, ti ricordi?».

Nome e cognome…
«Noby Ueda».

Quanti Gran premi hai vinto?
«13…».

E quante “botte” hai dato?

«Ehm…milioni? Ha, ha , ha».

Come ti sembra, questa Moto2?
«Mah, niente, rumore è bella, però ho sentito che…velocità non è tantissimo…poi, soprattutto, si vede che è appena nata, perché…sono andato a vedere in pista e… salta tantissimo, è incredibile… sembra che spinga da dietro, poi comincia a saltare avanti, poi dietro, bum, bum, bum (mimando con le mani, N.d.r): jumping, però, non chattering. Però è molto interessante, perchè ci sono molti “constructor” che hanno fatto telaio nuovo, e ognuna ha suoi caratteri no?… Qualcuna “gira” rapidamente in curva, altre tengono linee molto “smooth”, larghe, diciamo come le 250 o le 125, quando le fai scorrere; qualche altra moto gira in un attimo, e poi esce dritta (nel senso che il pilota la butta giù poi la rialza in fretta per aprire il gas il prima possibile, N.d.r.). Sono telai fatti con concetti differenti, insomma. Interessante”.
Bum, bum, bum (mimando con le mani): jumping, però, non chattering!
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Quindi tu la promuovi questa categoria, la prima sensazione è positiva?
«Si, positiva, positiva… Penso che avendo i motori tutti uguali, si vede la potenzialità di telaio».

Senti Noby, dalla 250 sono arrivati tutti i più forti campioni di oggi: Rossi, Pedrosa, Stoner, e via dicendo. Pensi che questa nuova categoria sarà formativa per i piloti?
«Non lo so, è un po’ troppo presto per dirlo. Speriamo che sia così. Ma… sai che la 250, ti dico la verità, è proprio una scuola per piloti professionisti, per questo sono nati da lì tantissimi campioni. Speriamo che anche questa sia utile per formare i giovani».

In Giappone ce ne sono ancora in giro di 250?
«Sai, un po’ tutti siamo nostalgici: io ne ho una, tu anche… vuol dire che organizzeremo gare per vecchi piloti, chiamiamo Reggiani, Cadalora, tutti, dai…».