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Se l’è vista brutta Marco Simoncelli, caduto dopo soli due giri e mezzo alla curva sette, a circa 115 km/h con il gas chiuso: la gomma anteriore ha perso aderenza, poi la moto si è raddrizzata ma, a quel punto, è stata quella posteriore a scivolare, lanciando Marco in aria.
L’impatto con l’asfalto è stato purtroppo violentissimo, come evidenziano i paurosi segni sul casco, che ha comunque retto bene l’urto (dalle foto - oltre che direttamente dalle parole di Simoncelli - si evince come il casco abbia fatto il suo dovere. In caso di urto infatti le calotte, interna ed esterna, assorbono energia e di conseguenza si danneggiano. In caso contrario la stessa forza verrebbe completamente assorbita dalla testa del pilota N.d.r.). Il pilota del team Gresini non ha mai perso conoscenza, ma è stato trasportato all’ospedale del circuito in evidente stato confusionale, con anche un ematoma nella zona della fronte.
Per precauzione, i medici della Clinica Mobile hanno deciso di andare in ambulanza a un ospedale di Kuala Lumpur, dove, fortunatamente la TAC alla testa e al collo ha dato esito negativo. Tornato in circuito, Simoncelli ha ricostruito, anche con l’aiuto della telemetria, quanto avvenuto, consapevole di essersela cavata tutto sommato bene.
Non è stata certo una due giorni fortunata per il pilota del team Gresini: giovedì era ultimo, incapace di trovare una giusta messa a punto della sua Honda RC212V, mentre oggi ha dato una brutta botta, con probabili conseguenze anche sul morale. Ma, nonostante tutto, Marco è riuscito a ironizzare, assicurando di tornare in sella in Qatar per i test del 18 e 19 marzo, gli ultimi prima dell’inizio del mondiale.