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Ecco la seconda parte scritta dell'intervista che Moto.it ha fatto con Marco Melandri a Lugano, dove l'ex pilota vive con la moglie e la figlia. L'intervista è stata realizzata da René Pierotti, il montaggio e le riprese sono di Luca Catasta.
Vi ricordiamo che sotto e sul canale YT di Moto.it trovate la versione VIDEO integrale.
Ora ti faccio una domanda sulla tua pista preferita che è Philip Island e ci hai vinto in 125, 250, MotoGP e Superbike. Quali sono i segreti che tu
avevi, che gli altri non avevano?
"Non lo so, però è una pista dove tu devi essere sempre scorrevole, veloce soprattutto con le moto grosse si ha problemi di consumo di gomme, quindi devi proprio essere sempre molto delicato a guidare, poi tutti questi curvoni velocissimi... mi piaceva veramente tanto, tra l'altro quando vinsi in MotoGP fu la prima gara Flag to Flag, una gara molto particolare... non so però da quando entro sull'isola mi fa star bene"
Come mai non hai trofei in casa?
"Non lo so, non vivo di ricordi, non so nemmeno dove ho messo il diploma di quando vinsi il mondiale e nemmeno la medaglia, da qualche parte ce l'avrò. Tra l'altro uno l'avevo perso già, me l'hanno ridato e l'ho riperso. Non ho il coraggio di richiederlo, il primo secondo me mia nonna ha fatto un aeroplanino"
1ª domanda di Manuel Poggiali: qual è la sfida sportiva più emozionante che hai intrapreso?
"La sfida sportiva è ogni anno... Sicuramente quando arrivi in MotoGP è il campionato di riferimento, quello che dà più attenzione, quello dove il pilota si sente ai massimi della propria carriera. Quindi lì è qualcosa di ancora di più. Per dire io al Mugello 2005 sono stato l'unico italiano a non salire sul podio, però è stata una delle gare più belle di sempre: quando ho capito che non potevo vincere ho detto 'provo a dare spettacolo', cioè a inventarmi sorpassi. Ho corso con dei nomi veramente importanti cioè Rossi, Capirossi, Biaggi e abbiamo fatto tutti e quattro insieme un'epoca, perché eravamo tutti e quattro diversi, sicuramente Valentino aveva aperto un mondo ad un pubblico nuovo, che prima nelle moto non c'era ed è stato bello così. Il fatto che fossimo così diversi ad oggi dico meglio, al momento non era bello perché era sempre una discussione... È stato bello, oggi guardando le gare vedo che vanno d'amore e d'accordo e dico: questi fingono, non è possibile dai
2ª domanda di Poggiali: durante la stagione 2002, quella della vittoria del mondiale 250, qual è stato lui il momento cruciale per per quella conquista?
"È stato il lunedì dopo il Mugello, perché io nel 1999 andai di nascosto a provare l'Aprilia 250 a Le Castellet e provai quella di Marcellino Lucchi. Andai fortissimo subito, poi però quando arrivai in Aprilia nel 2000 non ritrovai mai quel feeling, avevo sempre una moto diversa e anche lì il problema è che arrivavo in un team in cui aveva corso Valentino, quindi lui era alto, era diverso, guidava diverso da me. Quello che andava bene per lui secondo loro andava bene anche per me, ma non era così. Dopo la gara del Mugello, in cui vinsi, provai una moto con un telaio diverso e ritrovai la moto finalmente che avevo provato nel 1999 e di lì in poi ho vinto altre cinque gare di fila, guidavo molto molto più in scioltezza di quanto non avessi guidato prima. Se avessi avuto quel telaio lì l'anno prima forse non avrei vinto, però mi sarei risparmiato delle ossa rotte e sarei andato sicuramente più forte"
Mi ricollego alla prima domanda che ti ha fatto Manuel e ti chiedo: paradossalmente però l'anno il 2009 con Kawasaki è stato tra i migliori della tua carriera?
"Sì, no, è vero a livello personale nell'ambiente il migliore, perché comunque mi ricordò sempre che dopo Natale 2008 avevo rinunciato a un anno di contratto con Ducati, dove guadagnavo bene, e ho detto 'Vado via, vi regalo i soldi, però fatemi andar via'. Dopo Natale mi chiamarono dal Giappone per 'Guarda, chiudiamo tutto, chiudiamo tutto'. Lì Dorna si diede tanto da fare, così come Dosoli, Andrea, che allora doveva essere l'elettronico, poi di colpo diventò team manager e capotecnico, perché poi qualcuno si era disperso, era scappato, era stato un po' un casino e siamo rimasti praticamente in sei in tutto il team. Il mondiale iniziava il 7 di aprile e il 31 marzo Kawasaki ci ha mandato tutti i ricambi e le moto: arrangiatevi, non vogliamo sapere niente, dateci indietro la roba a fine anno, a posto così. Dorna ci ha dato una mano a coprire le spese di trasferta dei meccanici e quant'altro e siamo partiti così alla spera in Dio. Nella seconda gara, quando sull'asciutto ho passato Stoner che era in Ducati in staccata in Giappone avevo un sorriso che mi rideva anche il culo, se si può dire così. Poi da metà stagione iniziavamo a non aver più i ricambi e abbiamo dato il massimo così"
Quella Kawasaki che moto era, cioè come carattere a quale assomigliava?
"Motore Yamaha, perché lo fece Yoda, che è quello che fece il motore Yamaha 2004, quindi il motore funzionava bene, il telaio era stato rifatto nuovo completamente nel 2008. La moto era nata bene e a spenderci dei soldi, a lavorarci era una moto che secondo me poteva almeno lottare per il podio tutte le domeniche"
In che rapporti sei oggi con Valentino Rossi?
"Di fatto non abbiamo rapporti. Nel senso che non ci siamo visti praticamente mai più. Bene o male con tutti ho ripreso rapporti buoni, anche con Biaggi ogni tanto ci scriviamo, con Loris Capirossi sempre ho ottimi rapporti. Con Valentino... noi eravamo molto amici da bambini e lo siamo stati fino a che io non sono arrivato in MotoGP, diciamo poi per forza di cose le strade si separano perché quando l'obiettivo è comune, ti trovi nello stesso posto, è abbastanza normale. Però poi per qualche motivo non non abbiamo mai ripreso rapporti, quindi faccio la mia strada e lui fa la sua. Cioè se dovesse capitare di vedersi io non ho né problemi, né rancore con nessuno perché ormai ho capito che il passato è passato e il futuro è futuro. Ho sempre cercato di dividere le cose tra vita privata e sport. Il fatto che noi fossimo amici da prima, forse questo ha reso difficile dividere le cose, però poi il tempo cura tutti i mali"
Voi eravate amici perché comunque tutti e due sulle minimoto, tutti e due carriera promettente, frequentavate le stesse piste, ma anche andavate d'accordo...
"Sì, no, eravamo ancora piccoli, ancora prima di essere promettenti in minimoto, spesso andavamo alle gare assieme, lui veniva con me. Mio padre, una volta che io avevo la febbre, da Ravenna andò a prendere Valentina a Cattolica e lo portò a girare a Forlì, poi lo riportò a casa, io non c'ero. Oppure lui veniva e dormiva da me, o tipo al suo 14esimo compleanno eravamo a casa sua, io a volte stavo da lui. Quando iniziò a andare a girare con la Cagiva io andavo a vedere, capito?" Siamo sempre stati legati, avevamo tante passioni simili, le prime volte che giravamo nella cava, andavamo assieme a provare, capire per fare flat, come poteva funzionare. Lui poi vedeva che io ero appassionato di musica, quindi ha iniziato a appassionarsi un po' anche lui, oppure a Imola nel 1998 gli dissi: 'adesso voglio farmi i capelli tricolore', e li fecero anche lui e Uccio, capito? Quindi eravamo abbastanza in linea"
Poi?
"Poi quando sono arrivato in MotoGP, quando lui stava per venire in Yamaha, dove poi ha preso il mio posto, è stata una situazione particolare perché io ho rischiato di rimanere a piedi, dentro di me ho detto 'capisco gli interessi e tutto però fammi capire che devo guardarmi intorno', capito? Se siamo amici veramente... e poi di lì sono successe sempre cose, dai quando inizi a lottare contro dopo c'era la sua forza che mediaticamente attaccava tutti, io forse lì non ero ancora abbastanza forte da sopportarlo, capito?"
(L'intervista invece continua in un prossimo articolo con la 3ª parte)