Valentino Rossi: "Corro perché mi piace, perché provo un grande gusto quando lo faccio"

Valentino Rossi: "Corro perché mi piace, perché provo un grande gusto quando lo faccio"
Il campione italiano si racconta a tutto tondo. Parla dei suoi rivali, della sua carriera, di cosa ha ancora da dare. Non manca il commento alla Honda e a chi in passato lo ha messo in dubbio
18 novembre 2014

Punti chiave

Dopo l'intervista a Jorge Lorenzo, Yamaha ha diffuso queste dichiarazioni del vicecampione MotoGP 2014. Valentino Rossi ha tracciato un bilancio della sua stagione, ha parlato dei suoi avversari, del passato e ha raccontato come affronterà la nuova sfida del 2015.

Qual è il tuo bilancio della stagione 2014?

«Sono molto contento della mia stagione. Il bilancio è sicuramente positivo, soprattutto per l’importanza che aveva per me: era la stagione chiave, dovevo  decidere il mio futuro. Lo scorso anno non ero molto contento del mio piazzamento a fine stagione; più di una volta mi sono messo seriamente in discussione perché dovevo decidere se continuare o no. Il mio target è sempre stato quello di arrivare davanti e lottare per il podio ma lo scorso anno non sempre è stato possibile. Alla fine di questo 2014 invece sono contento perché è successo ciò che volevo. Ho fatto cambiamenti importanti e anche molto difficili a inizio stagione, hanno funzionato e ora sono felice. Quest’anno sono sempre stato lì davanti, ho fatto belle gare e belle battaglie».

 

Che cosa pensi della M1 di questa stagione? All’inizio non sembrava all’altezza dei rivali, ora invece ha dimostrato di essere in grado di vincere con entrambi i piloti ufficiali 

«La nostra M1 è migliorata molto durante la stagione, soprattutto perché i due team hanno fatto un buon lavoro durante l’anno: Silvano, Ramon, i telemetristi e tutti i ragazzi che lavorano per me e Jorge. Insieme siamo stati capaci di migliorare la moto e renderla competitiva e vincente. È un peccato che questo sia successo solo alla fine, perché nelle prime gare abbiamo accumulato un gap troppo grande. Sarebbe stato bello iniziare la stagione con il potenziale attuale. Ma va bene così! Ciò che importa è che siamo cresciuti e che ora la moto è competitiva. Anche i test a Valencia sono stati positivi ed è interessante, ora, pensare alla prossima stagione!».

 

Gli ultimi anni sono stati complicati. I due anni con la Ducati sono stati difficilissimi, mentre l’anno scorso è andata molto meglio, ma non riuscivo a esprimermi al meglio. Per questo ho dovuto fare scelte difficili, coraggiose e anche rischiose

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I numeri parlano chiaro: la tua stagione è stata eccezionale. Come pilota, ma anche come uomo, che cosa significa essere tornato a questi livelli? 

«Essere tornato a giocarmi la vittoria a ogni week-end è senza dubbio una grandissima soddisfazione, sia come pilota sia come uomo. Gli ultimi anni sono stati piuttosto complicati. I due anni con la Ducati sono stati difficilissimi, mentre l’anno scorso è andata molto meglio, ma non riuscivo a esprimermi al meglio. Per questo ho dovuto fare scelte difficili, coraggiose e anche rischiose. Ritrovarmi a Valencia quest’anno con tanti podi, due vittorie e, soprattutto, dopo essermi divertito a lottare così spesso con Lorenzo e Márquez è davvero una grande soddisfazione».

 

Qual è stato il momento più bello quest'anno?

«Certamente la vittoria a Misano, di fronte a tutti i miei tifosi. Sono riuscito a tornare sul gradino più alto del podio in una gara in Italia dopo 5 anni dall’ultima vittoria ed è stato fantastico! Ho amato quella gara. Mi sono divertito molto e ho provato davvero belle emozioni. In realtà mi sono divertito ancora di più nella seconda vittoria della stagione, in Australia, perché a Misano ero troppo emozionato e non sono riuscito a “godermela”. Invece a Phillip Island sono riuscito ad apprezzare il primo posto. Mi sono divertito e mi sono gustato la vittoria».

 

Dopo due anni passati in Ducati, ora sono passate due stagioni dal tuo ritorno alla Yamaha...

«Nel mio cuore io mi sento al 100% un pilota Yamaha. Ho avuto una lunga carriera, ho corso con diverse moto “factory” ma i momenti più belli sono senza dubbio legati a Yamaha. Mi trovo perfettamente a mio agio con il team, mi piace molto la M1 e sono felice di avere rinnovato per altri due anni. Ne approfitto per ringraziare tutti i ragazzi che lavorano al progetto MotoGP e che mi hanno permesso di ottenere questi risultati. Ringrazio tutti. È davvero un piacere lavorare con loro».

 

 

Ti sei allenato duramente per tornare a essere vincente. Hai passato tante ore in palestra. Quanto è difficile, soprattutto per un pilota che come te ha vinto tanto, reagire mentalmente all’assenza di risultati? 

«Secondo me il segreto sta nel capire se vuoi ancora fare parte del gioco. Devi dimenticare tutte le vittorie che sei riuscito ad ottenere in passato, devi avere grande umiltà ed essere consapevole che più vai avanti e più devi lavorare. Se invece ti siedi sugli allori e pensi ai nove mondiali e alle gare vinte, oppure che il tuo modo di guidare vada bene così, beh, tanto vale rimanere a casa! Lo sport, gli avversari, le gomme e le moto cambiano e tu non puoi stare fermo a guardare. Devi metterti in testa di lavorare sempre di più e sempre più forte».

 

La storia di questo sport insegna che tanti piloti di talento, alle prese con momenti negativi, si sono arresi. Quanto sono importanti le motivazioni?

«Secondo me le motivazioni sono molto importanti, direi fondamentali. La domanda che ci si deve porre è ‘perché si corre?’ Io corro perché mi piace, perché provo un grande gusto quando lo faccio. Mi piace mettere a posto la moto e mi piace guidarla in pista. Questo significa che le motivazioni sono ancora altissime, anche dopo tanti anni».

 

L’anno scorso hai detto che ti eri messo in discussione come pilota, ma quanto lo hai fatto veramente? Credevi davvero di non essere più in grado di lottare per la vittoria?

«Mettersi in discussione non vuol dire non crederci più. Non ne avevo la certezza, ma ero abbastanza convinto di potere fare molto meglio. Sono tanti anni che corro contro piloti fortissimi. Spesso mi hanno fregato ma ancora più spesso li ho fregati io! Quando hai trentacinque anni e i tuoi avversari ne hanno dieci in meno, e soprattutto sei reduce da tre stagioni difficili, allora è necessario farsi un esamino di coscienza e pensare che il problema possa essere anche tu!».

 

Nella seconda parte di stagione hai lanciato un messaggio chiaro ai tuoi principali rivali: il prossimo anno ti batterai con loro fin dalla prima gara. Continui a pensare al tuo decimo titolo mondiale?

«Io ci credo, l’ho sempre detto. Dopo quest’anno, ci credo ancora di più. Perché siamo lì, siamo vicini. Certo, non sarà facile, perché Lorenzo l’anno prossimo sarà più forte e soprattutto perché quest’anno Marquez ha vinto tredici gare... dieci più di me... La differenza è tanta. Per colmare questo gap devo lavorare ancora di più su me stesso, lavorare meglio con Silvano e, certamente, anche Yamaha ci deve dare una mano. Quest’anno, soprattutto all’inizio, la Honda era più competitiva di noi e la prima metà della stagione è stata fin troppo facile per Marquez. Se lo vogliamo mettere in difficoltà, dobbiamo stargli più vicini fin dall’inizio».

 

A proposito di Marquez, quando tu vincevi con la Honda tutti dicevano che era grazie alla Honda, ma nessuno lo ha mai insinuato nei confronti di Marquez. Perché, secondo te?

«Ricordo che a quel tempo mi dispiaceva sentire questo tipo di commenti. Quando si vincono così tante gare, lo si fa insieme; è una simbiosi che cresce fra il pilota e la moto. La moto può anche essere la più veloce tra tutte quelle in pista, ma il pilota può fare la differenza. Quando vincevo io, dieci anni fa, tutti pensavano che fosse grazie alla moto. Mi spiaceva, ma oggi devo ringraziare tutti quelli che lo pensavano perché è grazie a loro se sono passato in Yamaha ed è stato un grandissimo gusto dimostrare a tutti che potevo vincere anche con un’altra moto. Perché non sia successo a Marc, non lo so. Forse sono semplicemente cambiati i tempi”.

 

Sono passati tanti anni dal tuo esordio nel Motomondiale. Quando ti guardi indietro, che cosa vedi?

«Una grandissima gioia. Gioia di essere pilota e di aver vinto tantissimo. Ho vinto gare e mondiali che proprio mi hanno fatto godere! Ho ricordi molto positivi quando penso alla mia carriera”.

 

E quando guardi avanti, oltre i prossimi due anni, che cosa vedi? Sarai maggiormente coinvolto nei tuoi attuali progetti come il Team di Moto3, la VR|46 Academy, la pista al Ranch?

«Sono tutti progetti bellissimi. Sono contento, è chiaro. Stare insieme a questi ragazzi mi piace molto, ci divertiamo ed è bello pensare al futuro. Mi spiace solo che a un certo punto io dovrò smettere di correre... Il Team, l’Academy mi saranno d’aiuto e serviranno a non farmi mancare le corse, ma non sarà la stessa cosa».

 

Durante l’ultima conferenza stampa a Valencia, tutti i piloti hanno lodato i tuoi successi sportivi. Per molti di loro sei un mito, un pilota straordinario. Indubbiamente ti procura orgoglio, ma c’è anche un po’ di malinconia? Come vivi questo essere mito?

«È motivo di orgoglio, naturalmente. Certo mi piacerebbe molto di più avere venticinque anni e non trentacinque, ma sono fiero di sentire certe cose e lo sono ancora di più per averle fatte! È bello ricevere queste attestazioni di stima e di rispetto da parte dei miei avversari più giovani, sapere che alcuni di loro guardavano le gare da piccolini e facevano il tifo per me!».

 

La moto può anche essere la più veloce tra tutte quelle in pista, ma il pilota può fare la differenza. Quando vincevo io, dieci anni fa, tutti pensavano che fosse grazie alla moto. Mi spiaceva, ma oggi devo ringraziare tutti quelli che lo pensavano perché è grazie a loro se sono passato in Yamaha

Che cosa pensi dell’ultima gara a Valencia? Che cosa pensi del fatto che doveva essere un’ultima gara difficile, mentre hai chiuso con una pole position e un podio?

«Valencia è sempre stata una gara difficile per me. Ho sempre lottato molto in passato per ottenere buoni risultati, ma è sempre stata una gara complicata, di conseguenza quello di quest’anno è stato un grande risultato. Ottenere la pole position e finire la gara in seconda posizione è stato davvero importante, specialmente perché la gara non era affatto facile e le condizioni erano molto pericolose. Sono rimasto concentrato e non ho commesso errori. Ho fatto una bella stagione, secondo nel mondiale, tanti podi e due vittorie. Anche i test sono stati positivi. Ora dobbiamo lavorare meglio per il prossimo anno. L’anno di Marquez è stato migliore del mio e ciò significa che dobbiamo migliorare. Durante i test abbiamo provato cose interessanti; sono stati test positivi ma non è sufficiente. Davanti a noi abbiamo un inverno ‘importante’. Dobbiamo farci trovare pronti all’inizio della prossima stagione».

 

Ora si stacca la spina, c’è un po’ di tempo per riposare. Come vivrai questa fase?

«Fatti i test finalmente si può staccare la spina davvero, ma non per molto. Devo continuare ad allenarmi! Rimarrò a casa a riposarmi e abbiamo anche qualche bella giornata in programma, come quella al Rally di Monza, il 30 novembre. Dicembre e gennaio sono i nostri veri mesi di vacanza! A me piace andare con lo snowboard in montagna, stare con i miei amici. Niente di speciale, basta stare bene e divertirsi!».

Fonte: Movistar Yamaha MotoGP