Intervista a Jacub Smrz

E' giovane e corre in un team privato, ma ha interrotto il record di pole di Ben Spies a Misano ed è salito sul podio ad Assen. Conosciamolo meglio, ci riserverà molte sorprese
7 luglio 2009

Abbiamo incontrato Smrz a Donington prima delle due gare della domenica dove Kuba, così si lo chiamano gli amici, non ha raccolto molto (un nono posto ed una caduta) pur essendo partito in seconda fila ed essendo riuscito il sabato ad entrare nell'ultima fase della Superpole. Jacub è una persona riservata che prende molto sul serio il suo lavoro e basta scambiare poche parole con lui per capire quanto sia innamorato delle corse e del mondiale Superbike in particolare. Pur avendo solo venticinque anni corre come professionista da circa nove anni e dopo un passato in GP 125 e 250 è ora uno dei protagonisti del campionato delle derivate dalla serie. Jacub in alcuni momenti della nostra intervista ci è sembrato un pilota di altri tempi. Schietto me senza tanti fronzoli. Uno di quei piloti che "ci danno il gas" senza mai nominare il chattering o i problemi psicologici che invece sentiamo sempre più spesso tirati in ballo da molti piloti, e purtroppo, proprio da quelli più giovani. Rispettoso senza mai essere accondiscendente o ruffiano, deciso e sicuro di se senza mai essere arrogante. Basta sentire come parla del suo team e del suo team manager per comprendere che forse c'è ancora qualcuno nel mondo delle corse che dà valore all'amicizia e alla riconoscenza. Proprio nei giorni successivi alla nostra intervista, il team Guandalini ha fatto sapere di voler far vale l'opzione che vanta nei confronti del pilota della Repubblica Ceca che quest'anno ha avuto la sua definitiva consacrazione nell'Olimpo della Superbike con la pole position conquistata a Misano ed il podio di Assen.

L'intervista a Smrz
Come hai iniziato a correre?
Mio padre correva in moto quando in Rep Ceca c'era ancora il regime comunista e per questo gli venne chiesto di organizzare una gara riservata ai 50 cc e quella fu la mia prima corsa su una moto stradale. In precedenza avevo utilizzato moto da speedway e da cross, ma solo per divertimento. Mio padre mi ha aiutato anche a superare le difficoltà iniziali e nel 1996, a soli quattordici anni, ho potuto partecipato ad alcune gare del campionato nazionale 125 della Repubblica Ceca e della Germania. Nel 1998 mi sono affacciato al campionato Europeo, ed ho corso due sole gare, mentre nell'anno successivo ho partecipato a tutto il campionato Europeo terminando al decimo posto. Nel 2000 mi sono laureato vice campione Europeo della 250. Un annata che non posso scordare in quanto nel campionato vinto da Diego Giugovaz feci delle belle gare con piloti del calibro di Mika Kallio e Gabor Talmacsi. In quegli anni il campionato Europeo era molto competitivo, con molti piloti iscritti e tanto agonismo. Nel 2001 feci il grande salto nel mondiale GP125 e l'anno successivo nella 250 mondiale. Correvo con una Honda privata e mi impegnavo sempre al massimo senza però raccogliere i risultati sperati. Sono restato nel mondiale delle due tempi per cinque anni ed ho corso un totale di 94 gare.

E come è avvenuto il passaggio alla Superbike?
Nel 2007 avrei dovuto correre ancora in 250, ma all'ultimo momento il mio team mi preferì un altro pilota ed io mi ritrovai a piedi. C'era la possibilità di correre per il team di Caracchi e non me lo feci ripetere due volte. Una decisione che ancora oggi sono felice di aver preso. Mi sono ritrovato in Superbike quasi per forza ed in un momento per me abbastanza difficile, ma in Superbike è iniziata la mia seconda carriera e sono davvero felice di essere qui e fare parte dei piloti del mondiale Superbike.

Non rimpiangi nulla della GP?
No. Non rimpiango la GP perché preferisco l'ambiente della Superbike. Mi piace l'atmosfera che si respira qui, dove tutto è forse un poco meno professionale, ma più divertente. Nel paddock i piloti si incontrano, si parlano e si scambiano impressioni senza problemi. E' un clima amichevole che mi piace molto.

Dopo un primo anno con Caracchi sei passato al team Guandalini.
Il primo contatto con il team Guandalini avvenne a Misano, dove incontrai una persona che non parlava inglese, ma che mi fece capire che il suo team intendeva gareggiare l'anno successivo nel mondiale Superbike. Il team Guandalini era impegnato nell'Italiano Superbike con Luca Conforti e Norino Brignola e pensarono a me per il grande salto nel mondiale. Ci incontrammo altre due o tre volte e a Vallelunga firmai il contratto che mi legava a loro per l'anno successivo.

Fu una buona scelta?
Un ottima scelta. Mirco Guandalini, il proprietario del team, è una persona eccezionale. Ho un ottimo feeling con lui ed è importante per me sapere che in caso di bisogno io posso contare su di lui. L'atmosfera che si respira nel team è molto buona. Ognuno cerca di dare il massimo per svolgere al meglio il proprio lavoro. Io devo solo pensare a salire in sella e a dare il gas.

E da quest'anno anche Pierfrancesco Chili fa parte del vostro team.
Frankie è molto importante per il team. E' un grande personaggio e nonostante abbia smesso di correre da alcuni anni è più famoso di molti dei piloti che sono ancora in attività. Ha una grande esperienza ed è entrato subito in sintonia con tutti noi e questo è molto importante. Come dicevo prima il clima che respiriamo nel team è ottimo e questa è una cosa determinante per un pilota. Nel passato ho vissuto situazione diverse che hanno condizionato le mie prestazioni ed i miei risultati mentre in questo team tutti cercano di mettermi a mio agio ed io riesco a dare il massimo.

Lavilla ha sostituito Roberts. Pensi sia un vantaggio per te avere a fianco un pilota esperto come Gregorio?
Mi trovo bene con lui. E' un pilota esperto e a volte ci scambiamo dei pareri e riusciamo a risolvere alcuni problemi. Lui non conosce bene questo moto quanto me, ma è un vero professionista e sta facendo notevoli progressi. I suoi risultati sono importanti per il nostro team e ci aiutano a crescere e a migliorare.

Come mai lo scorso anno non riuscivi a ripetere in gara le ottime prestazioni che facevi registrare nelle prove?
Innanzitutto devo ammettere che non riuscivo a partire bene e questo molte volte non mi ha permesso di sfruttare la prima fila che avevo conquistato in prova. Inoltre non ero abituato a partire davanti e a competere ad alti livelli. Mi mancava l'esperienza e quel briciolo di cattiveria che invece serve moltissimo nei primi giri. Partivo male e non riuscivo a farmi largo nel gruppo. Di conseguenza dopo sole poche curve mi trovavo ad inseguire. Ma quest'anno sono cambiato. Ho modificato il mio tipo di allenamento ed ho imparato a dare il massimo sin dai primi giri.

Ed i risultati sono migliorati
Si, quest'anno sta andando abbastanza bene, però devo ammettere che non sono un pilota che riesce ad andare molto forte nei primi giri. Forse perché mi hanno sempre insegnato che cadere da metà gara in poi è una cosa possibile, ma che cadere nei primi giri, con tutta la gara ancora davanti, è da stupidi. Nella mia testa penso sempre che perdere una o due posizioni sia un male minore rispetto a perdere la moto da sotto il sedere.

Dopo tre anni in team privati quali sono ora le tue ambizioni ed i tuoi desideri per il futuro?
Voglio restare in Superbike e continuare ad impegnarmi per migliorare i miei risultati e la mia posizione in classifica. In questi tre anni sono riuscito a mettermi in mostra e a fare qualcosa di buono, ma devo ancora dimostrare di essere un top rider. Sono solo ottavo in classifica a quasi 200 punti dal leader e quindi devo ancora dimostrare tutte le mie capacità. Penso di restare ancora nel team Guandalini che mi ha appena fatto sapere di voler far valere il diritto di opzione previsto dal contratto che attualmente mi lega a questo team che ha fatto molto per me. Da parte mia farò di tutto per ripagarli della fiducia che hanno sempre dimostrato in me.

Quali sono tra i tuoi avversari quelli che ammiri e che ritieni essere i più forti ?
Un pilota che mi ha sempre impressionato è stato Haga che non ha mai vinto un mondiale solo per mera sfortuna. Però quello che mi ha davvero stupito è stato Ben Spies. E' arrivato qui senza conoscere le piste e nemmeno suoi avversari ed ha iniziato a vincere, gare e superpole. Sono fiero di essere stato, almeno sino ad ora, l'unico pilota che è riuscito a batterlo in Superpole, interrompendo il suo record di sette Superpole consecutive.

Cosa ti ha detto quando vi siete incontrati dopo che tu avevi interrotto il suo record?
Sono cose che non si possono ripetere (ride). Con Ben non posso dire che siamo amici, ma di certo ci stimiamo ed è una brava persona. Io lo ammiro molto non solo per le sue vittorie, ma soprattutto per la sua estrema determinazione, per la sua tremenda voglia di vincere. In questo devo ancora imparare da lui. Non so se resterà qui con noi in Superbike anche il prossimo anno, ma se dovesse andare in Gp di certo sarebbe un vincente anche in quel campionato.

E tu non hai ambizioni di Moto GP?
Io corro perché mi piace correre. Mi piace farlo in Superbike ma potrei farlo anche altrove. L'importante è correre in moto. Io amo le moto e anche se non ne possiedo una da strada sono un motociclista oltre che un pilota professionista. Io non corro per si soldi, ma perché amo questo mondo e sono felice di farne parte. La Moto GP? E' un campionato mondiale come lo è la Superbike.

La prossima gara si correrà a Brno, il tuo circuito di casa.
Si, però contrariamente a quanto in molti pensano, non è il circuito che io preferisco, A dire il vero non ho un circuito che prediligo più di altri, anche perché mi piacciono tutti. Sono tutti diversi tra di loro, ma ugualmente difficili da interpretare . Ogni circuito è per me una sfida e devo dimostrare di poter andare forte dappertutto. Mi piace il circuito di Phillip Island ma soprattutto perché è situato in un posto meraviglioso e mi piaceva Brands Hatch perché era un circuito molto difficile , ma purtroppo l'hanno tolto dal calendario della Superbike.

Moto private e moto ufficiali. Pensi vi sia ancora spazio per piloti e team privati?
Io guido una moto privata, ma sono riuscito a vincere una Superpole e in gara spesso arrivo davanti agli ufficiali. La mia moto è competitiva e quindi non mi pongo il problema. Il mio unico problema è sfruttare al massimo quello che il team mi mette a disposizione e fare del mio meglio. I team ufficiali hanno budget molto più elevati dei nostri, ma se noi diamo il massimo riusciamo comunque ad ottenere dei risultati e questo è l'importante. In Superbike i privati possono ancora farsi valere e non mi riferisco tanto a me, quanto ad Haslam o a Byrne che riescono a stare con i primi, con gli ufficiali. Almeno sino ad ora i privati non sono molto distanti dagli ufficiali e questo è il bello della Superbike e spero che resti sempre così. In MotoGP è diverso. I team ufficiali hanno delle moto uniche, dei prototipi ed i privati non dispongono certo degli stessi mezzi, ma qui noi utilizziamo moto derivate dalla serie e quindi sta ai nostri tecnici lavorare al meglio. L'unica incognita è data dall'elettronica, ma spero che in futuro l'elettronica possa essere limitata per dare modo ai piloti di esprimersi al massimo per le loro doti di guida e non in quanto dispongono del miglior supporto elettronico.

Carlo Baldi
Foto: Porrozzi

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