Intervista a Michel Fabrizio

Il pilota romano, con Haga nel team Ducati SBK, ci racconta le ambizioni mondiali, le fatiche per arrivare in una squadra ufficiale e il rapporto speciale con il grande Troy Bayliss
9 marzo 2009


Michel Fabrizio è senza dubbio uno dei migliori piloti che il nostro motociclismo abbia espresso negli ultimi anni.  Sin dalle sue prime gare in Superstock 1000 stupì tutti per il suo indubbio talento.  Ora è uno dei due piloti ufficiali della Ducati nel mondiale Superbike ed è, assieme a Biaggi, l'italiano che ci può dare le maggiori soddisfazioni.  L'abbiamo intervistato a Phillip Island al termine della Superpole che lo ha visto terminare al quinto posto.  Ecco il resoconto della nostra chiacchierata con il campione romano.

Intervista a Michel
Secondo anno in Ducati, come ti senti, come affronti questa nuova importante stagione?
Michel Fabrizio: "Quest'anno siamo partiti molto bene. La moto non è cambiata moltissimo e questo ci sta avvantaggiando rispetto ad altri team che hanno dei mezzi completamente nuovi. La base della nostra moto era già ottima, ma sono stati apportati ulteriori miglioramenti.  Rispetto allo scorso anno conosco meglio il team, le persone che vi lavorano e soprattutto ho capito cosa voglia dire correre per un team ufficiale. L'anno passato è stato molto importante per me. Ho toccato con mano e compreso la differenza che esiste tra una squadra privata ed una ufficiale".

In effetti la pressione è diversa ed è molta. Qui si "deve" vincere.
Michel Fabrizio: "Si è vero, ma la differenza è enorme anche dal punto di vista tecnico. Nel mio attuale team facciamo un lavoro enorme durante le prove ed i test. Niente viene lasciato al caso. Mi sono ritrovato per esempio a provare sette cannotti di sterzo diversi, mentre nei team privati non ne avevamo mai testato nemmeno uno.  L'anno scorso per me è cambiato il metodo di lavoro e la mentalità. All'inizio ha fatto molta fatica tanto che penso che solo nelle ultime gare io sia riuscito ad esprimere veramente il mio potenziale".

Ma facciamo un passo indietro, all'inizio della tua carriera.
Michel Fabrizio: "A sedici anni ho vinto il campionato italiano 125 SP, ma il mio primo vero anno di gare è stato quello successivo, quando partecipai al mondiale 125 GP. Ho passato un anno a  "chiudere i cancelli". Correvo nel  team Italia assieme ad Angeloni . Proprio ieri uno dei miei meccanici mi ha detto che ha rivisto in televisione una delle mie gare di quella stagione, nella quale sono caduto al terzo giro. Non mi ricordo molto di quel campionato se non che ero sempre in terra. L'anno successivo avevo deciso di smetterla con le corse. Troppe delusioni, troppi problemi. Mi ero messo a lavorare in una specie di fast food e facevo i panini. Ma ad una settimana dall'inizio del campionato Europeo Superstock  ricevetti una telefonata da Fabrizio Pirovano.  Avevano una moto disponibile ed avevano pensato a me. Era lunedì, feci la valigia e partii per Valencia. In gara arrivai sedicesimo. Però la moto ed il team mi piacevano. La gara successiva a Monza arrivai primo.  Fu una bella stagione che ricordo ancora adesso con piacere".

E l'anno dopo ti ritrovasti in Moto GP.
Michel Fabrizio: "Ero in ospedale perché avevo avuto un incidente alla guida di una Smart.  Mi chiamò un tizio di cui non ricordo il nome, per dirmi che la WCM aveva una moto per me. I programmi non erano molto chiari. Mi proposero di iniziare con la WCM , con la promessa che a metà stagione avremmo avuto a disposizione una Ducati. Non ci pensai due volte ed accettai.  Corsi tutta la stagione con la WCM e con un team che aveva molti problemi economici.  Un'annata difficile".

Però la moto GP è stata per te una bella vetrina.
Michel Fabrizio: "Sul bagnato, dove le doti di guida prevalgono sulle prestazione della moto,  andavo forte e feci una bella gara ad Assen. Qualcuno si accorse che non andavo piano e l'anno successivo passai alla Honda Megabike, nel mondiale Supersport.  Terminai la stagione al quinto posto in campionato, con cinque podi.  Avremmo potuto fare meglio, sia io che il team, però è andata bene così.  La Supersport non era la mia categoria, ma non fu un anno negativo. L'anno successivo cambiai ancora team e categoria e feci il mio debutto in Superbike con il team DFX, sempre con una Honda.  Ci rimasi tre anni. I problemi erano tanti, feci tanta fatica, ma anche tanta esperienza e un bel risultato sulla pista di Brno".   

Quanti cambiamenti. Non deve essere stato facile.
Michel Fabrizio: "In effetti non fu proprio facile. In pochi anni ero passato dalla GP 125 alla Superstock, dalla Moto GP alla Supersport e quindi alla Superbike. Tutto cambiava rapidamente. Mi trovavo sempre catapultato in ambienti diversi, con moto e avversari diversi. Ero molto giovane e anche per questo mi adattavo in fretta".

E poi il grande salto nel team Ducati Xerox.
Michel Fabrizio: "Un altro enorme cambiamento. Il più grande ed il più importante. L'anno scorso potevo fare meglio. Ho buttato al vento qualche buona occasione in gara e ripensandoci avrei potuto finire meglio anche nella classifica del campionato. Però ho avuto anche dei problemi fisici ad un braccio che ho risolto  con un intervento chirurgico, ma devo ancora fare molta palestra ed una preparazione particolare durante l'inverno.  Adesso mi sento bene, ma nel 2008 ho spesso corso in condizioni fisiche precarie".

Rispetto ai primi anni però sei più maturo, più sicuro di te.
Michel Fabrizio: "Sì è vero. E lo devo anche alla mia famiglia, ad una moglie e a due bambini stupendi che mi danno molta serenità e mi sono sempre vicini".

E quest'anno?
Michel Fabrizio: "Quest'anno devo dimostrare di essere in grado di fare davvero bene. Tutti si aspettano molto da me ed io ho capito che devo dimostrare cosa valgo veramente. I miei tifosi, la gente, il team, tutti credono in me, ma è giunto il momento di fare il salto di qualità. Non che lo scorso anno sia andato male. Ho raccolto sette podi, ma ho anche fatto errori dovuti all'inesperienza. A volte ho imposto al team delle scelte che poi si sono rivelate errate, ma l'ho fatto consapevolmente. Non ero in lizza per il titolo e ho voluto fare esperienza, investire su me stesso, pur sapendo che avrei pagato di persona i miei eventuali errori.  Errori che non devo più ripetere, perché quest'anno voglio vincere. Quest'anno è tutto diverso".

Però anche nel 2008 molte volte hai dimostrato che con le giuste motivazioni riesci a raggiungere grandi risultati. Ricordiamo gara due a Vallelunga, quando volevi aiutare Troy a vincere il mondiale e ci eri riuscito, prima che poi lui cadesse e vanificasse il tuo sforzo.  Lo scorso anno qui in Australia dopo l'incidente in partenza di gara uno, mi ricordo che hai promesso a tua moglie di salire sul podio della seconda manche e lo hai fatto.
Michel Fabrizio: "Sì, è vero, però la determinazione non mi è mai mancata. Probabilmente mi è mancata la costanza, la consapevolezza di poter stare tra i top riders, la convinzione di poterlo fare. Ma quest'anno è diverso.  L'anno scorso bastava che qualcosa non andasse per il verso giusto ed io mi innervosivo e non trovavo quella serenità che ti consente di ragionare al meglio e di fare le scelte giuste.  Ora è diverso. Nelle prove qui a Phillip Island abbiamo avuto dei problemi e partirò dalla seconda fila. Questo però non ha turbato il mio equilibrio. Ho continuato a lavorare con i ragazzi del mio team e penso di aver fatto le scelte giuste per le gare di domani. Sento di avere una maggiore esperienza.  Inoltre da quest'inverno mi segue il preparatore che è stato al fianco di Bayliss e di altri importanti piloti . Stiamo facendo un buon lavoro e penso sarà determinante nel corso della stagione l'essere sempre al meglio della condizione psico-fisica".

A proposito di Troy Bayliss. Che compagno di squadra è stato per te? Dall'esterno sembrava che il vostro rapporto fosse ottimo.
Michel Fabrizio: "Era effettivamente un ottimo rapporto. Per me correre con Bayliss era come correre con un mito, un Dio. Pensa che lo scorso anno in Qatar verso il finale di gara lui era in crisi con le gomme ed io gli sono arrivato alle spalle. Gli ho fatto segno di togliersi, ma lui non ha capito. Avrei potuto comunque passarlo e salire sul terzo gradino del podio, ma non l'ho fatto.  Per me era una persona speciale, non solo un avversario o un compagno di squadra.  E continua ad esserlo. Pochi minuti fa, qui a Phillip Island al termine delle prove stavo leggendo i tempi e me lo sono ritrovato di fianco, a commentare con me i risultati della Superpole. Per me è sempre un'emozione particolare parlare con lui. Oggi è stato buffo vedere come si aggirava impacciato per il box.  Mi ha chiesto : "Sei sicuro di stare bene? Se non te la senti corro io".  Avrebbe fatto carte false per salire su una delle nostre Ducati. Ha ancora tanta voglia di correre.  Un'altra cosa divertente e particolare è che io ho spesso avuto compagni di squadra che poi hanno smesso di correre. Primi Frankie Chili, poi Steve Martin e ora Troy .....sarò mica io che li spavento a tal punto da farli smettere ? (ride)".

Lasciamo da parte Troy Bayliss e dimmi se ci sono stati o ci sono altri piloti che ti hanno impressionato.
Michel Fabrizio: "Senza dubbio Stoner. Casey è stato l'unico pilota che mi ha davvero colpito per la sua guida. Lui va forte veramente. Ho corso in pista con lui due anni fa, quando sono stato chiamato dal team Gresini per partecipare a qualche gara in Moto GP. Ho notato subito che aveva un feeling incredibile con la sua Ducati e guidava in modo impressionante. Qui in Superbike, a parte Bayliss, nessuno mi ha colpito particolarmente, anche se devo dire che di piloti bravi ce ne sono molti".

E Haga?
Michel Fabrizio: "E' una persona tranquilla, simpatica. Ancora non ci siamo confrontati con le messe a punto. Con Troy lo facevamo spesso anche se siamo troppo diversi e preparavamo le nostre moto in modo quasi opposto.  Lui aveva un modo di guidare molto particolare e se io avessi messo a punto la mia moto come faceva lui non mi sarei nemmeno qualificato e lo stesso valeva per lui. Però non è mai stato avaro di consigli e quando poteva mi aiutava".

Un tuo sogno, una tua ambizione ancora da realizzare.
Michel Fabrizio: "Vincere la mia prima gara in Superbike.  Penso che mi darebbe una marcia in più. Per il momento non penso al titolo. Però so che il titolo si conquista con le vittorie e con una continuità di risultati che per ora non ho avuto.  Ma vediamo come vanno queste prime gare e poi ti dirò a cosa punto quest'anno.  Ora ti lascio perché devo portare la famiglia in albergo.  La piccola, Micol, deva ancora mangiare".

Carlo Baldi

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