Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Pierfrancesco Chili ha iniziato a correre nel 1982 ed ha terminato la sua carriera agonistica nel 2006 all'età di 42 anni. Una carriera lunga, costellata di vittorie, di cadute, di gioie e di dolori.
Ma al di là dei risultati, Frankie è stato uno dei piloti più amati dai motociclisti di tutto il mondo. Ho la fortuna di averlo spesso vicino a me nelle sale stampa della Superbike e sono sempre tanti i giornalisti e gli appassionati che in ogni circuito gli si avvicinano per un intervista, un commento o un semplice saluto. Nessuno lo ha dimenticato. Mi sono chiesto spesso il perché di tanta notorietà e di tanto affetto per un pilota che, in fondo, non ha mai vinto un campionato del mondo, pur avendo partecipato a quasi tutti i più importanti campionati mondiali, nell'ordine : 125, 500, 250 e Superbike. Per cercare di capirlo ho approfittato della sua disponibilità e gli ho fatto questa intervista.
Frankie, come si sta senza le corse?
All'inizio è stata dura. Ho fatto il pilota per tanti anni e all'improvviso il mio mondo è completamente cambiato. Però era il momento giusto per dire basta ed ho smesso. Le mie condizioni fisiche non mi permettevano più di essere il pilota che ero stato sino ad allora e mi sono reso conto che non ero più in grado di lottare per vincere, per salire sul podio. Non riuscivo più a giustificare tutti gli sforzi che dovevo fare per allenarmi e mantenermi in forma. La decisione di smettere è venuta di conseguenza. Da allora non sono più salito su una moto. Ora sto cercando di restare in questo ambiente e di trovare una giusta collocazione che mi permetta di riversare il mio spirito agonistico e competitivo in un attività che mia possa dare delle soddisfazioni .
Vedremo un Chili team manager?
Mi piacerebbe molto gestire una squadra, però non voglio dovermi occupare della parte finanziaria, ma solo di quella organizzativa. Mi piacerebbe lavorare per mettere un team in condizione di competere ad alti livelli, ma non mi piace cercare gli sponsor. Penso che la parte finanziaria sia più facile da gestire per un team ufficiale di un'azienda che produca moto e che abbia più possibilità di reperire quelle risorse finanziarie che permettono ad un team di lavorare al meglio. Credo che ci sia sempre meno spazio per i team privati che di certo devono continuare ad esistere, ma che spesso, non avendo le risorse finanziare necessarie, non possono ambire ai quei risultati che invece io vorrei raggiungere.
Per il momento fai il telecronista e dai una mano a Michel Fabrizio.
Fare il telecronista mi piace e mi diverte, mentre per quanto riguarda Michel, cerco di aiutarlo evitandogli tutto quello che lo distoglierebbe dal suo impegno in pista e gli toglierebbe in parte il piacere di guidare una moto da corsa. Spero di essere in grado di fare per lui quel lavoro fuori dalla pista che a volte distrae i piloti e non consente loro di concentrarsi nel loro unico e vero lavoro che è quello di dare il massimo in pista e di lottare per la vittoria. Michel ha grandi possibilità e fa parte di una delle migliori squadre del mondiale Superbike. Voglio aiutarlo a sfruttare questa grande occasione.
Fabrizio è italiano ed è giovane, ma se leggiamo la storia della SBK troviamo ben pochi italiani che hanno saputo ottenere grandi risultati in questo campionato. Dobbiamo tornare ai tempi di Casoli, Falappa, Pirovano e... Chili. In GP invece ci sono molti giovani italiani che stanno dimostrando il loro valore. Ma in SBK e SS? Quale futuro ci attende?
Se parliamo di giovani hai ragione, ma non dimentichiamoci di un certo Max Biaggi. Max è un grande pilota e guida molto bene. Assieme a Michel è l'italiano più forte attualmente in Superbike. Tornando ai giovani vedo due o tre giovani interessanti che penso potranno avere un buon futuro. Attualmente però i giovani sono più portati verso il mondo della GP sia per un fattore economico sia perché la GP ha più visibilità della SBK. La GP viene vista come un mondo dorato dove si possono raggiungere fama e ricchezza ed è chiaro che i giovani ambiscano maggiormente a far parte di quel mondo piuttosto che a quello delle derivate di serie. A volte però per molti giovani questa ambizione si rivela un arma a doppio taglio perché fallire in GP spesso significa dover ricominciare tutto da capo o addirittura bruciarsi in modo irreparabile. Va poi detto che nel mondo della SBK forse ci sono troppi campionati. Probabilmente quattro categorie, Superbike, Supersport, Superstock 1000 e Superstock 600 sono troppe e rendono la classe regina, cioè la SBK, meno affascinante. Forse si disperdono troppe energie che andrebbero maggiormente concentrate in una classe unica, affascinante e competitiva come la SBK. Certo i giovani devono avere la possibilità di poter correre e fare esperienza, ma allora sarebbe meglio ridar vita e vigore ai campionati Europei (Chili ha vinto il campionato Europeo 125 nel 1985) dove i giovani potrebbero maturare e conoscere le piste, anziché spezzettare le gare delle derivate di serie come invece si sta facendo ora. Parlando di giovani, la Spagna penso sia la nazione che si stia muovendo meglio e stia facendo bellissime cose per i giovani. KTM organizza un campionato dove un giovane può correre anche se non dispone di grandi mezzi economici e questo aiuta molto chi si vuole avvicinare alle competizioni.
A suo tempo avevo presentato alla Honda Italia un progetto molto simile a quello della KTM, che prevedeva appunto un campionato monomarca. Questo mio progetto è stato ora ripreso da altri (Gresini) ed è stato realizzato in modo diverso, ma sono stato io il precursore e l'ideatore di questo progetto. Chi mi ha copiato è arrivato secondo e quindi... ho vinto ancora una volta.
Moto GP e SBK. Hai corso in entrambi i campionati. Non ti chiedo di farmi una classifica, ma spiegami cosa pensi di questi due mondi così diversi.
La GP penso si stia rivitalizzando e si stia riprendendo. Dopo gli anni dominati da Dohann nei quali sono mancati i grandi piloti che potessero contendergli la vittoria, da alcuni anni la GP è combattuta e avvincente. Il passaggio alle quattro tempi di 1000 cc si è rivelato troppo difficile ed eccessivo e la decisione di scendere a 800 cc è stata giusta ed azzeccata. Le GP sono molto agili e guidabili e lo spettacolo non manca. Purtroppo ultimamente l'elettronica sta diventando troppo importante e non vorrei diventasse più determinante del pilota stesso. Quest'anno abbiamo un grintosissimo Lorenzo, un Valentino che si sta riprendendo ed i soliti Pedrosa e Stoner. Sarà un bel campionato.
Non voglio fare paragoni e non penso che vi sia un campionato più facile di un altro. In ogni gara tutti i piloti vogliono vincere e nessuno è disposto a regalare niente al proprio avversario. Dopo due anni di SBK ricevetti una buona offerta per ritornare in moto GP ma scelsi di restare in questo mondo e sono contento di averlo fatto. Se avessi accettato quell'offerta probabilmente avrei smesso di correre qualche anno prima. La moto GP ti consuma presto. La pressione è maggiore. Devi fare il risultato perché gli interessi in ballo sono sempre molti e la tensione è molto alta e ti stanca, ti consuma. Il mondo della SBK è molto più umano e vivibile e mi piace per questo. Purtroppo vedo che qualcosa sta cambiando anche nel nostro mondo, ma spero che la SBK non segua la strada della GP e che si mantenga un mondo dove i soldi non siano la cosa più importante e determinante.
Un pilota come te, che la moto la guidava davvero e non ci si faceva portare a spasso, cosa ne pensa dell'elettronica?
In Qatar nel 2005 il mio team iniziò ad utilizzare l'elettronica sulla mia moto. Certo l'elettronica non era così avanzata come lo è ora, ma ricordo che dopo due giorni di prove ho richiesto che mi togliessero tutti quegli strani dispositivi che non mi consentivano di guidare come volevo io. In due giri abbassai il mio tempo sul giro di un secondo e mezzo. Io che ho guidato per anni senza il controllo della trazione mi divertivo di più a guidare la moto senza elettronica. Certo l'elettronica aiuta i giovani a cadere di meno, ma per contro ha tolto un poco di spettacolo e del piacere di guidare la moto d'istinto. Nel mio caso il controllo della trazione io l'avevo già ed era nel mio polso destro. Quello elettronico era di troppo. Io preferivo fare scivolare la moto dove mi serviva farla scivolare e se la moto si impennava mi piaceva prolungare l'impennata e non sentire il motore calare di giri per far abbassare la ruota anteriore. No. L'elettronica non fa per me.
E allora cosa pensi di questa nuova generazione di giovani che invece l'elettronica la sfrutta al massimo e sembra avvantaggiata rispetto alla generazione precedente che invece - come te - non la ama molto?
I giovani partono da zero ed imparano a guidare la moto con l'elettronica senza fare troppa fatica perché è più facile imparare qualcosa partendo da zero che non modificare abitudini e stili di guida. Le nuove generazioni si adattano meglio alle novità.
Ma ci sono ancora i personaggi? I piloti come Chili ?
Di certo anche attualmente ci sono molti bravi piloti che non devono tutto all'elettronica. Però il personaggio non nasce solo dalle vittorie o dai risultati. Un personaggio si crea da come vive la propria passione, da come si comporta con le persone che gli vivono accanto. Io non ho vinto tanto quanto ha vinto per esempio Dohaan, ma probabilmente io sono più amato e più popolare di lui perché il mio modo di manifestare la mia gioia o anche il mio dolore, mi avvicinava di più al pubblico degli appassionati, ai motociclisti. Io non ho mai cercato di essere un personaggio, ma sono sempre stato sincero con me stesso e con gli altri. Se ero arrabbiato lo dicevo senza mezzi termini. Se ero felice facevo tutti partecipi della mia felicità. Io il pubblico ho sempre cercato di avvicinarlo e non di allontanarlo come invece oggi fanno alcuni dei piloti più importanti.
Grazie Frankie
Carlo Baldi
1997 World Superbike Misano Race: