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Il team Althea ha vissuto a Donington una tappa importante sulla strada che può riportare la squadra italiana ai vertici del mondiale Superbike. Dopo alcune più che comprensibili difficoltà iniziali e dopo un periodo di apprendistato, ora il team Althea e il suo pilota si stanno confermando costantemente nelle posizioni che contano. Dopo le gare di domenica abbiamo incontrato Genesio Bevilacqua, l’uomo che questa squadra l’ha creata e la gestisce. Come sempre ha espresso il suo pensiero in modo chiaro e deciso parlandoci di Giugliano, di Biaggi e della Ducati.
A Donington avete vissuto il miglior weekend da quando siete passati ad Aprilia.
«Quando si inizia un nuovo percorso ci sono certamente dei meccanismi da mettere a punto. Noi abbiamo pagato lo scotto del noviziato ad inizio stagione, ma siamo stati sempre sereni e motivati, consapevoli di avere a disposizione un pacchetto molto competitivo, formato da un pilota giovane e di talento e da tecnici competenti ed affiatati».
Giugliano sta dimostrando una maturità in costante crescita.
«Stiamo parlando di un ragazzo di ventitre anni con il quale abbiamo impostato un programma di tre anni, iniziato nel 2011 quando Davide vinse la Superstock 1000 FIM Cup. Per far crescere un giovane occorre pazienza e fiducia, ma ora stiamo iniziando a raccogliere i frutti del nostro lavoro. Il talento di Davide è sempre stato evidente, ma in queste ultime gare il nostro pilota sta mostrando dei netti miglioramenti anche dal punto di vista della mentalità. Si sta adattando molto bene ad una moto per lui nuova come la RSV4 e in gara corre a stretto contatto con i piloti ufficiali senza timori reverenziali, dimostrando talento, abilità e carattere».
Se ne sono accorti tutti e forse il solo Biaggi nelle sue telecronache resta un poco critico nei confronti di Davide.
«Io purtroppo, seguendo le gare dal mio box, non ascolto le sue telecronache, ma in molti mi dicono che spesso Max è critico nei confronti di Davide. Parliamo di un ex pilota che ora fa il telecronista e che certamente imposta i suoi commenti secondo la sua mentalità e le sue idee. Però mi dispiace che un ex pilota romano tratti a volte con sufficienza e scarsa considerazione un altro pilota romano come lui, anche se molto più giovane. Un poco di sano campanilismo in questo caso forse non guasterebbe. Ma a parte questo aspetto, penso che comunque quando ci si trova davanti ad un giovane emergente che dimostra di avere del talento, questo vada incoraggiato. Le critiche quando sono giuste sono sempre ben accette, ma una parola di incoraggiamento farebbe bene sia a Davide che a Biaggi, che rischia invece di sembrare prevenuto nei confronti del nostro pilota».
E visto che parliamo di ex, cosa ne pensi della tua ex moto, della Ducati e del suo momento difficile?
«Dovreste riascoltare alcune interviste che io rilasciai proprio a voi di Moto.it alcuni mesi or sono (leggi l'intervista). Il mio pensiero nei confronti della Ducati è rimasto lo stesso. Quello che mi dispiace maggiormente è vedere quante difficoltà sta incontrando Carlos (Checa, ndr) sia come uomo che come pilota. Mi spiace vederlo sconfitto dal dolore, proprio lui che lo scorso anno a Phillip Island dopo essere caduto ad oltre 200 km orari andò poi a vincere gara due pur se dolorante. Vederlo ora che rinuncia a scendere in pista per un dolore ad una spalla mi fa pensare che Checa sia demotivato e questo mi spiace davvero tanto, perché conosco il suo carattere fiero e combattivo».
Tu conosci la Panigale avendone iniziato lo sviluppo assieme a Ducati. Pensi che prima o poi riuscirà ad essere competitiva in Superbike oppure non credi che quello della 1199 sia un progetto vincente?
«Io credo agli uomini più che ai progetti ed alle moto. Moto e progetti si possono facilmente modificare, ma le persone no. Penso che in Ducati ci siano delle componenti umane che ritardino il processo di crescita della Panigale. Abbiamo appena parlato di Checa ed è emblematico il fatto che io lo abbia lasciato da campione e che ora invece lui venga messo in discussione come fosse un novellino. Io ho sempre sostenuto che i risultati si ottengono con gli uomini giusti e che gli uomini giusti vadano valorizzati. Mettere in discussione Checa dopo poche gare, pensando di utilizzare Biaggi come collaudatore, quasi come se Max potesse lavorare meglio di Carlos sulla Panigale, mi sembra un segnale di sfiducia nei confronti di una pedina determinante come potrebbe essere lo spagnolo per la Ducati. Dico questo a prescindere dal valore o meno della moto, ma faccio notare che tutti continuano a definirla come nuova, ma sono ormai due anni che gareggia in pista».