Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Milano – Ha avuto luogo nella serata di ieri 14 giugno 2012 presso la Libreria dell’Automobile situata al numero 43 di Corso Venezia, l’ottavo di nove incontri dell’edizione 2012 di “Quattro Chiacchiere con l’Autore”: ciclo di appuntamenti volta a mettere a contatto gli appassionati con alcune firme della letteratura motoristica. Ospite della serata è stato Claudio Porrozzi, che ha qui presentato il suo libro: “Superbike 25 Exciting Years”, un’opera la cui storia coincide con quella della Superbike stessa, che prese il via «nel 1988. In quell’aprile a Donington, in una gara freddissima e piovosa. Fin dall’inizio ci fu la sensazione che questo Campionato potesse essere qualcosa di particolare. Nato dall’idea di un ex pilota neozelandese, McLaughlin, si voleva creare un Campionato alternativo ai GP. Lui aveva corso negli USA e la cosa più difficile fu cercare di far convivere la realtà americana con quella europea.»
«A Donington ci fu il primo scontro, tra gli americani e gli europei, che vinsero questi ultimi su due moto italiane: Bimota e Ducati. Il Titolo del Mondo andò però quell’anno ad una moto giapponese guidata da un pilota americano, Fred Merkel; un personaggio un po’ particolare che fu più volte campione americano e che vinse con quella fame tipicamente statunitense, perché loro non mollano mai ed anche quando tutto sembra perso.»
«Lui si laureò Campione del Mondo anche l’anno seguente, dopodiché iniziò il ciclo di vittorie della Ducati, che causarono un cambiamento nel mondo delle corse, in quanto una bicilindrica risultò essere vincente contro le 4 cilindri. Da allora si sono svolti molti altri Gran Premi, ma il dominio rimase della Ducati. Questo anche perché la Casa italiana ha creduto moltissimo nella SBK e deve a sua volta molto alla stessa. La produzione di serie è praticamente coincisa con il Campionato delle derivate di serie, in quanto a Borgo Panigale si iniziarono a costruire moto sostanzialmente destinate a correre in questa specialità.»
«Un’altra Casa particolarmente competitiva, anche se con numeri inferiori, è stata la Honda, che vinse in modi diversi: con la RC30 nei primi due anni del Mondiale, quando praticamente costruì una moto in tiratura limitata destinata esclusivamente alle corse e, successivamente, con la RC45, un’altra quadricilindrica, che riuscì però a conquistare il titolo solamente una volta.»
«Dopo quanto fatto con queste due moto, Honda decise di togliersi lo sfizio di sfidare la Ducati con le stesse armi, costruendo una bicilindrica, la VTR1000, con la quale vinse un altro Titolo del
Honda decise di togliersi lo sfizio di sfidare la Ducati con le stesse armi, costruendo una bicilindrica, la VTR1000, con la quale vinse un altro Titolo del Mondo
Mondo. Questa architettura rappresentò però per il costruttore giapponese una breve parentesi, in quanto non aveva nessun collegamento con quella che era la sua produzione di serie, pertanto la cosa finì li. Honda ha poi successivamente vinto un altro titolo nella seconda metà degli anni ’90, in un momento molto particolare per il Campionato, quando questo attraversò un periodo di crisi e molte Case decisero di non presenziare in maniera ufficiale, sia per motivi regolamentari che produttivi.»
«Yamaha ha partecipato dal 1988, ma ha vinto un solo Titolo del Mondo per molte ragioni, tra cui soprattutto la mancanza di piloti adeguati, mentre Suzuki e Kawasaki - per completare l’elenco delle moto giapponesi - hanno fino ad ora vinto un Titolo a testa, ma questo anche perché hanno fatto molto affidamento a delle squadre satellite. Adesso è arrivata la BMW, che è arrivata a chiudere un cerchio molto interessante, in quanto ci sono 7 Case presenti che, grazie alla relativa vicinanza al prodotto di serie, hanno portato lo scontro a prolungarsi al di fuori della pista anche nell’ambito commerciale.»
«Nominate le moto come non menzionare i piloti? Alcuni sono sicuramente dei veri e propri simboli della Superbike, a partire da Troy Bayliss: un uomo che rappresenta benissimo il Campionato stesso. E’ forte, tecnico e umano. E’ adorato da tutti gli spettatori, poiché sempre disponibile con chiunque. Personaggio completamente diverso è Carl Fogarty, duro in pista, ma comunque sempre concreto, con 4 Titoli del Mondo all’attivo. Ci furono poi meteore come Roche, oppure Kocinski, quest’ultimo non molto amato poiché un po’ freddo. All’opposto ci sono dei personaggi amati come Chili, che non ha mai vinto ma che ha riscosso i favori del pubblico, soprattutto britannico, in quanto molto amato in Inghilterra, oppure come Falappa, che prima di terminare la sua carriera ha dimostrato di essere un personaggio assolutamente spettacolare. Negli ultimi due anni sono arrivati due personaggi molto importanti, ovvero Max Biaggi e Carlos Checa. Due persone molto diverse. Max è uno pubblicamente e apparentemente riservato e distaccato, anche se nel privato molto umano e molto alla mano, mentre Checa è un altro Bayliss, sempre disponibile in qualsiasi momento, mai arrabbiato – almeno ufficialmente – e molto onesto, in quanto sia che vinca o che perda riesce sempre a essere onesto e a fare una disamina lucida e obiettiva.»
«La SBK sta vivendo però in questo momento una fase molto importante, ovvero un sensibile cambiamento generazionale, perché alcuni “vecchietti”, come ad esempio Haga e Corser, hanno lasciato il posto a molti giovani, come Laverty, Rea e Haslam. Gli investimenti da parte delle Case sembrano inoltre continuare e, guardando al domani, anche grazie al seguito mediatico offerto da Mediaset, il Campionato potrebbe guadagnare una marcia in più. Il Mondiale SBK ha la caratteristica di essere quello degli appassionati – quelli che sanno di cosa si sta parlando – e aveva la caratteristica di essere un Campionato per pochi e, senza togliere nulla a LA7 che ha fatto un grande sforzo, Mediaset potrebbe fare realmente la differenza, anche in termini di sponsor.»
Cosa è cambiato dai piloti di una volta a quelli di oggi?
«I piloti cambiano, ma lo spirito resta. Melandri ad esempio si diverte molto. La forza della SBK è la sua enorme disponibilità umana, c’è più sportività. Se due piloti duellano in pista poi magari vanno a bersi una birra insieme (come è successo ad esempio a Rea e ad Haslam a Donington).» Cogliendo la palla servitaci dal nostro Carlo Baldi, che, tramite una lettera aperta, ha invitato Casey Stoner a valutare la SBK, in quanto lui si ritira dalla MotoGP poiché ha dichiarato di non divertirsi più.
Cosa potrebbe offrirgli secondo lei la SBK tanto da fargli cambiare idea?
«Sicuramente il divertimento. Lui non ha bisogno di avere una moto competitiva, ce l’ha già. Io ho visto rinascere molti piloti nel passaggio alla SBK, qui hanno potuto duellare e scendere dalla moto contenti. La SBK ha come plus la possibilità di confrontarsi con gli altri in maniera piacevole, senza avere delle timetables programmate e decise dall’organizzazione. La Superbike è più a dimensione d’uomo, permette di vivere di più. La MotoGP è molto più distaccata. I piloti, quando arrivano qui, capiscono la differenza e si adeguano immediatamente.»
La maggiore esposizione mediatica che porterà Mediaset, non rischia però di compromettere questa serenità che c’è nell’ambiente?
«In fine dei conti è solo un discorso televisivo. Tutto quello che c’è prima o dopo rimane tale, nel senso che potrebbe esserci soltanto un maggiore coinvolgimento da parte degli sponsor, ma non penso altro. Non credo che questo possa influire nell’essenza del Mondiale, anzi. Permetterà agli appassionati da casa di entrare ancora più in contatto con questa bella realtà, in quanto ciò che potrebbe portare dal punto di vista tecnico Mediaset costituirà certamente un plus notevole. Passare da una telecamera a tre cambia molto la situazione.»
BMW ha fatto una escalation particolare, nel senso che è forse la moto più efficace tra quelle di serie, eppure ha fatto fatica ad emergere nel Mondiale, almeno all’inizio, mentre nelle ultime gare si è visto che il potenziale è alto. Cosa è cambiato? Il cambiamento è dovuto solo ai nuovi piloti o c’è altro?
«BMW è entrata nel Mondiale facendo un errore di scelta della struttura, ovvero appoggiandosi ad Alpha Technik, che aveva una buona esperienza in Supersport ma che era rimasta qualche anno fuori dal Mondiale. Inoltre una buona parte dei tecnici BMW non era mai entrata in un autodromo. Erano persone di elevato livello tecnico ma senza esperienza di gara. Questo ha creato dei ritardi. Il potenziale di BMW è incredibile e hanno un grande bagaglio tecnico dovuto all’esperienza in F1 a cui poter attingere a piene mani.»
Un’altra moto nata molto bene è la Ducati 1199 Panigale. Può o non può correre lo stesso rischio dell’S1000 RR, ovvero quello di dover maturare prima di divenire competitiva?
«Diciamo che Ducati ha un’altra storia sportiva nella SBK. Non so come possano organizzarsi, ma ho letto da qualche parte che stanno riorganizzando la squadra ufficiale, ma molto dipenderà anche dalle scelte che verranno fatte dalla nuova proprietà. Sicuramente non faranno degli errori di apprendimento o di apprendistato. In Superstock non sta dominando, però il potenziale è elevato e credo che possa fare bene.»
La serata si è poi conclusa con il tradizionale aperitivo gentilmente offerto dalla libreria, durante il quale gli appassionati hanno potuto scambiare ulteriori “quattro chiacchiere con l’autore” per scoprire altri aneddoti e curiosità, oltre che per farsi autografare una copia del libro.
Alessandro Colombo