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Che la Dorna voglia mantenere separate la Superbike e la MotoGP è una cosa ormai risaputa, ma è anche una delle poche cose giuste e logiche che Carmelo Ezpeleta abbia affermato da quando è diventato il gestore dei mondiali delle derivate dalla serie.
Le sue recenti dichiarazioni di Madonna di Campiglio, ospite al Wroom della Ducati che presentava i suoi team MotoGP, sono infatti preoccupanti per i contenuti, ma soprattutto perché ci fanno comprendere come Dorna voglia modificare e addirittura stravolgere campionati che ancora non conosce a fondo e sui quali ha ancora una visione distorta da pregiudizi derivanti da anni di guerra fredda con Infront Motorsport.
Ezpeleta aveva debuttato a Motegi nell’ottobre del 2012 affermando che avrebbe diminuito la quantità di motori utilizzabili in Superbike. «In MotoGP per ridurre i costi abbiamo limitato il numero di motori a 6 per stagione –affermò in Giappone - e quindi faremo altrettanto in SBK, dove se ne utilizzano anche 39».
Successivamente qualcuno deve averlo informato che chi ne ha usati di più si è fermato ad una decina ed allora l’attenzione del boss della Dorna si è spostata sui costi delle moto. In occasione del Wroom Ducati Ezpeleta ha infatti dichiarato che le case dovranno fornire ai team le moto ad un costo non superiore ai 250.000 euro per la Superbike, mentre in Supersport il tetto scende a 100.000 euro. Nessun riferimento alle classi Stock perché verranno abolite.
Occorre che qualcuno informi il CEO di Dorna che attualmente le moto in Superbike costano anche meno di 250.000 euro e che addirittura alcuni team le moto le ricevono gratuitamente dalla case. Il costo delle moto non rappresenta certo la spesa maggiore nel budget dei team. Le voci di bilancio dove bisogna intervenire sono altre e riguardano i costi di logistica, del personale, dell’elettronica e di alcuni componenti. Bisogna che Ezpeleta comprenda che SBK e GP sono due mondi completamente diversi. Il problema del costo delle moto sarà probabilmente molto sentito in MotoGP, dove una moto in leasing può costare anche 2 milioni di euro, o in CRT dove il costo sembra si aggiri sul milione, ma in Superbike i costi sono notevolmente inferiori.
Certo non sarà facile dirglielo perché bisognerà anche spiegargli come mai moto di serie, con prestazioni molto vicine a quelle delle GP e superiori a quelle delle CRT, abbiano un prezzo dieci volte inferiore. Bisognerà comunicargli che con il crono fatto segnare nei recenti test di Jerez, Sykes e la sua Kawasaki Ninja ZX 10-R derivata dalla serie sarebbero partiti in prima fila nella gara della GP del 2012, al fianco dei prototipi Yamaha e Honda, la massima espressione della tecnologia motociclistica mondiale. O almeno così le hanno vendute… e a che prezzi !
Eppure Ezpeleta ha già incontrato le case ed i team a Ginevra a dicembre, ma evidentemente non si è fatto spiegare bene come funziona la Superbike. Occorre che Dorna inizi a gestire veramente i campionati delle derivate dalla serie e che quindi, vivendole dal loro interno, possa comprendere che i costi vanno ridotti, ma che i campionati non vanno snaturati e che la Superbike non deve essere ridotta ad una Stock 1000. Sarebbe un grave errore perché non diminuirebbe drasticamente i costi delle squadre. I team dovrebbero continuare a spendere svariate migliaia di euro per la parte elettronica e per i conseguenti ingegneri forniti dalle case e lo stesso sarebbe ad esempio per le sofisticate sospensioni, che costano nella manutenzione più ancora che nell’acquisto.
Tra le attuali Superbike e le Superstock c’è molta differenza e si può fare molto per ridurre i costi senza per forza tramutare in Stock la classe maggiore, che deve continuare ad essere importante ed interessante sia per le case motociclistiche che per i media. Le case devono continuare ad avere la possibilità di sviluppare i propri prodotti nelle competizioni e lo spettacolo deve restare quello attuale, per mantenere viva l’attenzione del pubblico e dei media, se si vogliono vendere i diritti televisivi.
Pensate che se la Superbike avesse corso con moto strettamente di serie piloti come Biaggi, Checa o Melandri (e per il futuro si parla anche di Rossi) avrebbero scelto questa categoria?
Pensate che se la Superbike avesse corso con moto strettamente di serie piloti come Biaggi, Checa o Melandri (e per il futuro si parla anche di Rossi) avrebbero scelto questa categoria? Occorre che la Dorna torni ad incontrare le case ma soprattutto i team, che senz’altro potranno spiegare che cancellare le classi Stock non servirebbe a nulla se non a spazzare via due classi che da sempre sono la vera fucina di piloti non solo per la Superbike, ma anche per la MotoGP/CRT. La Superbike non ne avrebbe nessun beneficio economico, visto che la maggior parte dei team della Stock non partecipano alla Superbike e verrebbe a mancare un importante ricambio di piloti, visto che proprio dalla Stock 1000 sono arrivati i vari Giugliano, Petrucci, Staring, Canepa, Fabrizio, Corti e tanti altri ancora.
Speriamo quindi che prima di mettere mano ai regolamenti, la Dorna inizi a gestire davvero la Superbike e ne comprenda il reale funzionamento. Anziché lanciare proclami sarebbe meglio che si occupino del calendario perché a meno di un mese dalla prima gara non ne esiste ancora uno definitivo e si rischia di perdere piazze importanti come Brno e Portimao per un campionato che potrebbe essere il più breve della storia della Superbike.
Restiamo comunque ottimisti perché siamo certi che l’azienda spagnola abbia i mezzi e le capacità per far funzionare al meglio il campionato più spettacolare del motociclismo. L’importante è che ne abbia anche l’intenzione.