Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Si è parecchio discusso di quanto è successo a Federcio Sandi ed il successivo incidente che ha purtroppo visto coinvolti i piloti Leon Camier e Jonathan Rea domenica scorsa all’autodromo del Nürburgring. Tanto si è detto e tante dichiarazioni sono state riportate dai media. Per porre la parola fine a quelle più spiacevoli il team Pedercini con un comunicato stampa dà la sua versione dei fatti. Lo riportiamo di seguito.
A seguito del comunicato emesso dal team Pedercini abbiamo contattato Donato Pedercini, general manager e fondatore del team di Volta Mantovana. Ecco cosa ci ha dichiarato.
Dal vostro comunicato traspare un poco di amarezza.
Se vogliono ci possono criticare per alcuni dei nostri risultati, ma non accettiamo che venga messa in discussione la nostra correttezza e la nostra competenza
«E’ vero, ma ci siamo rimasti veramente male. Se vogliono ci possono criticare per alcuni dei nostri risultati, ma non accettiamo che venga messa in discussione la nostra correttezza e la nostra competenza. Se ci fossimo accorti che la moto di Sandi aveva un problema al propulsore lo avremmo fermato immediatamente. Federico invece quando è arrivato al box ci ha parlato di un rumore strano ed infatti si era staccato un tappo dall’impianto di scarico. Il nostro pilota non ci ha riferito di nessun altro inconveniente, la moto si è regolarmente avviata e nessuno di noi ha avvertito il minimo segnale di una possibile rottura».
Tra l’altro Sandi ha percorso otto giri prima di rompere il motore.
«Esatto e purtroppo non ha avuto nessuna avvisaglia o nessun sentore che il motore si stesse rompendo, se no si sarebbe fermato subito. Purtroppo è andata così, sono cose che capitano. Anche noi molte volte siamo stati coinvolti in cadute e incidenti dovuti alla rottura di un motore e dall’olio lasciato in pista. Spero solo, di cuore, che Rea e Camier si riprendano e possano tornare in pista al più presto».
E delle affermazioni di Melandri secondo le quali Sandi non sarebbe dovuto rientrare in pista, in quanto non era in lotta per il mondiale? Cosa ne pensi?
«Penso che Marco abbia dato per scontato che la moto di Sandi avesse dei problemi al propulsore quando si è fermato al box dopo alcuni giri. Oppure è stato male informato. Ad ogni modo prima di fare certe affermazioni sarebbe meglio accertarsi di come siano andate effettivamente le cose. Si è vero, noi non siamo in lotta per il mondiale, ma lavoriamo duramente e con mezzi molto inferiori rispetto a quelli di altre squadre, cercando di fare del nostro meglio e di aiutare molti giovani a farsi largo nel mondiale. Con noi negli anni hanno corso piloti come Badovini, Neukirchner, Scassa e Salom, mentre in Stock abbiamo lanciato Staring ed ora si stanno mettendo in luce Savadori e Mercado, che hanno vinto a Monza e al Nürburgring».
E questo è il vostro quindicesimo anno in Superbike.
«Sì non siamo propriamente dei novellini e tra l’altro abbiamo dei motoristi molto validi. Siamo un team privato e non disponiamo dei budget dei team ufficiali, ma non per questo possiamo essere accusati di incoscienza o peggio ancora malafede. In quindici anni non siamo mai mancati ad una gara e nemmeno ad un impegno economico, anche a costo di sacrifici importanti per il team, ma anche per la nostra famiglia. Chiediamo solo rispetto. Pensiamo di meritarcelo».