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Enrico Folegnani è uno dei tecnici più conosciuti nel mondo delle competizioni motociclistiche. Nel suo personale palmares ci sono due titoli mondiali in 250 con Harada e Biaggi ed uno in Superbike con Troy Corser. Dopo alcuni anni passati a scoprire giovani talenti nei mondiali Stock (tra i quali l’argentino Mercado), quest’anno Enrico è rientrato nel mondiale Superbike, come direttore tecnico del team Red Devils Roma. Dopo un inizio non facile, ora Toni Elias, confermato da Andrea Petricca alla guida dell’Aprilia RSV4, sembra aver trovato un buon feeling con la moto italiana, tanto che ad Assen ha concluso al quinto posto, proprio davanti all’ufficiale Melandri. L’esordio dello spagnolo nel team romano era avvenuto ad Istanbul lo scorso anno (in sostituzione di Michel Fabrizio passato alla Honda) e lo spagnolo aveva stupito tutti con due ottime gare. Toni sembrava già perfettamente a suo agio sull’Aprilia, ma in seguito il suo finale di stagione fu avaro di risultati.
Enrico come mai Toni non è più riuscito a ripetere le ottime prove fornite al debutto in Turchia?
«Lo scorso anno io non facevo parte del team Red Devils, ma so che a Istanbul Elias andò molto bene. Va detto che a lui quel circuito piace molto e quindi la cosa non mi ha stupito più di tanto. In seguito però ha incontrato qualche difficoltà, che ha confermato anche in questo inizio di stagione. Per una serie di motivi, purtroppo la nostra squadra non ha potuto effettuare nessun test invernale ed abbiamo iniziato a lavorare con il nostro pilota solo in Australia. Ora stiamo cercando di recuperare il tempo perduto, con l’obiettivo di far si che tra pilota e moto si crei quel feeling e quella fiducia, che consentano e Toni di esprimere tutte le sue capacità. Riteniamo di essere sulla strada giusta».
Infatti ad Assen si sono visti i primi risultati.
«Parlando molto sinceramente noi riteniamo di essere un ottimo team, con una moto che è forse la migliore delle Superbike ed un pilota che ha già dimostrato in passato di essere un campione. L’obiettivo non può che essere quello di ottenere risultati importanti. Però ci serve tempo. Noi possiamo lavorare solo nelle prove e nelle qualifiche e questo significa che dobbiamo comunque sempre tener conto dei tempi sul giro per non pregiudicare poi l’esito delle gare. Non possiamo mai stravolgere la moto o provare cose particolarmente innovative, perché questo potrebbe farci perdere dei turni o compromettere la posizione di Eias in griglia».
La moto è cambiata rispetto a quella dello scorso anno?
«Ci sono state solo piccole modifiche ed alcuni cambiamenti stanno avvenendo ora. Aprilia ci tiene in grande considerazione e ci propone spesso nuove soluzioni o nuovi componenti (ndr : qui a Imola sappiamo che hanno ricevuto un nuovo forcellone) che noi siamo ben felici di testare e che ci aiutano ad aumentare la nostra competitività».
Ci sono piloti che devono effettuare solo pochi cambiamenti per sfruttarne tutto il potenziale, mentre altri hanno bisogno di più tempo e di qualche modifica, anche sostanziale, per andare forte
Questa RSV4 è stata sviluppata da Biaggi che ha uno stile di guida completamente diverso rispetto a quello di Melandri e a quello di Elias. In molti ritengono che Guintoli sia andato subito forte perché ha uno stile simile a quello di Max. Tu cosa ne pensi?
«E’ indubbio che questa RSV4 sia “figlia” di Max. Però non esiste una moto che possa andar bene solo per alcuni piloti. Entrando nello specifico della RSV4, posso dire che ci sono piloti che devono effettuare solo pochi cambiamenti per sfruttarne tutto il potenziale, mentre altri hanno bisogno di più tempo e di qualche modifica, anche sostanziale, per andare forte. Penso che Melandri stia cercando di adattare questa moto alla sua guida. Lui è uno “staccatore” e so che sta lavorando molto sulla sua moto per quanto riguarda l’ingresso in curva. E’ un aspetto della RSV4 sul quale abbiamo lavorato anche noi. Oggi però il nostro pilota è abbastanza soddisfatto di come la moto si comporta in ingresso curva e ora stiamo focalizzando i nostri interventi sull’uscita dalla curva».
Indubbiamente Elias ha uno stile di guida molto particolare, ma quando ha avuto a disposizione la moto giusta i risultati non sono mancati. Sia in MotoGP che in Moto2.
«Sì è vero. Io penso che quando un pilota sale su una moto vincente si è propensi a pensare di avere la moto migliore e si tende quindi a spingere il pilota ad adattarsi alla moto, senza ascoltare le su richieste. E’ un errore che hanno fatto in molti e ci sono anche casi eclatanti che lo dimostrano. La squadra deve lavorare per adattare la moto alle richieste del pilota, che a sua volta deve capire la moto e trasmettere ai suoi tecnici le sue esigenze. Certo non è un lavoro facile e per questo non sempre una moto che è vincente con un pilota, può esserlo anche con un altro. Nel nostro caso pensiamo di conoscere sia la moto che il pilota e stiamo lavorando per mettere entrambi nelle condizioni di essere vincenti. Se ci riusciremo siamo certi che Toni potrà regalarci grandi soddisfazioni».
Siete l’unico team privato in Superbike.
«E questo per noi è uno stimolo importante. Stiamo facendo grandi sacrifici e Petricca sta lavorando molto per permetterci di competere con le squadre ufficiali. Oltre ai nostri sponsor dobbiamo ringraziare anche l’Aprlia, con la quale stiamo lavorando a stretto contatto e con la quale esiste un grande scambio di informazioni».