Intervista a Danilo Soncini, proprietario del team Supersonic

Intervista a Danilo Soncini, proprietario del team Supersonic
Il team Supersonic è nato solo quattro anni fa ed è già una bella realtà del mondiale Superbike. Danilo Soncini, giovane e dinamico imprenditore, ci racconta i suoi progetti e le sue ambizioni | C. Baldi
10 settembre 2010

 
Tempi difficili per i team privati della Superbike. Oltre alla difficoltà di trovare un budget che consenta loro di affrontare tutta la stagione, resta poi l’arduo compito di lottare contro i team ufficiali che dispongono del meglio : budget, programmi di sviluppo e top riders. Davide contro Golia? Forse è proprio questa sfida ad indurre persone come Danilo Soncini ad investire tempo, denaro e tanto impegno in una squadra come Supersonic. Danilo è un giovane imprenditore di Parma, sposato e padre di una bambina che lo segue, assieme alla mamma, in ogni gran premio. Nell’arco di quattro anni la sua squadra è passata dal trofeo Moto Estate al mondiale Superbike proprio mentre i team privati della Superbike sono invece diminuiti. Tanto da essere ora in numero inferiore rispetto a quelli ufficiali. Anche quest’anno sono state due le squadre che hanno dovuto abbandonare il campionato dopo poche gare mentre una terza non ha nemmeno preso il via.

E la griglia di partenza della Superbike si assottiglia sempre di più. Quale futuro allora per le squadre private? Secondo Soncini il bello arriva proprio ora. La Ducati ha deciso di abbandonare la Superbike in forma ufficiale e questo potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova stagione per il mondiale delle derivate dalla serie. Non più team ufficiali sempre più agguerriti e costosi, ma moto date in gestione alle squadre private. Un freno all’esasperata e costosa ricerca della massima prestazione. Un ritorno alle origini ed allo spirito che ha fatto grande la Superbike.

Maggior spazio alle squadre private significa anche la possibilità di valorizzare i giovani talenti. Ed è quello che ha fatto il team Supersonic che quest’anno ha dato una grande possibilità a Luca Scassa ed è stato ripagato con risultati che nemmeno Danilo Soncini si aspettava all’inizio di questa avventura nel campionato più difficile del mondo. Ma il team Supersonic non si ferma qui. Tutti si sono ormai accorti di questa realtà “made in Parma” e mentre Ducati lascia, Supersonic raddoppia.

Dal Campionato italiano Stock al mondiale Superbike. Com’è nato questo progetto?
«Inizialmente l’intenzione era quella di fare la Superstock 1000 Fim Cup ma erano sorte alcune difficoltà e contemporaneamente avevo conosciuto Luca Scassa ed avevamo iniziato ad abbozzare questo ambizioso progetto. All’inizio sembrava solo un sogno, ma invece lavorandoci molto siamo riusciti a realizzarlo.»

Ed hai scelto Ducati. Perchè?
«Il mio capotecnico ha sempre lavorato sulle Ducati e le conosce bene . E’ stato lui a consigliarmi di utilizzarle nel mondiale Superbike. Il mio team aveva sino ad allora utilizzato moto Honda ma nella Superbike le Honda private non sono mai riuscite ad emergere. Ducati invece è una garanzia : acquisti le moto, le dai in mano ad uno staff tecnico valido, ci metti sopra un bravo pilota ed il gioco è fatto. Puoi andare forte da subito. Io credevo molto nel mio team e in Luca Scassa e grazie al nostro e ad un pizzico di fortuna ora siamo qui. Abbiamo dato il massimo sin dall’inizio per dimostrare che eravamo in Superbike per competere e non per fare numero.»

Esiste ancora spazio nel mondiale Superbike per un team privato?
«I team privati rappresentano il futuro delle Superbike. L’abbandono del team ufficiale della Ducati ha confermato che in futuro la competizione non sarà più tra le grandi case produttrici, ma tra le squadre private che, più o meno appoggiate dalle case stesse, utilizzeranno moto derivate dalla serie, moto che si possono realmente acquistare dai concessionari. Bisogna che il mondiale faccia un passo indietro per far riviere il vero spirito della Superbike. Il mondiale delle derivate dalla serie ha visto in questi anni la lotta tra ben sette case ufficiali. Abbiamo assistito ad una corsa alle prestazioni ed alla ricerca di un elettronica sempre più sofisticata. Ora però anche i produttori e le squadre ufficiali devono fare i conti con la crisi economica. Penso che questa corsa alla prestazione ed all’elettronica si stia fermando. Le moto di serie ultrasportive sono già ad un livello molto alto con prestazioni incredibili ed è anche per questo motivo che le vendite delle moto racing sono in calo. Le case lo hanno capito e la tendenza sta cambiando.»        

I team privati in effetti sono diminuiti e sino ad ora sono state le case a dettare legge in Superbike anche per quanto riguarda le decisioni ed i regolamenti.
«I team privati nuovi come il mio, all’inizio vengono guardati con un poco di diffidenza. Tutti attendo di sapere se sei un team che entrerà in pianta stabile in questo campionato o se, come purtroppo è successo in passato, durerai solo pochi gran premi. Noi abbiamo superato questo scoglio ed ora con qualche buon risultato stiamo attirando anche l’interesse dei media. Certo la vita del team privato nel mondiale Superbike non è facile. Dobbiamo lottare con aziende molto grandi che possono stanziare budget proibitivi per noi privati. Gli ufficiali hanno grandi budget, tecnici preparati e piloti di alto livello. Le squadre private devono invece sfruttare al massimo tutto quello che hanno, cercando in tutti i modi di emergere e fare risultato.»

Ed il team Supersonic è riuscito ad emergere? Come consideri questa tua prima stagione in

Luca Scassa
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 Superbike quando mancano solo due gare al termine?
«Il nostro bilancio è senza dubbio positivo. E’ stato l’anno del nostro debutto, con un pilota che era stato lasciato a piedi ed una struttura in gran parte nuova. Siamo soddisfatti non solo per i risultati ma, come dicevo prima, anche la maggiore considerazione della quale godiamo ora rispetto ad inizio stagione sia da parte dell’organizzazione del campionato che da parte dei media e delle case produttrici. Questo per noi equivale ad un podio. Scassa si è spesso classificato nelle prime dieci, quindici posizioni ed abbiamo fatto bene anche in Superpole. Siamo soddisfatti di quanto abbiamo fatto, ma non lo considero un punto di arrivo bensì una base di partenza.» 

Ed il prossimo anno? Resterai con Ducati o cambierai moto?
«Come tutti anche io mi sto guardando intorno per capire cosa sia meglio per la mia squadra. La trattativa con Ducati va avanti e da Borgo Panigale ci hanno confermato che per noi ci sono le moto e tutta la tecnologia che una volta apparteneva solo alla squadra ufficiale. Però senza la loro squadra ci sarà uno sviluppo? E la nuova 1200 che verrà utilizzata nel 2012 non potendo contare su di un team ufficiale che ne cura la messa a punto per la pista sarà competitiva? E noi privato come verremo seguiti? Sono tutti fattori che dobbiamo valutare anche perché ci sono state offerte altre possibilità che stiamo attentamente valutando.»

E vorresti ampliare il team con due piloti?
«Sì. Non è facile ma ci stiamo provando. Il momento non è dei più semplici e gli sponsor scarseggiano, però non ci vogliamo fermare. Non possiamo adagiarci sugli allori e vogliamo crescere. Quando quattro anni fa ho costruito questo team ci siamo iscritti al Trofeo moto estate. L’anno successivo abbiamo vinto la Premeir Cup e l’anno dopo abbiamo partecipato al Campionato Italiano Velocità. Il nostro obiettivo però era il mondiale Superbike e ci siamo riusciti. Ora il target è quello di restare in questo campionato per crescere e fare sempre meglio. »

Hai già scelto i piloti per il prossimo anno?
«Ancora no. E’ chiaro che la priorità è quella di continuare con Scassa con il quale è in corso una trattativa che spero vada a buon fine. Però il mercato quest’anno è molto attivo ed a mio parere sono molti i piloti che a novembre si ritroveranno senza moto. Mi piacerebbe un pilota consistente e soprattutto che creda in noi e nel nostro progetto.»

In bocca la lupo Danilo.

 

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