Intervista a Luca Scassa

Intervista a Luca Scassa
Una chiaccherata con Luca che ci racconta quali traguardi si aspetta di raggiungere in sella alla sua Ducati ad Assen e nel campinato SBK | C. Baldi
22 aprile 2010

Nel 2008 Luca Scassa si è laureato campione italiano Superbike, riportando in auge il marchio MV Agusta ed un’azienda che ha fatto la storia delle competizioni motociclistiche. Dopo alcuni anni trascorsi a gareggiare e a vincere nella Stock 1000, il pilota toscano è approdato alla Superbike, prima nazionale e poi mondiale. E’ da sempre considerato uno dei giovani italiani più promettenti ed in varie occasioni ha dimostrato di avere del talento, anche se per molti motivi sino ad ora non è riuscito ad esprimersi ad alti livelli con continuità. Lo abbiamo contattato poco prima che partisse per Assen. Ecco il testo della nostra chiacchierata.

Luca, un buon inizio di stagione il tuo. A Valencia sei andato per due volte a punti.
Sì, sono abbastanza soddisfatto. Specialmente nelle due gare di Valencia sono andato forte. Mi sono messo alle spalle qualche pilota ufficiale e sono arrivato a ridosso di Lanzi e Xaus.

La tua partecipazione al mondiale Superbike è stata in forse per molto tempo, poi sei entrato a far parte del team Supersonic.
A Dicembre ero ancora a piedi e proprio durante le vacanze Natalizie sono stato contattato tramite Facebook da Danilo Soncini (team manager del Supersonic Racing Team). Trovare una sistemazione nel mondiale Superbike tramite Facebook è una cosa un poco strana, ma è andata proprio così. Potenza delle nuove tecnologie. Successivamente ci siamo incontrati e abbiamo trovato l’accordo che mi consente di partecipare per il secondo anno consecutivo al mondiale delle derivate dalla serie.

Certo la vita per i piloti italiani non è facile. Chi vince il British Superbike va in una squadra ufficiale (tra l’altro italiana) mentre chi vince la Superbike nel CIV fa fatica a trovare una sistemazione. Di chi è la colpa secondo te?
E’ il sistema che non funziona. I team manager della Superbike evidentemente reputano che il campionato italiano non sia all’altezza di altri campionati nazionali. Forse hanno ragione, però di piloti validi nei nostri campionati ce ne sono ed hanno un ottimo potenziale. Purtroppo è molto difficile poterlo dimostrare, perché difficilmente viene loro data la possibilità di esprimersi con mezzi competitivi a livello internazionale. Va anche detto che molte volte noi italiani siamo un poco provinciali, mentre al contrario dovremmo avere una mentalità più aperta ed essere più pronti e preparati di fronte ad una platea internazionale. Per molti di noi esiste ancora il problema della lingua e ad esempio i giornalisti stranieri ancora si stupiscono del fatto che io, essendo italiano, possa sostenere un intervista in inglese.

Merito anche della tua esperienza negli U.S.A. Cosa ti è rimasto di quell’anno trascorso nell’AMA?
Innanzitutto ho avuto la possibilità di conoscere Ben Spies. A parte la battuta, è stato un anno molto importante per me. Sono diventato un pilota professionista, ho viaggiato molto, conosciuto piste nuove, avversari nuovi, mentalità e culture diverse. Sono cresciuto molto come persona oltre che come pilota.

Biaggi ha 39 anni come Corser, Haga 35, Checa 38. Tu sei ancora un bimbo al loro confronto. Ma bisogna essere piloti molto esperti per correre in SBK ?

Se penso che Bayliss ha iniziato a correre in moto a 25 anni, io che ne ho 27 è come se avessi appena iniziato. In effetti per correre in Superbike serve esperienza. Io in pista vedo da vicino piloti come Haga, Corser o Biaggi, e devo dire che non fanno nulla di eccezionale, però si adattano benissimo alle rispettive moto e ne sfruttano al massimo il potenziale. Questo significa avere del talento, ma anche molta esperienza. Per un ragazzo giovane in effetti è più difficile portare al massimo una superbike e anche per questo nel nostro mondiale abbiamo molti piloti non più giovanissimi.

I piloti privati che riescono ad ottenere i migliori risultati utilizzano, come te, delle Ducati. E la miglior moto del lotto?
La Ducati è la moto più semplice da portare al limite. Inoltre la casa di Borgo Panigale ti fornisce parte del suo know how, acquisito in anni di competizioni ad altissimo livello e poi le loro moto sono senza dubbio molto competitive. Certo poi bisogna essere in grado di sfruttare tutto questo. Fare i risultati che stiamo facendo io, Lanzi o Smrz non è cosa facile. Per quanto mi riguarda io sono ancora all’inizio del mio apprendistato con la Ducati. L’appuntamento di Portimao è stato quasi un test per me e per la mia squadra, però già a Valencia le cose per noi sono migliorate e spero di continuare su questa strada.

Settimo nella prima sessione della Superpole a Portimao. Nono nella prima sessione della Superpole a Valencia. Ti stai specializzando nella Superpole?
Il mio feeling con la Ducati sta crescendo, anche se devo acquisire ancora maggior confidenza con l’anteriore. In Superpole con la gomma morbida riesco a sfruttare al meglio il motore della mia 1198 e a fare dei buoni risultati. L’obiettivo è quello di riuscire a fare gli stessi risultati anche in gara e ritengo che da metà stagione in poi saremo in grado di farlo.

Quali sono le tue ambizioni per questa stagione 2010?
Innanzitutto spero di poter fare tutte le restanti gare del campionato. Noi privati dobbiamo sempre fare i conti con un budget che è sempre più difficile racimolare. Il mio desiderio è quello di andare sempre a punti e di entrare quando possibile nella top ten. Fa parte degli obiettivi che mi prefiggo per la mia carriera. Lo scorso anno ero al debutto e cercavo di entrare il più possibile nei primi quindici. Ora, nel mio secondo anno, le ambizioni sono maggiori e punto alla top ten. Chissà che il prossimo anno non possa disporre di mezzi che mi consentano di puntare alle primissime posizioni?

Assen, l’università della moto. Cosa ne pensi del tracciato olandese?
Non è tra le mie piste preferite. Nel tempo Assen ha subito moltissimi cambiamenti e tutti in negativo. Forse dell’università della moto che era una volta è rimasto solo il nome e la reputazione.
Fammi un pronostico. Cosa farà Luca Scassa in Olanda?
E’ un pronostico difficile... diciamo che andrò a punti e che cercherò di conquistare una buona posizione in griglia. Sarebbe molto importante perché se si escludono i primi giri ho visto che poi nei successivi riesco a girare su tempi molti vicini a quelli dei primi. Quindi se potessi partire più avanti potrei fare molto bene.

Grazie Luca, ci vediamo ad Assen
Grazie a te ed un saluto a tutti i lettori di moto.it!
 

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