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Emergono nuovi sviluppi nell’affaire Monza. Ricordate la prova italiana del Mondiale Superbike, quella in cui sono stati corsi si e no una decina di giri complessivi, con tentativo di sciopero dei piloti, cadute, polemiche e quello che sembrava, all’epoca, una scena non all’altezza di un campionato del mondo? Ora, a seguito di indagini (forse all’inizio ritenute fin eccessive) stanno venendo alla luce dei retroscena a dir poco terrificanti, che svelano non solo come la situazione fosse realmente pericolosa, ma come i responsabili del circuito (Stefano Tremolada, responsabile della pista di Monza, e Giorgio Beghella Bartoli, direttore tecnico dell’Autodromo) fossero a conoscenza di gravi problematiche che affliggevano l’asfalto in zona Parabolica, ma abbiano colpevolmente taciuto per coprire gli interessi dell’autodromo.
L’intercettazione, pubblicata stamattina dal Corriere della Sera, è degna del peggior reato. «E’ che sono caduti in tre» esordisce Tremolada. «Dove?» risponde Bartoli. «Eh, là» «CaXXo!» «Il problema salterà sicuramente fuori» «Si vede?» «Eh, credo di si… stanno andando a controllare». «Stefano, eventualmente noi scopriamo la cosa adesso, eh? Tu scopri che quelle cose lì vanno un po’ giù… comunque, se loro non te lo tirano fuori, non dire niente» «No, sto zitto».
Verrebbe da sorridere nel pensare alla leggerezza con cui si è accusato i piloti di scarso coraggio e professionalità nel non voler correre, o alle polemiche nate sugli pneumatici messi a disposizione da Pirelli, non fosse che, invece, c’è da farsi venire i brividi di paura e rabbia per la malafede con cui l’Autodromo, nella figura di due dei suoi responsabili, ha nascosto una situazione di oggettivo pericolo che avrebbe potuto costare la vita a piloti, atleti, sportivi. Attendiamo gli sviluppi della vicenda.