Neil Hodgson si ritira

Neil Hodgson si ritira
Il pilota britannico, iridato Superbike con la Ducati nel 2003, ha deciso di ritirarsi dalle competizioni in seguito alla caduta di inizio aprile a Brands Hatch, che gli ha compromesso la funzionalità di una spalla già disastrata
6 maggio 2010


Il 36enne campione britannico Neil Hodgson, iridato in Superbike nel 2003 con la Ducati 999 F03 ufficiale, ha annunciato il suo ritiro dalle corse. La decisione è conseguente alla brutta caduta in cui Neil è incappato nella gara di apertura del BSB (il Campionato Superbike britannico), tenutasi il primo weekend di aprile a Brands Hatch: caduta che ha ulteriormente compromesso la funzionalità della spalla sinistra, già provata da un infortunio occorsogli lo scorso anno mentre si allenava con la moto da cross negli USA. Un ultimo consulto a Manchester con un famoso specialista di traumi alla spalla ha dissipato ogni dubbio sulle sue possibilità di recupero, quantomeno a breve termine.

Neil quest’anno era entrato a far parte del team Motorpoint Yamaha diretto dall’ex-collega Rob McElnea - tornando così a quel campionato britannico che aveva vinto nel 2000, con la Ducati 998 del team GSE – dove partiva come uno dei favoriti.

«In tutta onestà la caduta di Brands Hatch è stata un brutto colpo» ha dichiarato Hodgson. «Naturalmente a inizio stagione sai già che prima o poi qualche scivolata ci scapperà, ma alla prima sono caduto picchiando duro esattamente sulla spalla già mal messa! L’anno scorso ho lavorato molto a livello riabilitativo, negli States, ed ero proprio contento dei progressi fatti, conscio però del fatto che guidare la moto sarebbe stata la terapia migliore, ma anche il rischio maggiore.

È naturale che ora sia molto demoralizzato: avevo pianificato di tornare a correre in Inghilterra a divertirmi con Rob ed il suo team, quindi mi ci vorrà un po’ per digerire questa cosa. Il ritiro, in ogni caso, è la decisione giusta, del resto ho corso per una ventina d’anni . La mia spalla tornerà in ordine, probabilmente al 90%, nell’arco di un paio d’anni, dopodiché sarò in grado di vivere normalmente.
Naturalmente voglio ringraziare tutti i miei fan e gli sponsor che mi hanno sostenuto in questi anni, e sono davvero dispiaciuto di perdermi questa stagione a fianco di Rob e ai ragazzi del team Motorpoint».

Dopo il ritiro di Neil, il suo ex compagno di squadra, Dan Linfoot, verrà quindi affiancato dal 23enne Ian Lawry, che l’anno scorso debuttò nel BSB con la Suzuki del team Relentless, stupendo tutti con una stagione di alto livello conclusa al quinto posto finale, dopo aver lottato spesso in prossimità del podio, che gli valse il titolo di “rookie of the year” (debuttante dell’anno). Lawry ha già provato la Yamaha Motorpoint a Oulton Park, dove certamente debutterà il primo weekend di maggio, nella seconda prova del BSB 2010.

La carriera di Neil Hodgson


Nel 1992, Neil esordì nel mondiale 125 con l’Hondina del team di Roger Burnett, mentre nel ’94 partecipò a due corse nella 500 con il team Harris-Yamaha. L’anno successivo passò alla squadra WCM gestita da Peter Clifford, terminando il mondiale all’11° posto, nonostante la moto non certo al top e parecchie cadute.

Nel ’96 Neil esordì in Superbike con la Ducati ufficiale (con cui conquistò il suo primo podio a Laguna Seca) assieme a Carl Fogarty, ma senza grossi risultati, tanto che nei due anni successivi corse la Kawasaki del team Fuchs. Dopodiché passò al combattutissimo BSB, tornando in sella alla Ducati con il team GSE Racing, assieme a Troy Bayliss, che vinse il titolo. Neil vi riuscì l’anno seguente (2000), dopo una incredibile battaglia finale a Donington con Chris Walker e la sua Suzuki, alla quale si ruppe il motore. Nello stesso anno, Hodgson partecipò come wild card alle due tappe inglesi del Mondiale SBK, a Donington e Brands Hatch, vincendo una manche in ciascuna.

Nel 2001 il team GSE salì di livello e passò al Mondiale, dove Neil fece coppia con James Toseland, vincendo 5 gare, mentre l’anno seguente si piazzò terzo assoluto, alle spalle di Edwards e Bayliss. Al passaggio di entrambi alla MotoGP, nel 2003, Hodgson divenne prima guida del team Ducati, e portò a casa il titolo battendo il compagno Ruben Xaus.

L’anno seguente, anche per lui arrivò il momento della MotoGP: nel 2004 infatti si ritrovò in coppia con Ruben nel team Ducati di Luis D’Antin. Un team con possibilità economiche non certo stellari, quindi pochi test per assuefarsi a una moto impegnativa come la Desmosedici, che Xaus interpretò meglio del disilluso inglese, che terminò l’avventura al 17° posto finale. Meglio le derivate di serie, quindi, ma stavolta negli USA, per provare a vincere il titolo AMA 2005, dopo aver vinto quello inglese e quello iridato. Sempre con la Ducati, naturalmente. Cosa che però non riuscì all’ormai 33enne inglese, che finì la prima stagione al sesto posto, e al quinto nel 2006.

L’anno seguente fu forse il più travagliato per Neil: Ducati infatti uscì dal torneo statunitense, così, non trovando un accasamento a tempo pieno per il Mondiale SBK, l’inglese corse un po’ con Yamaha France e un po’ con Suzuki. In aprile poi sostituì Schinici Itoh nel team di sviluppo della Ducati MotoGP, e fece un test anche con la squadra inglese Rizla Suzuki. Poi tornò negli USA per correre a Laguna Seca nel campionato AMA col team Corona Honda, assieme al connazionale James Ellison, e si piazzò quinto. In seguito sembrava che Neil potesse approdare da TenKate, piuttosto che nell’ipotetico team MV diretto da Carl Fogarty. Ma a fine stagione Honda comunicò che Neil Hodgson avrebbe partecipato con la Fireblade al campionato AMA Superbike, che concluse sesto, con due terzi posti al Miller Motorsport.

Nel 2009, il britannico iniziò la stagione con un bel secondo posto a Daytona, ma poi si infortunò con la moto da cross danneggiandosi un polmone e, appunto, la fatidica spalla. L’incidente lo fermò per tre gare, tuttavia terminò la stagione con un undicesimo posto.

Il palmarés di Neil Hodgson nel Mondiale SBK riporta 16 GP vinti su 147 disputati, con 41 podi, 16 pole position e 14 giri veloci.

Qui in un video in compagnia di Craig Jones


 

 

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