Nico Cereghini: "Monza è un posto speciale, ma anacronistico"

Nico Cereghini: "Monza è un posto speciale, ma anacronistico"
Ormai anche le varianti non servono più a ridurre le velocità nei curvoni pericolosi, e anzi creano nuovi problemi invece di risolverli. Peccato: è un pezzo della nostra storia | N. Cereghini
14 maggio 2013

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Ciao a tutti! Ero a Monza nel fine settimana e ho vissuto due giornate molto particolari. Quella è la mia pista, la frequento dagli anni Sessanta, ci ho visto correre Mike Hailwood, lì sono entrato a girare per la prima volta nella mia vita, Ducati Desmo 250 e giubbino di nylon perché ancora non avevo una tuta di pelle. E’ un circuito speciale non soltanto per me e per i lombardi, gli spazi sono enormi, i rettilinei infiniti, le velocità impressionanti, e chi arriva da fuori coglie immediatamente una particolarità: i profumi e i suoni delle moto da corsa si rincorrono tra gli alberi del parco, creando onde ed echi diversi da qualsiasi altro posto. A Monza magia, storia e tragedia si confondono.

Due giorni di SBK e Supersport e Superstock, tanti incontri piacevoli, e mi scuso con quegli appassionati che non ho potuto accontentare con la fotografia di rito, qualche volta ero troppo di corsa. E soprattutto la cosa più importante: la voce che circola, che a Monza non ci si tornerà. Nessuna comunicazione ufficiale, ma si dice che Dorna non accetti di far girare le SBK dove la MotoGP non si sogna nemmeno di andare, da anni; pare certo che manchi l’omologazione FIM addirittura, e che l’impegno di tornarci almeno nel 2014 (preso a suo tempo da Infront), possa venir meno. E’ un peccato, Monza è uno dei circuiti storici più noti al mondo, è stato inaugurato nel 1922, è come Indianapolis per gli americani, Le Mans per i francesi e il Nurburgring per i tedeschi. O anche di più.

La ricerca della sicurezza passerà, ancora una volta, attraverso una separazione delle moto da Monza

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Però l’avete visto anche voi, soprattutto se avete seguito le vicissitudini della Supersport. Tra partenze e interruzioni, la gara iridata delle 600 è diventata un tormentone a causa delle varianti e della prima variante in particolare. Chi sbaglia la frenata, chi cade dentro le esse, non va fuori per la tangente come capita nel 99% delle curve tradizionali; resta in pista, coinvolge chi gli sta dietro e anche quelli che sono molto più avanti, e alla fine anche la più innocua delle scivolate si trasforma in uno strike. Questa volta, per fortuna, non ci sono state conseguenze serie, ma appunto: è stata pura fortuna. E tutto questo è diventato inaccettabile. Le varianti sono state introdotte per ridurre le altissime velocità, ma la crescita delle potenze ha vanificato l’obiettivo –oggi nel curvone si superano i 230 all’ora- e in più creano un ulteriore pericolo.

Lo dico con enorme dispiacere. Se l’autodromo di Monza non riesce a cambiare profondamente, e le condizioni non le vedo, la soluzione è una sola. Sono legato a quel posto, voglio bene a quel circuito, ma temo che la ricerca della sicurezza passerà, ancora una volta, attraverso una separazione delle moto da Monza.

 

 

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