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Ciao a tutti! Questa volta tengo a Tom Sykes e credo di essere in buona (e vasta) compagnia. Chi può tifare contro l’inglese? Nessuno più di lui merita il titolo Superbike 2013, e non solo perché ha vinto più gare di tutti (nove, con tre doppiette), ma anche perché l’anno scorso ha perduto per mezzo punto; il finale dello scorso anno fu una specie di beffa che premiò giustamente Max Biaggi ma punì duramente Tom, perdere per mezzo punto è una cosa che deve bruciare da matti, e allora il primato 2013 sarebbe il miglior risarcimento.
Tifavo per l’Aprilia, dico la verità, e mi identificavo un po’ in Guintoli: lo so che non esalta nessuno, però a me piace per come guida, mi entusiasma sull’acqua, e pazienza se si tiene un po’ troppo margine sull’asciutto.
Manca un po’ di carattere, Sylvain, altrimenti sarebbe perfetto. Ma a questo punto soltanto un miracolo potrebbe salvare la stagione dei due piloti Aprilia: Laverty è a -37 da Sykes, Guintoli a -38, ci sono 50 punti da assegnare e al leader ne servono 13, gli basta un quarto posto e domenica pomeriggio a Jerez sarà campione. Al quarto tentativo sulla verdona.
E pensare che Tom Sykes, fino al 2008, mi era praticamente sconosciuto. Ma a settembre di quell’anno lo vidi lottare a Donington con Troy Bayliss: Tom era una wild card, con la Suzuki GSX-R 1000 aveva fatto il settimo tempo in Superpole, e sull’umido era già una belva; era la prima manche, fu interrotta sul più bello per troppa acqua, lui in quel momento era secondo e se la giocava alla pari con il pilota Ducati che quell’anno sarebbe diventato campione del mondo per la terza volta.
“Però era la prima volta –mi ha detto recentemente Troy - che mi capitava di battagliare con un pilota mai visto prima. E questo chi cavolo è? Spingevo per quanto potevo e lui era sempre lì, lo feci passare per leggere il suo nome sulla schiena della tuta, ma poi me ne pentii: tirava come un matto, ho rischiato di perderlo”.
Poi sapete come è andata, Sykes è stato ingaggiato dalla Yamaha ma si trovò di fianco a Ben Spies: l’americano volava verso quel suo fantastico e per certi versi misterioso titolo mondiale all’esordio, e Tom non saliva nemmeno una volta sul podio. Con la R1 capitolo amaro. La Kaswasaki lo ha rigenerato: prima vittoria alla seconda stagione, nel 2011; ma dall’anno dopo, cresciuta anche la moto, assoluto protagonista.
Molti piloti mi hanno deluso quest’anno in Superbike. A cominciare da Marco Melandri che non riesco a capire fino in fondo: quando la moto è a posto lui quasi sempre c’è, ma poi sembra sgonfiarsi sul più bello. Mi è piaciuto Davide Giuliano. E naturalmente Tom Sykes: lui c’è sempre e mi piacerebbe vederlo una volta in MotoGP.