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E’ stato il weekend perfetto di Tom Sykes, che ha vinto tutto davanti al suo pubblico ed ha praticamente annullato lo svantaggio che lo separava da Guintoli, che ora è a soli 4 punti dal simpatico pilota della Kawasaki. Lo stesso Guintoli, Laverty e Melandri in Inghilterra hanno dovuto fare i conti con Rea, Giugliano e Davis, ma su tutti ha dominato Sykes, che si è aggiudicato qualifiche, Superpole ed entrambe le gare. E’ un Sykes stratosferico che nelle due gare inglesi sembrava essere un corpo unico con la sua Kawasaki, una moto che lui si è cucito addosso e che ora lo asseconda in pieno.
Ma lo spettacolare tornado verde non ci può far dimenticare che in gara hanno preso il via solo diciassette piloti. Una griglia già numericamente scarsa che ha dovuto subire i forfait di Haslam e di Checa. Comprensibile rinuncia quella dell’inglese della Honda che meno di un mese fa si è fratturato tibia e perone e che ancora non riesce a camminare. Leon si è dimostrato ancora una volta stoico e coraggioso ma non è un incosciente ed ha compreso che in caso di caduta avrebbe potuto compromettere non solo la sua stagione ma forse anche la sua carriera. La rinuncia di Carlos invece ha fatto storcere il naso a molti. Nella scelta di Checa è stato predominante il dolore alla spalla o le ancora scarse prestazioni della Panigale? Di fatto il team Ducati Alstare ha vissuto un altro momento difficile di questa sua stagione. E non è solo la mancanza di risultati a creare problemi al team Ducati, ma al suo interno serpeggiano malumori sopiti sempre più a fatica. Batta è in disaccordo con la casa di Borgo Panigale, mentre i suoi piloti appaiono nervosi ma anche delusi. Si attende un segnale da parte della casa italiana, un aiuto concreto sotto forma di nuove soluzioni, che possano dare un po' di cavalli in più al motore della Panigale e riportare entusiasmo e fiducia all’interno del team italo belga.
Problemi anche in casa Honda che oltre ad Haslam deve ora fare i conti con il dolore alle braccia che affligge anche l’altro suo pilota. Johnny Rea infatti soffre di una sindrome compartimentale al braccio destro, che dopo alcuni giri gli si gonfia e gli impedisce di guidare la sua CBR. Una brutta tegola per il team Pata Honda Ten Kate, ma anche per il mondiale Superbike, che perde in un mese due protagonisti che non si sa quando potranno tornare ad una condizione fisica ottimale.
Gode di un buon momento invece il team Althea, che vede il suo giovane pilota crescere gara dopo gara e trasformarsi da puledro bizzoso a campione completo. La strada è ancora lunga, ma forse qualcuno si dimentica che questa è solo la seconda stagione di Giugliano in Superbike e che quello di Donington è stato solo il suo quinto round sulla RSV4 privata sulla quale salì per la prima volta a Jerez solo 4 mesi fa. E a Donington ha festeggiato anche un altro Giuliano, ma questo ha una "G" in meno e qualche anno in più. Parliamo di Giuliano Rovelli, patron del team ParkinGo che dopo aver vinto il mondiale Supersport nel 2011 ed aver fatto un’ottima stagione in Superbike lo scorso anno, lanciando Chaz Davies tra i top rider della categoria, quest’anno ha accettato il difficile compito di riportare in alto nelle competizioni il marchio più vittorioso della storia delle gare motociclistiche, quello della MV. Com’è nel suo stile Rovelli ha fatto poco clamore ma tanto lavoro e ieri dopo 37 anni il suo pilota Roberto Rolfo ha riportato una delle moto di Schiranna su di un podio mondiale. Una grande soddisfazione per noi italiani ma anche un’iniezione di ottimismo perché anche nei momenti più bui, abbandonati (se non ostacolati) dalla politica e dalle istituzioni, c’è ancora qualcuno in Italia che si mette al lavoro per inseguire un sogno, sapendo di poter contare solo sulle proprie capacità e su quelle di chi crede in lui. Il vero miracolo italiano.
Sylvain Guintoli
Quella di Donington è la sua pista di casa e gli piace anche. Purtroppo per lui in questo weekend ha trovato in pista un imprendibile Visitor verde. Lui però ce l’ha messa tutta. Secondo in Superpole e in gara due, ha come peggior risultato il terzo posto di gara uno. Ormai sente sul collo il fiato di Tom, ma Sylvain è un “martello” e non sarà facile metterlo dietro. Voto 9
Eugene Laverty
Al contrario del suo compagno di squadra Eugene non ama troppo il tracciato di Donington Park. In Superpole è bravo a conquistare la prima fila, ma poi delude nella prima manche chiusa solo al settimo posto. Interviene sulla sua moto ed i risultati si vedono visto che sale sul terzo gradino del podio dopo aver fatto a spallate con Giugliano. Voto 8
Davide Giugliano
Cresce di gara in gara. A Donington guida in maniera diversa rispetto a come aveva fatto sino ad ora, dimostrando di sapersi adattare alla sua moto e di avere l’intelligenza e l’umiltà di sapersi mettere in discussione. Il Rea italiano commette un piccolo errore solo in gara uno, ma ne fa tesoro e nella seconda ripete il quarto posto di Araagon, ma questa volta con una maturità diversa. Sta ancora imparando, ma non ha timori reverenziali nei confronti di nessuno e ne sa qualcosa Laverty. Voto 7,5
Marco Melandri
Monza lo aveva esaltato, ma Donington ci ha restituito un Melandri scarsamente fiducioso nei confronti dell’avantreno della sua BMW e preoccupato per il prosieguo del campionato. “Dobbiamo migliorare se vogliamo vincere il titolo” ha dichiarato dopo gara due. Sesto in Superpole, Marco ha fatto una grande prima gara, dimostrando un acume tattico notevole. Purtroppo il ritorno dell’incubo chattering lo ha indotto all’errore nella seconda. Rimandato a Portimao. Voto 7
Jonathan Rea
La sua Honda è migliorata ma non è ancora al livello di Kawasaki, BMW o Aprilia. Ma lui ci mette quello che manca e dopo una buona Superpole, quarto, nella prima gara è l’unico che riesce a tenere il passo del missile verde che lo precede. Poi il dolore al braccio si fa insostenibile e alla fine porta a casa un quarto ed un undicesimo posto. La notizia del suo problema fisico è un brutto colpo per la Superbike che rischia di perdere per un lungo periodo uno dei suoi grandi protagonisti. Voto 7
Loris Baz
Dopo una Superpole deludente (dodicesimo) in gara uno mostra a tutti di guidare la stessa moto di Sykes e conquista un ottimo quinto posto. Nella seconda invece non riesce a mettersi in mostra ed è solo settimo. Da lui, giovane e rampante, ci aspettiamo sempre un guizzo che però raramente arriva. Ma la Superbike non è una categoria facile e lui ha solo venti anni. Voto 6,5
Chaz Davies
Ancora una mezza delusione. E’ in fase regressiva e dopo aver conquistato 50 punti ad Aragon, nelle sei successive gare di Assen, Monza e Donington ne ha accumulati solo 49. Evidentemente soffre anche lui per i problemi di assetto della S1000RR, ma ci aspettiamo una reazione magari già a Portimao, tra 14 giorni. Voto 6
Niccolò Canepa
Non aveva mai gareggiato con la Panigale, ma in Superpole ha raggiunto la fase tre e nella seconda manche ho ottenuto un onorevole ottavo posto. Avrebbe fatto bene anche in gara uno, ma ha commesso un errore che lo ha relegato al tredicesimo posto. “La Panigale ha bisogno di più cavalli, ma la ciclistica c’è”. Chiaro e diretto Niccolò ce l’ha messa tutta ed ha portato una ventata di aria fresca in un box dove si respira aria pesante. Voto 6,5
Leon Camier
A cosa serve fare delle buone prove ed un’ottima Superpole se poi sti stendi in tutte e due le gare. La sua Suzuki a Donington andava forte ed i suoi tifosi si aspettavano che Leon lottasse per il podio. Ce lo aspettavamo anche noi, ma siamo stati delusi. Incompiuto. Voto 5
Michel Fabrizio
Qualcuno vada a Phillip Island a riprendere Michel. Quello vero. Quello che è salito sul podio australiano riuscendo ad esprimere il suo notevole talento. Non si riesce a capire cosa lo limiti e gli faccia fare gare anonime come quelle di Donington. Ha un team che crede in lui e una moto che non va certo piano. E allora? Forza Michel che il tempo passa! Voto 5