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Le due manches del Motorland Aragon hanno rivelato nuovi valori e nuove realtà del mondiale Superbike. Chaz Davies ha dominato entrambe le gare e se nella prima una grossa mano gliel’avevano data i problemi tecnici di Laverty e Sykes, nella seconda il solo Laverty è mancato all’appello ma per un suo errore. L’inglese della BMW ha dimostrato di meritarsi una moto ufficiale e si candida di prepotenza tra i candidati al titolo mondiale. Il round di Aragon ha fatto intendere come i valori in campo siano cambiati e che i senatori della Superbike come Checa e Melandri hanno ora nuovi rivali che non arrivano dalla GP ma che sono nati in Superbike o che nel campionato delle derivate dalla serie hanno avuto la loro definitiva consacrazione.
Al vertice della classifica ora c’è Guintoli, un pilota la cui storia è simile a quella di Davies. Anche Sylvain ha corso in quasi tutti i campionati, dalla 250 mondiale, al British Superbike, alla MotoGP e proprio come Chaz anche lui ora sta dimostrando di possedere la maturità e l’esperienza per mettere a frutto le proprie doti. Ad Aragon i protagonisti non sono stati solo Davies e Guintoli, ma anche Baz, Cluzel e Giugliano, tre ventenni che stanno dimostrando come la Superbike non sia più il cimitero degli elefanti di alcuni anni or sono. I quarantenni si sono ritirati ed i team hanno finalmente puntato sui giovani provenienti da classi minori come la Supersort o la Stock 1000. Un cambio epocale che si è manifestato qui ad Aragon e che è destinato a proseguire anche in futuro, visto che in Stock 1000 scalpitano cavalli di razza come Barrier, Guarnoni, La Marra e Mercado. E la lista potrebbe essere più lunga. Aria nuova in Superbike con il nuovo che avanza e rischia di travolgere i senatori.
Due belle gare, con la prima che ci ha regalato colpi di scena dal primo all’ultimo giro. Complice anche un bel sole e le temperature primaverili, le gare spagnole hanno regalato spettacolo e tempi record. Dal giro veloce stabilito in Superpole da Sykes al nuovo record della pista sempre di Sykes in gara uno.
L’unica a non partecipare alla festa è stata la Ducati. Nonostante il grande impegno di Checa (Badovini non è ancora al 100%) in Spagna la Panigale ha mostrato molte delle sue pecche e dei suoi problemi di gioventù. Ma aspettiamo a buttargli la croce addosso e lasciamo lavorare il team di sviluppo Ducati ed il team Alstare. Lunedi a Jerez il primo scenderà in pista con Baiocco mentre il giorno successivo sarà al lavoro anche il team Ducati Alstare con Checa e Badovini, che proseguirà nello sviluppo della 1199.
La casa di Borgo Panigale crede in questo progetto ed in questa moto e sta lavorando per portarla al più presto al livello delle altre Superbike. Serve tempo.
Ad Aragon si è anche parlato di regolamenti e del futuro della Superbike. La MSMA si è riunita sabato per un altro incontro interlocutorio, dopo quello di Phillip Island. Per ora i costruttori e la Dorna sono d’accordo su di un solo punto : bisogna ridurre i costi. Si è parlato di un contingentamento dei motori che potrebbero essere 14 per team, vale a dire per due piloti (un pilota ne potrebbe utilizzare 3 a l’altro 11, ad esempio). Si è parlato anche di limitare il costo dei componenti come i freni e le forcelle. Ma per ora sono solo proposte e nulla è stato deciso. Ci vorrà ancora del tempo prima che dalle parole si passi ai fatti. L’unica cosa certa è che la Superbike non si ridurrà ad una Stock e che la classe minore resterà viva e vegeta, continuando a sfornare campioncini. E' già qualcosa.
Ma ecco i nostri giudizi sui protagonisti del weekend spagnolo.
Sylvain Guintoli – Ecco un altro pilota con pochi fronzoli e tanta concretezza. Non è un personaggio ed è sempre poco appariscente, ma in quattro gare ha ottenuto una vittoria e tre secondi posti. In un campionato difficile come la Superbike non è certo cosa da poco. Sta convincendo anche i più scettici che la scelta dell’Aprilia è stata quella giusta. Sa quando può osare e quando conviene attendere. Oggi il più forte era Davies, ma lui torna dalla Spagna con 40 punti e la vetta della classifica. E non pioveva nemmeno. Voto 8,5
Marco Melandri -Nervoso e un poco polemico, Marco ha ritrovato in Spagna il suo incubo peggiore: il chattering. Ha fatto fatica per tutto il weekend, senza mai riuscire a sistemare la S1000RR come avrebbe voluto. Va anche detto che la sua squadra non lo ha aiutato molto aggravando la sua situazione. In gara ha fatto meglio che non in prova e nella prima manche è riuscito a salire sul podio e a limitare i danni. Nella seconda una perdita di aderenza all’anteriore lo ha indotto a più miti consigli. Verranno tempi migliori, ma anche quest’anno la concorrenza è tanta, anche nel sua stesso box. Voto 6,5
Tom Sykes – Su di un circuito che conosce come le sue tasche e dopo l’ennesima vittoria in Superpole, Tom era il grande favorito per la vittoria in gara. Nella prima manche la sua moto l’ha tradito proprio sul più bello ed in gara due non è riuscito a tenere il ritmo di Davies e Guintoli ed ha chiuso al terzo posto, bravo a rintuzzare gli attacchi di uno scatenato Giugliano. Dopo quanto aveva fatto vedere nei test invernali e visto come aveva perso il mondiale 2012 da lui ci aspettavamo di più. Va forte in prova, ma in gara sino ad ora non è riuscito ad esprimere tutto il suo potenziale e quello della sua Ninja. Da rivedere. Voto 7
Eugene Laverty – Una domenica bestiale la sua. Secondo in Superpole, in gara uno è stato costretto al ritiro dalla sua RSV4; mentre nella seconda, smanioso di recuperare, ha esagerato ed è scivolato alla seconda curva. Due zeri che pesano come macigni non solo sulla sua classifica ma sul suo morale. Per lui questa è la stagione della verità: un buon pilota o un campione? Se lo chiedono anche a Noale visto che il suo contratto scade quest’anno. In Spagna è stato troppo brutto per essere vero. Voto 5
Jules Cluzel – Niente male per un debuttante che guida una Suzuki. Certo il team Fixi Crescent sta facendo un gran lavoro sulla GSX-R1000, ma questo giovane francese dimostra un’inattesa maturità e nessun timore reverenziale. Costante e poco incline all’errore, Jules raccoglie tanti punti e non fa rimpiangere il suo compagno di squadra. Bravò. Voto 7
Loris Baz – Con i suoi venti anni è il più giovane pilota in pista, ma anche uno dei più spettacolari. Derapate e staccate al limite sono la sua specialità. Commette qualche errore frutto della sua irruenza e della sua età. Deve imparare ed intrepretare meglio la gara e per ora non è in grado di tenere il passo dei primi, ma il talento c’è ed è tanto. Voto 7,5
Davide Giugliano – Il talento del pilota del team Althea non è mai stato in discussione, ma ad un top rider servono anche altre qualità. Ad Aragon Davide ha dimostrato di aver fatto quel salto di qualità che lo promuove da giovane promessa a grande realtà. Più forte della sfortuna, non si abbatte quando la sua moto si spegne (e sono due) ed il suo meritato quarto posto svanisce nel nulla, ma tramuta la delusione in rabbia e si va a riprendere quel quarto posto nella manche successiva. In realtà Giugliano fa di tutto per salire sul podio, ma la sua moto al momento non glielo permette. Attendiamo altre conferme, ma il motociclismo italiano sembra aver finalmente trovato l’erede di Chili e di Biaggi. Voto 8,5
Jonathan Rea – Da quando la sua Honda dispone dell’elettronica, la sua guida non è più spettacolare come una volta e “l’impaziente inglese” si sta tramutando in un freddo professionista, in grado di scegliere la giusta mappatura, ma che non scalda più gli animi dei suoi tifosi. In attesa che l’elettronica HRC Consworth diventi meno impenetrabile e più sfruttabile, Johnny fa bene in gara uno mentre nella seconda si deve fermare per un problema ai freni. Riparata la moto rientra in pista e alla fine porta a casa un punto. In evoluzione. Voto 7
Carlos Checa – Questa volta non riesce nel miracolo di portare la Panigale nelle posizioni che contano. Da sempre il Motorland Aragon non è una pista che si adatti alle Ducati e si sapeva che qui Carlos ed Ayrton avrebbero fatto tanta fatica. Al termine di gara due lo spagnolo è apparso visibilmente stanco, ma ancora determinato a sviluppare questa nuova creatura di Borgo Panigale, in attesa di circuiti meno sfavorevoli. Coriaceo. Voto 6,5
Leon Haslam – Soffre più del suo compagno il problema della nuova elettronica che ad Aragon migliora, ma non è ancora a punto come dovrebbe. Cade rovinosamente nell’ultimo turno di qualifiche e da li in poi sembra l’ombra di se stesso. Undicesimo in Superpole e per due volte nono in gara. Urge un risultato di prestigio che gli risollevi il morale ed il round di Assen (la pista del team Honda Ten Kate) arriva a proposito. Voto 5,5