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Una cornice di pubblico meravigliosa in un weekend nel quale anche il sole non ha voluto perdersi lo spettacolo delle derivate dalla serie regalando a pubblico e piloti tre giornate primaverili. Fantastico come sempre il colpo d’occhio del parcheggio dietro alla tribuna centrale, che anche quest’anno ha ospitato migliaia di moto di ogni marca e modello. Uno spettacolo nello spettacolo.
Qui ad Assen, nell’università della moto, il dottor Carlos Checa ha impartito una dura lezione ai suoi avversari. Dopo essersi aggiudicato la Superpole, ha lasciato in gara uno il palcoscenico al padrone di casa Johnny Rea (il suo team ha la sede a pochi chilometri dal circuito) per poi chiudere in bellezza gridando in faccia a Biaggi che quest’anno il mondiale lo vuole vincere lui, con il suo team nato solo lo scorso anno e con la moto di un'azienda che ha deciso di rinnegare la sua storia e di rinunciare alla Superbike.
Biaggi è orgoglioso e non ha accusato più di tanto la sconfitta. Sa di aver perso una battaglia. Non la guerra. Attende sornione che la Superbike arrivi a Monza per scatenare tutti i cavalli della sua Aprilia e recuperare parte di quei 43 punti che lo separano dal pilota del team Althea.
E’ andata certamente peggio a Melandri che forse si era illuso che la Superbike non fosse poi così difficile. Il pilota della Yamaha cede la seconda posizione in classifica a Biaggi e ora i punti da recuperare a Checa diventano 47. Tanti. Rea conosce questa pista a memoria e in gara uno ha preso tutti in contropiede partendo come un missile e mantenendo un ritmo infernale per tutta la gara. Bravo, ma ancora una volta discontinuo, visto che non si è saputo ripetere in gara due.
Ricorderemo Assen per l’incidente fratricida tra Smrz e Guintoli, per la mancata resurrezione di Haga e per l’impegno di Fabrizio. Ricorderemo l’ennesima battuta a vuoto della BMW che, anziché migliorare, sembra stia peggiorando e che ha mandato in confusione anche un talento come Haslam. Tardozzi dove sei? Ha qualche alibi in più la Kawasaki che sta facendo più fatica del previsto a sviluppare la nuova Ninja e che in gara uno ha dovuto puntare sul debuttante Aitchison per entrare nella top ten. Ricorderanno con piacere le gare di Assen il francesino Berger che in gara due ha raccolto i suoi primi punti mondiali (merito di Tacconi?) e l’idolo di casa Barry Veneman, che ha debuttato nel mondiale Superbike a 39 anni ed ha raccolto subito tre punti. Ma ora in Superbike partono in 21 e andare a punti è meno difficile rispetto solo a tre anni fa quando i piloti al via erano 30. Ma questa è un'altra storia.
Max Biaggi – Sfortunato nelle prove quando ha rovinato irrimediabilmente la moto numero uno prima della Superpole e non è riuscito poi ad andare più in là del sesto posto. In gara uno ha trovato un Rea assatanato ed ha preferito attendere un errore dell’inglese che non è mai arrivato. Voleva rifarsi in gara due ma ha trovato un avversario ancora più ostico che gli ha sbattuto la porta in faccia. L’anno scorso dopo sei gare aveva collezionato sedici punti in più e doveva recuperare solo diciotto punti ad Haslam. Quest’anno l’impresa sembra senza dubbio più ardua. I punti da recuperare sono 43 e la bandiera nera di Donington potrebbe pesare in futuro come un macigno. Ma ora si va a Monza dove l’Aprilia Alitalia potrebbe volare. Voto 8,5
Jonathan Rea – Lo scorso anno qui ad Assen aveva fatto bottino pieno. Su questo tracciato Johnny sa correre a ritmi infernali e sopra tutti i problemi della sua CBR1000RR. In gara uno ha salutato tutti per andare a vincere in scioltezza davanti a Biaggi. Nella seconda manche una partenza non velocissima ed una scelta di gomme non proprio perfetta lo hanno costretto ad inseguire, ma è riuscito a salire ancora sul podio. Bisogna che qualcuno lo convinca che con il suo potenziale potrebbe essere protagonista in tutte le gare e non solo ad Assen. Voto 8
Marco Melandri – Assen è stata la prima tappa negativa nella stagione di Marco che sia a Phillip Island che a Donington aveva raccolto tanti punti ed aveva conosciuto tutti e tre i gradini del podio. In Olanda l’alfiere della Yamaha è caduto in Superpole ed anche in gara due, mentre nella prima era stato autore di una rabbiosa rimonta che lo aveva portato ai piedi del podio. Una battuta a vuoto che i suoi avversari hanno subito sfruttato al massimo. Certo il campionato è lungo e gare come queste serviranno a Melandri per capire realmente quanto sia dura la vita in Superbike. Quarantasette punti da recuperare sono tanti ma non troppi. Voto 6,5
Michel Fabrizio – La Suzuki non è certo la moto migliore del lotto, ma Fabrizio e la sua squadra riescono a tirarne fuori il massimo. Michel sta dimostrando molto impegno in ogni gara e ad Assen il pilota del team Alstare ha collezionato un quinto ed un settimo posto, ma soprattutto ha mostrato tanta grinta e voglia di far bene, lottando nel gruppo a ridosso dei primi. Il primo podio della stagione non è lontano. Voto 7,5
Eugene Laverty – L’inglese a volte paga la sua irruenza ed il suo coraggio con errori e cadute. Dopo il weekend nero di Donington, dove ha raccolto solo due punti, Laverty ha portato a termine un'ottima Superpole che gli ha permesso di partire in prima fila con il terzo tempo. Un vantaggio che non ha saputo sfruttare. Guidare la Yamaha R1 non è facile, ma se non altro in Olanda Eugene non è caduto ed ha fatto meglio del suo compagno di squadra. Se con il tempo dovesse trovare una migliore costanza di rendimento potrebbe entrare stabilmente nei primi cinque. Voto 7
Jakub Smrz – Non si può partire dalla prima fila e transitare al primo giro in sedicesima posizione. Dopo una Superpole e due qualifiche spettacolari, Kuba ancora una volta si è perso in gara. Una volta si poteva dare la colpa alla moto, ma ora la Ducati del team Liberty non si rompe quasi mai. Mancanza di concentrazione? Deve dimostrare ancora – come a Donington – di poter andare forte anche in gara per 22 giri e non solo in prova per 2 giri.
In gara uno nella foga di recuperare ha persino travolto il suo compagno di squadra, mentre nella seconda dopo una partenza disastrosa ha chiuso al nono posto. Troppo poco. Voto 4
Leon Haslam – Il pilota della BMW ci sembra confuso e incline all’errore come mai ci era capitato di vedere. La squadra non sembra aiutarlo e nonostante il suo grande impegno e le continue sessioni di test privati (prima di Assen la BMW ha svolto tre giorni di prove a Valencia) la squadra tedesca non riesce a risolvere i problemi che da sempre affliggono la S1000RR. Leon riesce ad andare sempre a punti e lo ha fatto anche in gara uno, quando dopo essere caduto, si è rialzato è ha spinto forte cercando di portare a casa qualche punto. Il grande impegno del pilota inglese e le ingenti cifre spese dall’azienda di Monaco di Baviera sono stati sino ad ora vanificati da una squadra che in tre anni ha cambiato piloti e tecnici senza essere ancora riuscita a vincere nemmeno una gara. E Tardozzi davanti alla tv se la ride. Voto 7 al pilota e 3 alla squadra