Airbag in moto

Oltre il paraschiena cosa c’è? Ecco lo stato dell’arte dell’airbag per motociclisti. I modelli per uso stradale di Motoairbag e Spidi, e il prototipo per le gare di Dainese
17 dicembre 2007


Una nuova presa di coscienza
La sicurezza dei motociclisti è un argomento spinoso, di estrema attualità. Le prestazioni delle nostre moto, la viabilità e lo stato delle strade sono fattori di rischio oggettivi, di cui – finalmente – si è presa coscienza.
Ben venga quindi il dibattito sui dispositivi utili a incrementare la sicurezza attiva (abs, controlli di trazione), e quella passiva (abbigliamento protettivo).

Quest'ultima ha visto schierate in prima fila le aziende di abbigliamento tecnico, i loro investimenti in ricerca e sviluppo hanno dato i frutti sperati. Le protezioni e i paraschiena compositi sono presenti sulla maggior parte dei capi d’abbigliamento dedicati al turismo e all’attività sportiva. La larga diffusione delle 2 ruote in ambito metropolitano ha convinto molte case ad estendere le protezioni anche agli indumenti di taglio casual.

CUSCINO SALVAVITA
Di airbag per motociclisti si parla già da alcuni anni. Ci sono oggi aziende note (Motoairbag, Spidi, IXS) che offrono al pubblico dei prodotti collaudati, che non sostituiscono, ma affiancano le protezioni composite già presenti. Anche Dainese è scesa in campo con investimenti importanti, a riprova della validità di questa nuova via nella salvaguardia del motociclista.
La strada percorsa dall’azienda di Molvena è innovativa e al momento confinata al mondo delle gare. Ne parliamo più avanti.

PRO E CONTRO
Sicuramente, tra i vantaggi, va annoverato un alto livello di protezione, che le aziende produttrici dichiarano essere sino a 10/12 volte superiore rispetto ai paraschiena tradizionali.
Inoltre la zona protetta è estremamente estesa, copre infatti l’intera colonna vertebrale, dalla nuca alla zona sacrale. In taluni casi anche il busto.

D’altro canto il sistema prevede un collegamento tra il pilota e il motociclo, che inneschi il gonfiaggio dell’airbag al momento del distacco del conducente (o del passeggero).
Si tratta di un dispositivo affidabile, che però da alcuni è visto come un impiccio fastidioso. Se si scende dalla moto senza scollegare il cavo, si può attivare l’airbag. Anche se, con un po’ di accortezza, è facile evitare il “botto”: per attivare la valvola ci vuole una trazione compresa tra i 15 e i 25 kg.
Il sistema a cavo ha il vantaggio di non richiedere l’impiego dell’elettronica e delle batterie, e non teme l’uso in presenza di pioggia o di temperature estreme.

Dainese ha sperimentato con successo il D-Air®, un sistema che non utilizza collegamenti meccanici con la moto. Si attiva automaticamente grazie a una serie di giroscopi e accelerometri posizionati all’interno della gobba. Il suo sviluppo prosegue in pista, per approdare in futuro alla strada, in cui le variabili da calcolare sono più numerose e complesse.

L'IMPORTANZA DEL TEMPO
Un altro aspetto da tenere in considerazione è il tempo di attivazione del cuscino. Si va da 0,04 secondi di Dainese, a 0,08 secondi di Motoairbag®, sino a 0,4 secondi per Spidi.
Il tempo di attivazione è un dato essenziale, da cui dipende l’efficacia del dispositivo. Basti pensare che un corpo lanciato a 50 km/h in un secondo percorre quasi 13 mt.
I dati statistici evidenziano che la maggior parte degli incidenti che coinvolge i motociclisti avviene in ambito urbano: l’airbag deve necessariamente aprirsi prima che il conducente urti contro un ostacolo.

MOTOAIRBAG® - D.P.I. Safety
Cominciamo con l’airbag proposto da D.P.I. Safety. Si tratta di un sistema inserito in un gilet, che si attiva in caso di caduta dalla moto.
Protegge la colonna vertebrale del motociclista, a partire dalla nuca sino alla zona sacrale.
Fabio Colombo, Product Manager di D.P.I., ci spiega il perché della scelta del gilet (almeno per ora), rispetto alla comune giacca da moto. Il vantaggio risiede nella possibilità di utilizzarlo sopra ogni altro capo d’abbigliamento, sia tecnico che casual. Un vantaggio interessante, soprattutto per quanti non possono sempre indossare dei capi di taglio motociclistico.
Il gilet infatti, anche se utilizzato sopra il classico completo da lavoro, offre una valida protezione alla colonna vertebrale. Il gilet, realizzato con tessuto Cordura®, è confezionato da Alfredo Grassi S.p.A., azienda leader in Italia nella fornitura di abbigliamento tecnico per le forze dell’ordine, gli enti ministeriali e i corpi militari.
Può essere messo anche sopra la tuta in pelle, a patto che questa non presenti una gobba troppo accentuata. Il collegamento alla moto avviene attraverso uno speciale cavo in acciaio ricoperto di materiale plastico, che va ad agganciare la cinghia che resta fissa sulla moto, alle spalle del guidatore.
Il motociclista non è vincolato alla moto e il “richiamo” elastico del cavetto fa da deterrente in caso di dimenticanza.
Il tempo di attivazione del dispositivo è valido: in soli 80 millisecondi il cuscino è gonfiato da un generatore di gas interamente meccanico, che non impiega componenti esplosivi. Viene utilizzata infatti una bombola di CO2 in pressione.
Motoairbag® può essere usato anche in presenza del paraschiena, non esiste alcuna controindicazione all’uso simultaneo di entrambi i dispositivi.
Chiediamo a Fabio Colombo a quali ambiti (oltre a turismo e uso cittadino) si possa estendere l’utilizzo del prodotto.
Ecco la risposta: ”Dal 2006 sponsorizziamo Guido Testoni, già campione italiano classe 250 nelle gare in salita. Sono competizioni in cui il fattore di rischio è altissimo a causa delle presenza di ostacoli di varia natura. L’airbag può rivelarsi uno strumento essenziale nella protezione dai traumi alla colonna”.
Il gilet, che ha protetto Testoni in una caduta occorsa nel 2007, conferma le sue parole (vedi foto allegata).
Nel 2008 lo vedremo impiegato anche da una squadra privata che correrà la Lisbona-Dakar.

Quali sono i vantaggi del sistema a cavo?
Fabio Colombo: ”La soluzione di monitorare la distanza moto-motociclista con un cavo si dimostra ancora oggi molto affidabile per gestire con semplicità il comando di attivazione. Infatti il Motoairbag® è in grado di funzionare in ogni condizione, senza dipendere da alimentatori e senza bisogno di una manutenzione particolare”.
Il dispositivo, già utilizzato da alcune Polizie Locali e dalla Polizia Stradale, ha varcato i confini del motociclismo per approdare all'equitazione. Una dimostrazione concreta della validità del progetto.

La simulazione d'impatto condotta da Motoairbag

SPIDI
L’azienda veneta ha in catalogo 2 giacche dotate di airbag. Si tratta di Airbag DPS 03 e Airbag DPS Sport. I capi sono muniti di protettori rimovibili su spalle, gomiti e avambracci, e del paraschiena.
Un cavo collegato alla moto rileva, in caso di incidente, il distacco del motociclista dal veicolo e innesca il gonfiaggio del cuscino: 3,5 metri di camere di 11 cm di diametro gonfiate ad alta pressione proteggono il busto, la schiena, la zona sacrale, le scapole e la zona cervicale.
L’ampio volume del cuscino comporta un tempo di attivazione pari a 0,4 secondi per il gonfiaggio della parte alta della schiena e del collo; altri 0,4 secondi sono necessari per il completamento del gonfiaggio. Anche in questo caso è scelta la Cordura per il rivestimento esterno. Il cavo d'innesco, collocato fra la sella e il serbatoio, in caso di caduta attiverà la carica di CO2 che riempirà le camere d'aria. Tra il cavo e la valvola c'è un sistema di sgancio rapido.
Per attivare la valvola ci vuole una trazione di almeno 25 Kg.
Cosa che rende improbabile l’attivazione accidentale del dispositivo.

Il video di un cliente che testa DPS03 di Spidi (video non ufficiale)

DAINESE
Al momento l’azienda vicentina è l’unica a presentare un airbag la cui attivazione non presuppone un collegamento con la moto.
D-Air®, così si chiama il sistema Dainese, è stato testato davanti al pubblico del Motomondiale durante le prove libere del Gran Premio di Valencia.
Marco Simoncelli è caduto e per la prima volta il sistema D-air® racing si è attivato in pista.
Ci sono voluti 10 anni di studi e di sperimentazioni da parte di D-Tec® (Dainese Technology Center), il reparto ricerca e sviluppo di Dainese, per arrivare alla realizzazione di questa tecnologia, che si dimostra in grado di proteggere il corpo del pilota in aree dove le protezioni tradizionali non riescono ad arrivare: le spalle, la clavicola e il collo.
Le prove effettuate nei laboratori D-Tec® evidenziano infatti una capacità di assorbimento degli urti superiore a quella delle tradizionali protezioni composite, con le quali il D-air® lavora comunque in sinergia e crea un sistema di sicurezza testa-piedi.
Tutto il sistema è contenuto in una nuova appendice posta sulle spalle e sulla schiena del pilota, che prende il posto della classica gobba.

Addio cavo
Il D-air® Racing funziona senza alcun tipo di collegamento con la moto e si attiva quando il pilota cade a causa di una scivolata della ruota anteriore (front low-side) o posteriore (back low-side) o in caso di high-side.
La gestione avviene tramite un sistema di accelerometri e giroscopi posizionati all’interno della gobba, i cui segnali vengono gestiti da un algoritmo di interpretazione dei dati che decide il gonfiaggio. Il segnale di attivazione raggiunge un generatore di gas che gonfia il sacco in circa 40 millisecondi, un ottimo tempo. L’assenza di vincoli fisici con la moto, il sistema di attivazione, i tempi di intervento e l’area protetta determinano una novità interessante rispetto a quanto visto sino ad oggi.
Un limite?
Il D-air® Racing è riservato esclusivamente all’impiego in pista, per piloti professionisti o per appassionati della guida in circuito. Dainese prosegue nello sviluppo del progetto D-air® Strada, pensato per la protezione del motociclista sulle strade aperte al traffico, in cui le variabili da monitorare sono di gran lunga più complesse rispetto a quanto accade in pista.

I test condotti ad Adria da Dainese

L’airbag per motociclisti è diventata una positiva realtà
Siamo pronti a scommettere che nei prossimi anni subirà un incessante sviluppo, proprio come è accaduto nel settore dell’automobile.
Anche le case motociclistiche credono nell’utilità di questo dispositivo. Lo dimostra Honda, che nel 2007 ha equipaggiato l’ammiraglia Gold Wing 1800 di un sofisticato airbag frontale.
Il prezzo dei capi che vi abbiamo presentato non è ancora popolare (si va dai 350 Euro di Motoairbag®, ai 721 Euro di Spidi DPS 03).
Ma è spesso inferiore a quanto siamo disposti a spendere per accessori meno “vitali” che servono solo ad abbellire la nostra moto.

Andrea Perfetti

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