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La piaga della contraffazione è sempre più presente anche nel segmento moto. Se per quanto riguarda le moto vere e proprie la cosa ci può far sorridere (come nel caso del CIMA, salone della moto cinese) perché basta un appassionato casuale per distinguere le copie dagli originali, nel caso degli accessori la faccenda si fa più complicata.
Scarichi, specchietti, componenti varie ma anche abbigliamento e accessori contraffatti spuntano senza ritegno su siti più o meno consapevoli della loro natura, situazione dannosa ovviamente per il produttore originale ma anche per il cliente finale, che spesso acquista un falso convinto di aver semplicemente strappato un prezzaccio.
Difendersi non è semplice. Intanto, diffidate dei prezzi troppo allettanti - nessuno regala niente, e anche i modelli di qualche anno fa, se nuovi e di un marchio prestigioso, hanno il loro valore, difficilmente inferiore a quello che può essere il prezzo stabilito nelle varie promozioni dai negozianti fisici o dal produttore stesso. E poi... dubitate, dubitate, dubitate. E ringraziate chi, come Arai in questo caso, ha scritto un breve prontuario per aiutarvi a distinguere le copie dall'originale. Vediamo come.
Da sempre, Arai rifiuta di indebolire la calotta introducendo un visierino parasole interno, scegliendo piuttosto la strada dell'unità esterna Pro Shade System. Se vedete traccia di un sun visor, sappiate che siete al cospetto di un falso.
La forma degli Arai sarà sempre più tonda possibile (filosofia che ha generato l'attuale calotta R75) rifuggendo da spigoli, rientranze e modanature varie che potrebbero costituire l'innesco di impuntamenti o rotazioni in caso di scivolata. Inoltre, il meccanismo visiera è sempre esterno e non ricavato all'interno della calotta (sempre per evitare di indebolirla) con le "orecchie" che servono a coprire il meccanismo e a proteggerlo.
Non vedrete mai un Arai con meccanismo a vista o sagoma della calotta "mossa": le eventuali appendici aerodinamiche sono applicate sulla calotta e pensate per staccarsi al primo contatto con il suolo.
Non ci dovrebbe nemmeno essere bisogno di dirlo: tutti i caschi Arai regolarmente in vendita sul mercato europeo sono omologati ECE 22-05, eventuali altre omologazioni (DOT) o certificazioni (SNELL) sono in aggiunta su alcuni modelli top di gamma ma MAI in sostituzione. E' evidente che qualunque altra dicitura sia indice di un falso, potenzialmente non omologato e pericoloso.
Le prese d'aria sono un altro elemento di facile riconoscibilità sugli Arai. Quelle sulla sommità della calotta, su tutta la gamma, presentano chiusura a saracinesca e non più a cucchiaio, e sono contraddistinte da forme assolutamente regolari.
Allo stesso modo, sulla mentoniera le prese d'aria sono quasi esclusivamente frontali (fanno eccezione Concept-X e Renegade-V) e prive di parti smontabili.
Gli interni degli Arai sono sempre tutti smontabili (fa eccezione solo la parte apicale sul Profile-V) indipendentemente l'uno dall'altro - i guanciali dalla calottina - lavabili e personalizzabili, realizzati in tessuti antibatterici di elevata qualità. Interni non staccabili, o cuciti tutti insieme, sono un altro indicatore di avere davanti un falso.
Gli adesivi con i logo Arai sono realizzati e applicati con la massima cura. Posizionamenti storti, asimmetrici, approssimativi o (ancora peggio) lettering diversi da quelli ufficiali sono del tutto impensabili per la Casa di Ohmiya. Alla larga.
La pellicola protettiva sulla visiera presenta sempre il nome del modello a cui è dedicata, o quantomeno il logo Arai e tutte le informazioni relative. Non troverete mai una visiera con informazioni generiche su un Arai originale.
Non troverete mai una chiusura micrometrica su un Arai. Ma anche in caso di chiusura a doppio anello, vale la pena di esaminarla con cura, perché la Casa giapponese non utilizza un normale sistema di ritenzione con anelli piatti, bensì un sistema brevettato con profilo a "L" dell'anello interno che previene allentamenti o scioglimenti accidentali.