Caschi. Test Arai Quantum

Caschi. Test Arai Quantum
Il test completo dell'integrale Quantum di Arai, per mettere alla prova quello che da molti viene considerato come uno dei migliori caschi attualmente disponibili sul mercato
28 aprile 2011


Arai Quantum

I caschi Arai sono famosi nel mondo per la loro qualità e sicurezza. L’azienda giapponese  che ha la propria sede a Ohmiya, venne fondata nel 1937 da Hirotake Arai ed è ancora oggi gestita dalla famiglia Arai, con i padri che lasciano il posto ai figli proseguendo così la dinastia. Oltre alla sede originaria, Arai dispone di una base a Daytona negli USA, aperta nel 1975, e di una sede europea a Hoevelaken in Olanda, operativa dal 1983.
Non possiamo iniziare il nostro report relativo alla prova del casco Arai Quantum senza prima parlarvi della filosofia costruttiva di Arai, quel “Global Safety Concept” che estende gli standard di sicurezza oltre i requisiti di legge.
Sicurezza senza compromessi . Questo è in poche parole il credo dell’azienda di Ohmiya che contrariamente alla grande maggioranza degli altri produttori, progetta e produce i propri caschi senza tener conto delle vigenti omologazioni, che considera invece come il punto di partenza per i propri test di laboratorio. Arai non si limita a testare i propri prodotti solo nei punti del casco previsti dall’omologazione ECE 22-05, ma estende le proprie prove su quasi tutta la superficie superiore e laterale della calotta e con valori limite superiori a quelli richiesti dalla normativa europea. La vigente normativa ECE 22-05 prevede un singolo test di impatto su cinque zone del casco, mentre nei laboratori Arai il test viene eseguito su sette zone differenti e su ognuna di esse l’impatto viene ripetuto per ben tre volte. Inoltre, anche se non richiesto, Arai sottopone i suoi caschi ad un ulteriore verifica di sicurezza: il test di penetrazione. Un impatto di un cono metallico di 3 Kg che colpisce la calotta esterna da un’altezza di 3 metri e che non deve venire a contatto con la falsa testa sul quale il casco è posizionato. Infine non va sottovalutato che gli impatti avvengono su tutti i tipi di incudine: piatta, a spigolo mussato, semisferica e a spigolo vivo (marciapiede), mentre la 22-05 richiede solo prove su incudine piatta e ad angolo smussato. In altre parole Arai cerca di simulare in laboratorio tutte le possibili condizioni di impatto ed in tutte le diverse aree del casco.    
Sono prove molto difficili da superare, ma come vedremo in seguito quando valuteremo i singoli componenti del Quantum, le lavorazioni, gli impianti ed i materiali impiegati consentono il superamento di questi probanti test.

Siamo andati  a prelevare il nostro Arai Quantum direttamente alla BER Racing per aver modo di incontrare il proprietario e fondatore di questa azienda, Maurizio Bombarda che importa Arai in Italia dal 1982. Durante la nostra visita, oltre a porgli alcune domande,  abbiamo avuto la possibilità di vedere più da vicino come sia fatto un casco Arai, con spaccati del casco e delle calotte che riportiamo nella nostra galleria fotografica.
La scatola che contiene il nostro Quantum è la classica scatola singola Arai bianca e blu con una maniglia ed una doppia apertura. Al suo interno il casco è protetto da un sacchetto in tessuto sintetico blu chiuso da due cordini. L’etichetta omologativa ci informa che il nostro casco è stato omologato come integrale (vale a dire con mentoniera protettiva) in un laboratorio olandese ed in conformità con la vigente normativa ECE 22-05. All’interno della scatola troviamo una dotazione composta da una visiera antiappannamento, che potremo fissare all’interno della visiera montata sul casco, sfruttando il sistema a due perni denominato pin lock, ed un tubetto di silicone liquido che serve per lubrificare la parte finale della visiera (il meccanismo visiera) prima di utilizzarla. Completa la dotazione dei libretti di istruzione che sono due. Il primo riguarda le istruzioni per il corretto utilizzo del Quantum ed è in nove lingue. Il secondo invece fornisce notizie generali circa il casco (come calzarlo, come scegliere la taglia giusta, come comportarsi in caso di urto anche accidentale ecc) ed è in diciotto lingue. Attaccato al nastro del cinturino troviamo poi una targhetta stampata su entrambe le facciate con due utili istruzioni che riguardano il sistema di ritenzione (Arai ci invita a chiudere correttamente il nastro del cinturino assicurando al meglio il casco alla nostra testa) e la verniciatura (che si potrebbe danneggiare in caso di cadute o abrasioni accidentali). 
A completare la dotazione di serie troviamo anche un foglio adesivo con i loghi Arai.   

Diamo un'occhiata alla linea affusolata del Quantum che ci sembra quasi schiacciata sui  lati verso l’alto. Le due placche laterali che nascondono il meccanismo di movimento della visiera sono molto sottili ed incassate nella calotta. La grafica del casco che ci è stato gentilmente inviato dalla BER Racing è la DNA Black base ed ha una  verniciatura davvero ben eseguita. Ci è piaciuto molto soprattutto il nero metal con una puntinatura argentata che risalta nelle giornate di sole. Perfettamente applicate sia la guarnizione del bordo visiera che quella del bordo inferiore della calotta. Esaminando la calotta esterna verifichiamo il sistema di ventilazione che è uno dei punti di forza di questo casco. I fori di aerazione sono nove. L’aria può entrare dalla presa d’aria posizionata sulla mentoniera e regolabile su tre posizioni, oppure dalle due prese d’aria fissate alla sommità della calotta e che si possono chiudere con un pulsante. Ma nelle calde giornate estive verranno apprezzate soprattutto le due ventilazioni regolabili presenti sulla visiera (uno dei tanti brevetti Arai) che indirizzano nel casco una grande quantità d’aria. Nella parte posteriore della calotta troviamo invece i fori di estrazione. Due sono posizionati all’interno dello spoiler e sono regolabili azionando la leva che troviamo al centro dello spoiler, mentre altre due si trovano sui lati della calotta.  
Visto che abbiamo già citato la visiera passiamo ad esaminarla più attentamente. Per aprirla dobbiamo agire innanzitutto sul bottone che blocca la visiera ed è posizionato sul lato sinistro della visiera stessa. Un dispositivo coperto da brevetto Arai, semplice, funzionale ed importantissimo soprattutto nell’uso in pista in quanto evita che la visiera, in caso di caduta, si stacchi dal casco lasciando il viso del pilota privo di protezione durante la caduta nella ghiaia o nella sabbia della via di fuga. L’apertura frontale  permettere un adeguata visione periferica e non limita il campo visivo del conducente.
Una volta aperta la visiera dobbiamo agire sulle due leve che escono dai due lati delle placche e spingendole verso l’interno della placca di copertura potremo rimuovere la visiera. Per staccare le due placche invece bisogna spingere con il palmo verso il basso e contemporaneamente tirare verso l’esterno con le dita. Più facile a farsi che a dirsi. Una manovra che richiede un poco di forza e la convinzione che non si romperà nulla. Dopo alcune prove l’operazione risulta più facile di quanto non sembri all’inizio. Abbiamo chiesto a Maurizio Bombarda se questo sistema di placche esterne, ormai abbandonato da quasi tutti gli altri produttori, non sia ormai obsoleto. Il fondatore di BER Racing, ci ha dichiarato che nello spirito e nella filosofia Arai, votata alla massima sicurezza, le due placche laterali, assieme al bottone di sicurezza della visiera, vengono considerati il miglior dispositivo esistente per evitare che, in caso di urto, la visiera si possa staccare dalla calotta lasciando l’utilizzatore sprovvisto di protezione al viso ed agli occhi. “Arai prima di modificare un casco o prima di introdurre un nuovo meccanismo o un nuovo prodotto – ci ha detto Bombarda - si accerta che il rinnovamento apporti dei benefici in termini di sicurezza. Per quanto riguarda i caschi un nuovo modello deve essere più sicuro del precedente. In caso contrario non potrà entrare in produzione”.
 “Anni fa Arai aveva progettato e realizzato un casco con mentoniera removibile – continua Bombarda – ed ero stato in Giappone per poterlo visionare. Era molto bello e sicuro, ma le prove di laboratorio non hanno riscontrato una sicurezza superiore a quella dei modelli già in produzione. I vertici Arai hanno quindi preferito non immetterlo sul mercato, Abbiamo certamente rinunciato ad un buon guadagno, ma questa è la filosofia che da sempre garantisce la massima sicurezza a chi utilizza Arai”.

Sicurezza innanzitutto. Senza compromessi.

Torniamo alla nostra prova, per vedere da vicino la placca che regola il movimento della visiera e la visiera stessa. Quest’ultima ha uno spessore di mm.2 e viene ottenuta da  una lastra tranciata e termoformata ed è ovviamente trattata antigraffio mentre una visierina interna, in dotazione ed applicabile con il sistema pin lock, evita gli appannamenti. Per favorire l’inserimento della visiera nelle placche e nel meccanismo, i bordi vengono smussati con una lavorazione che ci sembra avvenga manualmente. Per rimontare il tutto dobbiamo innanzitutto fissare nuovamente le due placche alla calotta e lo faremo incastrando il dentino superiore posizionato all’interno delle placche nel foro presente sulla piastra bianca del movimento visiera. Una volta incastrato il dente occorre premere verso il basso la parte finale della piastra che si andrà a bloccare sul meccanismo. A questo punto possiamo inserire la visiera nel meccanismo.
Tenendo la visiera in posizione aperta, inseriamo sotto la parte alta della placca il gancio presente sulla parte alta della visiera e successivamente inseriamo anche la parte inferiore della stessa che andrà ad incastrarsi nella parte inferiore del meccanismo. Difficile da spiegare e non facile da eseguire in quanto la placca nasconde alla nostra visione l’aggancio della visiera al meccanismo. Fatte alcune prove e compreso il funzionamento dell’incastro tra visiera e meccanismo, l’operazione si rivela sempre più facile da eseguire. Resta la certezza che non tutti siano in grado di compiere le operazioni che abbiamo descritto per smuovere e fissare mentoniera e placche e siamo certi che siano molti i possessori di caschi Arai che si facciano cambiare la visiera direttamente dal negoziante che glielo ha venduto. Prendiamo però atto della sicurezza del sistema e speriamo però che i tecnici Arai trovino presto un altro sistema maggiormente sicuro, ma anche più semplice.   
Come accessori optional Arai commercializza anche molti tipi di visiere : fumè chiara,  fumè scura, mirror blue, gold, special e silver.

Passiamo ora a alla rimozione delle imbottiture interne di comfort. Anche qui troviamo un sistema introdotto dall’azienda giapponese e denominato “Emergency Release”.
Utilizzato da Arai dal 2007, in caso di incidente questo sistema permette la rimozione delle imbottiture interne, creando quindi uno spazio all’interno del casco che consente un agevole rimozione del casco stesso dalla testa dell’utilizzatore. Agisce su apposite linguette di colore rosso che se tirate staccano dalla calotta prima il paranuca e quindi le imbottiture delle guancie. A dimostrazione del proprio orientamento alla sicurezza, va rilevato che Arai ha scelto di non legare questa innovazione tecnologica ad alcun brevetto esclusivo, al fine di consentire anche ad altre aziende di trarne spunto per sfruttare soluzioni analoghe a tutto vantaggio della sicurezza dei motociclisti. La cuffia e le imbottiture interne sono cucite a scheletri in plastica che assicurano il mantenimento della forma delle spugne e dei tessuti. Questi ultimi sono naturalmente lavabili, traspiranti ed anallergici.
Rimossi paranuca e guanciali, stacchiamo i quattro bottoni gialli che bloccano la cuffia mettendo a nudo la parte interna della calotta in polistirolo. Non è però esatto parlare di calotta in  polistirolo in quanto la calotta interna dei caschi Arai è molto più elastica e gommosa delle calotte che sino ad ora abbiamo avuto modo di visionare. Evidentemente assieme al polistirolo vengono utilizzati speciali polimeri o materiali che non ci è dato di conoscere, ma che rendono la calotta di Arai in grado di assorbire molta dell’energia derivata da un impatto. Se a questo aggiungiamo che Arai riesce a stampare le sue calotte interne con cinque diverse densità (ognuna delle quali è studiata per proteggere i vari spessori ossei del cranio) in un unico pezzo (senza quindi sezionare la calotta in diverse parti ma mantenendo un corpo unico e solidale) ecco scoperta una delle principali cause per le quali i caschi dell’azienda giapponese possono superare i probanti test ai quali vengono sottoposti e che come abbiamo visto esulano dalle prove molto più blande richieste dalle omologazioni attualmente vigenti.

Per rimanere nell’ambito della sicurezza non ci resta che analizzare ora la calotta esterna in fibre composite. Anche in questo caso parlare di sole fibre composite è riduttivo in quanto la calotta è composta da molti strati. Durante la nostra visita alla BER Racing abbiamo visto alcune calotte sezionate che sono state più chiare di mille parole e che potete vedere nella galleria fotografica a corredo di questo nostro test.  Gli strati che formano una calotta Arai sono molteplici e oltre, ad esempio, ad una rete in plastica che ne aumenta l’elasticità, Arai utilizza la “Super Fibra”. La Super fibra deriva dall’ennesimo procedimento utilizzato in esclusiva da Arai e che permette la creazione di una prima calotta in vetroresina (che sarà la base sulla quale verranno poi applicati gli altri innumerevoli strati) che non presenta il minimo spazio tra una fibra e l’altra. Grazie ad un apparecchiatura che agisce in sottovuoto, le fibre vere e proprie (i fili) vengono  saldate tra di loro creando un tessuto che non presenta nemmeno il minimo spazio tra le fibre stesse e che quindi non denota punti di debolezza nella sua struttura.
Lo stampaggio delle calotte in fibra avviene con il sistema bag moulding mentre il taglio sfrutta un macchinario a raggio laser. Il Quantum dispone di tre diverse misure di calotte esterne per garantire a tutti gli utilizzatori dimensioni e spessori consoni alla loro taglia. Ricordiamo che Arai è stata la prima azienda a produrre diverse misure di calotte esterne e che in alcuni modelli arriva a produrre anche sei misure diverse, consentendo così la realizzazione di caschi le cui taglie vanno dalla XXXS alla XXXL.   
Le calotte di Arai non sono tra le più leggere perché sono quelle che hanno uno spessore maggiore rispetto a quelle di molti altri produttori. Come potete vedere però il peso è dato dalla presenza di molti strati e di vari materiali che garantiscono una grande sicurezza.
Parlando di peso dobbiamo rilevare come quello del casco completo dichiarato dal produttore, gr.1500 + - 50, sia esattamente quello che abbiamo riscontrato anche noi : gr.1506. Una volta calzato però il Quantum si è rivelato molto ben bilanciato ed il peso non si è mai fatto avvertire ne ha mai indolenzito il nostro collo.  
Terminiamo la nostra analisi con il sistema di ritenzione, che è composto da un nastro tubolare nero e da una chiusura a doppio anello. Anche in questo caso un sistema di chiusura forse meno pratico di quella a scatto, ma più sicuro e meno soggetto a rotture.

La scheda tecnica


Il Quantum di Arai ha la calotta esterna in tre diverse misure, stampata in fibre composite con il sistema bag moulding. La calotta interna è in polistirolo a densità differenziata. Il sistema di ventilazione dispone di 5 prese d’aria regolabili e 4 estrattori. La visiera, il cui montaggio e smontaggio non richiede l’ausilio di attrezzi, è dotata di bottone di sicurezza (brevetto Arai) ha uno spessore di mm.2 ed è trattata antigraffio. Viene inoltre fornita una visierina interna antifog da fissare tramite il sistema pin lock. L’interno è completamente smontabile (sistema Emergency Release ideato da Arai) e lavabile. Il sistema di ritenzione utilizza un nastro tubolare ad alta resistenza alla trazione ed una chiusura a doppio anello. E’ disponibile nella taglie che vanno dalla XS alla XXL in due versioni monocolore ed in sette varianti grafiche. Alle sei grafiche prodotte in precedenza, Arai ha da poco aggiunto una grafica che riprende la bandiera giapponese denominata Quantum Flag Japan. Una casco per portare aiuto alla popolazione giapponese colpita, come sappiamo, dalla tragedia del terremoto e dello tsunami. Per ogni casco venduto infatti Arai donerà 100 euro alla Croce Rossa giapponese. Il prezzo di listino, al pubblico iva inclusa, del Quantum varia da € 599 a € 719.

Conclusioni


La nostra visita alla BER Racing risale al novembre 2010. Abbiamo atteso tutto questo tempo per preparare il nostro report perché volevamo utilizzare il Quantum in tutte le diverse condizioni meteo, con diversi tipi di moto ed in tragitti cittadini, a medio raggio e a lungo raggio.
Una prova completa insomma, per mettere alla prova quello che da molti viene considerato come uno dei migliori caschi attualmente disponibili sul mercato. Sia le prove dinamiche che quelle statiche hanno confermato quella che è la filosofia Arai. Prodotti realizzati per garantire la maggior sicurezza possibile. L’interno è senza dubbio molto comodo e lo spazio per le orecchie è sufficiente. Anche utilizzando il casco per molto tempo, non abbiamo mai avvertito fastidi alla testa o alle orecchie. La calzata del Quantum è di tipo racing, ma è comoda anche per il moto turista e questo grazie alla forma interna della calotta in polistirolo ed alle imbottiture di comfort. Per scrupolo vi informiamo di aver avvertito una leggera pressione sulle guancie le prime volte che lo abbiamo utilizzato.
Una pressione che non ci ha mai procurato fastidio e che con una misura più piccola di imbottiture laterali (disponibili presso la BER Racing come optional) avremmo certamente potuto eliminare. Ottima la chiusura della visiera che non consente infiltrazioni d’aria. Abbiamo apprezzato molto il sistema di ventilazione. Con le alte temperature esterne è bastato aprire le cinque prese d’aria frontali e l’aria fresca ha fatto subito sentire il suo benefico effetto, anche perché l’aria calda che si era creata all’interno della calotta poteva uscire attraverso gli estrattori posteriori. Al contrario quando le temperature erano più basse, la chiusura ermetica delle prese d’aria ha  evitato che l’aria fredda entrasse nel casco. Solitamente quando le prese d’aria sono chiuse la visiera del casco tende ad appannarsi, ma è bastato applicare il visierino con il sistema pin lock per scongiurare questo pericolo. La visiera non si è mai appannata nemmeno in caso di pioggia. Alle alte velocità il casco mantiene un ottima stabilità grazie ad una forma aerodinamica, allo spoiler stabilizzatore posteriore ed all’assenza sulla calotta di sporgenze che potrebbero creare turbolenze. Come abbiamo già scritto il peso del casco (gr.1506 effettivi) non procura nessun disturbo al collo, in quanto il Quantum è molto ben bilanciato. La rumorosità veniva da molti indicata come fastidiosa, ma non abbiamo invece avvertito una rumorosità superiore a quella di altri caschi integrali.

Certo il prezzo di questo casco non è accessibile a tutti, ma come abbiamo scritto in precedenza, Arai pensa innanzitutto alla sicurezza e stampare una calotta come quella di Arai con tanti tipi di fibre e con sistemi unici ed elaborati, ha certamente un costo elevato. Così come ha un costo la continua ricerca e lo studio che l’azienda giapponese compie ai fini di migliorare la sicurezza dei propri prodotti, come stanno a dimostrare i numerosi brevetti che Arai ha depositato nel corso degli anni e che in molti hanno cercato di copiare. Produrre un casco con 3 misure di calotte diverse costa senza dubbio di più che non un casco con due calotte o con una sola. Arai in alcuni modelli propone addirittura sei misure di calotta. Questo consente i giusti ingombri esterni, il giusto peso e soprattutto il giusto spessore della calotta interna per ogni taglia. E tutto questo equivale ad una maggior sicurezza. Ci siamo più volti posti la domanda se i caschi prodotti da Arai e venduti a cifre molto elevate valessero davvero i soldi che ci vengono richiesti e ne abbiamo parlato anche con il sig. Bombarda durante la nostra visita alla sede BER Racing di Modena. Non possiamo valutare esattamente quanto valga un casco come il Quantum, ma possiamo affermare che si tratta certamente di uno dei caschi più sicuri attualmente disponibili sul mercato. Nella sede Arai in Olanda vi sono circa 2.000 caschi che sono stati oggetto di incidenti e di urti e che sono stati studiati dal centro ricerca e sviluppo di Arai nel tentativo di migliorare i loro prodotti, di rendere i motociclisti più sicuri e di conseguenza salvare più vite umane e la vita non ha un prezzo. Arai è un casco per chi da un casco esige le massime prestazioni, in tutti i sensi.
In questo casco Arai che abbiamo avuto la possibilità di provare tutto funziona al meglio, secondo sistemi che privilegiano la sicurezza all’estetica ed a volte anche alla praticità.

E da qui nasce l’unico appunto che possiamo rivolgere ai tecnici giapponesi e che riguarda il sistema attualmente utilizzato per il meccanismo del movimento visiera. Come abbiamo visto è un meccanismo certamente sicuro, ma non sempre semplice ed intuitivo da utilizzare. Siamo sicuri che si possa progettare un sistema altrettanto sicuro e più “friendly” e, viste le capacità dimostrate negli anni dai tecnici Arai, pensiamo sia solo una questione di tempo.
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