Intervista a Mister Airoh

Intervista a Mister Airoh
Airoh compie 10 anni, siamo andati a vedere dove nascono i caschi che dominano nell’offroad con Cairoli e Knight. Leggerezza estrema e qualità per puntare in alto. MotoGP inclusa
17 ottobre 2007


Airoh è un’azienda giovane
– festeggerà i 10 anni proprio all’EICMA di Milano – che ha saputo porsi all’attenzione dei motociclisti grazie a una gamma di prodotti innovativi e a risultati sportivi che la vedono costantemente ai primi posti dei campionati del mondo di motocross, enduro e supermotard.

Cosa c’è dietro un successo tanto rapido e consistente? Siamo andati ad Almenno San Bartolomeo, alle porte di Bergamo, dove vengono progettati e realizzati i caschi Airoh. Ci accoglie Antonio Locatelli, titolare dell’azienda nonché motore propulsivo del marchio italiano. Airoh nasce nel 1997, ma alle sue spalle ha già una storia decennale di produttore di caschi per conto terzi.
Locatelli, prima di lanciare il suo brand, è stato il fornitore di molti produttori di livello nazionale. Che oggi sono suoi concorrenti. Questa lunga esperienza nel settore unita alla costante innovazione e alla minuziosa attenzione ai particolari rende i prodotti Airoh competitivi sul mercato, con un ottimo rapporto qualità prezzo.
 

Chi ha tenuto tra le mani l’integrale cross Stelt Senior, si sarà stupito del peso record (solo 950 gr). Nessun sacrificio sull’altare della sicurezza, i severi test di omologazione sono tutti superati.
Una passione, quella di Antonio Locatelli per il fuoristrada, che viene da lontano. Antonio Locatelli: “Da ragazzino, tra i 14 e i 16 anni, ho fatto alcune gare di motocross. Correvo con un Maico 250 giallo a 5 marce. Una cilindrata impegnativa, ma almeno la moto durava di più. Anche se arrivavo a sera coi polsi distrutti”.


Sono arrivate poi le corse in auto, di cui è un grandissimo appassionato.
Antonio Locatelli: “Ho corso con le auto sino ad alcuni anni fa, poi ho detto basta. Non era possibile portare avanti un’azienda e al contempo correre in macchina”.


Oltre all’affermazione tangibile sul mercato italiano, come andate sui mercati esteri?
Antonio Locatelli: “Esportiamo in Europa il 70% della produzione e devo dirti che le richieste aumentano sempre e fatichiamo a garantire l’evasione di tutti gli ordini ma di certo il nostro impegno per soddisfare i clienti è sempre massimo. E’ in programma anche una variazione di sede che prevede spazi molto più ampi, il che ci permetterà sia di aumentare la produzione che lo stock a magazzino".


Nel giro di pochi anni ha conquistato il mercato. Merito delle sponsorizzazioni? I campionati di motocross sembrano un monomarca Airoh: i 3 campioni degli Assoluti di Motocross d’Italia (Fiorgentili, Cairoli e Philippaerts) sono suoi piloti. Sul podio c’erano solo caschi Stelt. 

Joel Smets, pilota Airoh su BMW Enduro
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Antonio Locatelli: “Ho sempre pensato alle competizioni come al miglior veicolo promozionale, utile a far conoscere il prodotto nonché per testarne la validità perché penso che se un casco va bene a dei professionisti e a dei campioni vuol dire che è un buon casco. Con ciò non dimentichiamo l’importanza delle riviste e dei siti Internet che sono di certo un veicolo di fondamentale importanza per la visibilità di un marchio".


A patto che i caschi dei campioni siano uguali a quelli in vendita nei negozi.
Antonio Locatelli: “Non c’è alcuna differenza, affidiamo ai vari Cairoli, Smets, Coppins e via dicendo i caschi di serie. Il livello raggiunto dalla produzione standard è altissimo (per dimostrarlo mostra il casco usato da Cervantes, in tutto e per tutto identico a quello venduto al pilota amatoriale, nda)”.


Avere un parco piloti così ampio – ben oltre i 100, tra cui tanti top rider – non incide eccessivamente sul bilancio?
Antonio Locatelli: “E’ un impegno gravoso. Ma fa parte della mia politica aziendale da sempre. Trovo che sia essenziale garantire i livelli occupazionali e reinvestire gli utili nella ricerca e nello sviluppo dei caschi. Ogni anno lanciamo 6/7 nuovi modelli. Fatte salve queste priorità, mi sta bene investire nello sport: non riesco a fare le pulci al numero dei piloti che indossano i nostri caschi. Sapessi quanti caschi regaliamo ai giovani pilotini che ci chiedono un aiuto”.


Quanti?
Antonio Locatelli: “Arriviamo a dare in giro 600/700 caschi all’anno”.


Quali sono i punti di forza Airoh?
Antonio Locatelli: “La qualità è al primo posto, non si scappa. Le nostre calotte in fibra sono fatte in kevlar e carbonio puro, e sono percorse da nervature che incrementano la solidità della struttura senza salire col peso. L’assemblaggio avviene manualmente ed è tutto fatto nello stabilimento in cui ti trovi.
L’attenzione ai particolari è un “must” per me e per i miei collaboratori. Ecco perché la stessa precisione che trovi nei caschi in fibra la percepisci in tutti i prodotti della gamma airoh dal jet all’apribile, all’integrale e così via".


Nessun componente arriva dal Far East?
Antonio Locatelli: “Assolutamente no. È tutto fatto in Italia. Abbiamo le nostre attrezzature, i nostri stampi e seguiamo tutte le fasi della lavorazione. Certo, potremmo acquistare dall’estero e magari risparmiare, ma addio controllo della qualità. E dato che si parla di caschi, non accetto compromessi. Ci può anche stare che una vitina sia importata, ma sul prodotto finito non transigo, per me il made in italy è d’obbligo".


In questo modo i costi lievitano e si perde competitività.
Antonio Locatelli: “Siamo un’azienda dinamica, che si occupa direttamente della produzione e che ha un’organizzazione interna agile. Se cambia la domanda, la nostra risposta è pressoché immediata e forse proprio così riusciamo a soddisfare il mercato e a mantenerci competitivi".


La leggerezza dei caschi Airoh ha stupito persino gli addetti ai lavori. Come si giustifica il 30% di peso in meno rispetto ai competitor delle stessa fascia?
Antonio Locatelli: “Dovresti chiederlo a loro. Io di mio so che ci metto i migliori materiali e le migliori lavorazioni che garantiscono questi risultati. I test di omologazione sono gli stessi per tutti e le capocciate prese dai vari Cairoli e Townley ci dicono che il nostro è un ottimo casco”. 

David Philippaerts al Nazioni USA
David Philippaerts al Nazioni USA


Non invidia proprio nulla alla concorrenza?
Antonio Locatelli: “Gli interni dei caschi giapponesi, sono rifiniti in maniera maniacale sino nei minimi dettagli e per questo a volte mi fermo ad osservarli".


Non solo motocross ed enduro. Dal 2007 siete anche in MotoGp. Un nuovo amore di Locatelli? Antonio Locatelli: “La sponsorizzazione di Antony West in MotoGp è stata un vero colpo di fortuna. Olivier Jacque si è infortunato e West, nostro testimonial nella 250, è stato chiamato a sostituirlo nel team Kawasaki. Ecco spiegata la nostra scesa in campo”.


Vedremo altri piloti, sui circuiti d’asfalto, calzare Airoh?
Antonio Locatelli: “Sì, stiamo pensando anche alla Superbike. I costi sono decisamente superiori all’offroad, ma le gare aiutano a sviluppare i nuovi prodotti e permettono al pubblico più smanettone di conoscerci”.


Ciliegina sulla torta, il campione dell’Isola di Man, David Knight, sta correndo in America con Stelt Senior di Airoh. Qual è il responso dagli States?
Antonio Locatelli: “Ottimo, ci giungono le prime richieste dai distributori americani, il casco è piaciuto. Ci arriveremo presto, avere un pilota Airoh nel Supercross USA sarebbe fantastico. Chissà che i Bubba o i Villopoto di domani non bussino alla nostra porta".


Il presente dell’azienda italiana guarda all’EICMA di Milano, dove saranno presentate le nuove grafiche di cui vi diamo un’anticipazione. Il futuro di Airoh parla di caschi ancora più leggeri, sotto la soglia degli 800 grammi. Lo dice Antonio Locatelli. C’è da prenderlo sul serio.


Andrea Perfetti

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