Lo standard omologativo Europeo, per quanto garanzia di sicurezza per i motociclisti, potrebbe ulteriormente migliorare. Ecco le nostre considerazioni e proposte | C. Baldi
Altroconsumo ha prelevato dal mercato dieci caschi integrali nella fascia di prezzo medio e li ha sottoposti ad alcuni test.
Risultato: tre promossi e sette bocciati. I caschi sono stati sottoposti a test conformi allo standard omologativo vigente ECE 22-05, ma Altroconsumo ha voluto anche andare oltre, testando aree dei caschi che non sono previste dall’omologazione Europea, facendo riferimento alle omologazioni relative ai caschi per ciclisti (EN 1078) e sciatori (EN 1077).
Secondo Altroconsumo, sei dei dieci caschi testati non garantiscono una protezione sufficiente a superare le prove previste dalla ECE 22-05. Un settimo supera le prove omologative ma non quelle aggiunte da Altroconsumo, mentre tre caschi sono stati promossi.
Da sempre sosteniamo che le associazioni private come Altroconsumo, o governative come l’inglese Sharp, abbiano tutto il diritto di effettuare i propri test sui caschi protettivi per motociclisti presenti sul mercato, ma oltre a farlo in modo corretto e secondo le direttive previste dall’omologazione Europea, è importante che non cerchino di sostituirsi al Ministero dei Trasporti.
Una possibile modifica all’attuale omologazione potrebbe riguardare una diversa classificazione dei caschi omologati
Riteniamo indispensabile che i test privati vengano condotti esclusivamente secondo le direttive della ECE 22-05 in quanto i costruttori progettano e realizzano i loro caschi tenendo conto di questa omologazione e non possono fare altrimenti. Le tecniche costruttive sono diverse così come svariati sono i concetti di sicurezza legati ai caschi per motociclisti. Serve un filo conduttore al quale fare riferimento ed attualmente questo è rappresentato dall’omologazione europea e da nient’altro. I caschi che noi utilizziamo sono “figli” di questo standard omologativo. Questo non significa però che lo standard Europeo sia esente da pecche o che lo stesso non possa essere aggiornato o migliorato.
Senza entrare troppo nei particolari vi ricordiamo che l’omologazione vigente prevede che i caschi vengano sottoposti a numerose prove di laboratorio, tra le quali sono comprese quelle che prevedono che il casco venga fissato ad una falsa testa e lasciato cadere da un altezza di tre metri andando a battere contro un incudine. Il casco viene lasciato cadere sull’incudine in modo che vada a battere sulle cinque aree (sei se il casco è integrale) previste dall’omologazione : frontale, laterale destro, laterale sinistro, superiore, posteriore (oltre alla mentoniera se il casco è integrale). All’interno della falsa testa sul quale viene posizionato il casco, sono fissati tre accelerometri che trasmettono i dati al computer, il quale li elabora e mostra sul monitor e sul grafico conseguente.
I dati forniti dal computer
- velocità di caduta: deve essere compresa tra 7,50 e 7,68 millisecondi
- picco di decelerazione: è espresso in g ed evidenzia la decelerazione subita dal casco all’impatto con l’incudine. Non deve superrare il valore di 275 g.
-valore HIC (Head Injury Criterion): è il valore più importante e viene stabilito da una formula inserita nel computer. Per esprimerci in termini comprensibili, si potrebbe definire come la dissipazione dell’energia causata dall’impatto nel tempo.
Ossia: per quanto tempo la falsa testa ha subito l’effetto dell’energia sprigionata dall’impatto con l’incudine. Non deve superare la misura di 2400. E’ un valore determinante per stabilire la validità di un casco.
Il test di penetrazione
Ma le prove d’impatto e di assorbimento dell’energia derivata dall’urto non sono le uniche previste dalla ECE 22-05. Ve ne sono altre che riguardano il nastro del cinturino, la chiusura del cinturino stesso, la visiera, lo scalzamento del casco dalla falsa testa. Come abbiamo spesso ripetuto il casco va considerato come un “sistema di protezione” ed è quindi necessario testare tutti i componenti di questo sistema per assicurarsi che sia completamente sicuro. Non riteniamo che l’attuale omologazione abbia delle pecche per quanto riguarda il numero ed il tipo di test ai quali i caschi devono essere sottoposti. I valori necessari per superare le prove omologative sono a nostro parere ancora validi.
Si potrebbe eventualmente valutare la possibilità di introdurre la prova di penetrazione che attualmente è prevista dall’omologazione DOT americana, ma non dalla 22-05.
Questo test simula l’urto del casco contro un oggetto appuntito. Si esegue facendo cadere verticalmente un cono in acciaio del peso di 3 kg da un’altezza di 3 metri in caduta libera. Il cono va ad urtare la superficie esterna superiore del casco e non deve arrivare a contatto con la falsa testa.
Nel caso venisse introdotto questo test, i costruttori dovrebbero produrre calotte più rigide di quelle attuali e modificare in alcuni casi la loro filosofia costruttiva quando prevede una calotta esterna poco rigida ed una calotta interna con un polistirolo di alta densità.
La lacuna dello standard omologativo attualmente in vigore
Come abbiamo detto in precedenza ecco che l’omologazione influenza le tecniche costruttive e delimita i campi d’azione delle case produttrici.Al di là di questa possibilità, l’attuale omologazione è senza dubbio deficitaria per quanto riguarda i prelievi dal mercato, dando quindi spazio a enti privati o governativi (come appunto Altroconsumo o Sharp). Va detto che i test su caschi prelevati dal mercato sono previsti dallo standard omologativo europeo, ma non vengono mai effettuati.
Non effettuando prove di laboratorio sui caschi in commercio, la ECE 22-05 non garantisce agli acquirenti che i caschi vengano effettivamente prodotti così come quelli in precedenza omologati. In pratica costruttori senza scrupoli potrebbero omologare un casco sicuro, ma poi produrre lo stesso modello in modo diverso (magari più economico) incapace di garantire una sufficiente sicurezza.
E’ una lacuna dello standard omologativo attualmente in vigore che auspichiamo possa essere colmata al più presto. In questo la ECE 22-05 dovrebbe prendere esempio dalla Snell americana che effettua periodicamente prelievi di caschi dal mercato e li sottopone ai propri test. Nel caso che il casco non superi le prove o si riveli diverso da quello che in precedenza aveva ottenuto l’omologazione, il produttore è tenuto a ritirare dal mercato tutti i caschi del lotto produttivo al quale il casco testato appartiene.
Come migliorare l'omologazione ECE 22-05
Non pensiamo che i produttori più importanti e noti abbiano interesse a produrre caschi differenti da quelli omologati, ma anche senza considerare un’eventuale malafede, di certo i prelievi dal mercato manterrebbero più alta la soglia di attenzione dei produttori nei confronti della sicurezza.
Un'altra possibile modifica all’attuale omologazione potrebbe riguardare una diversa classificazione dei caschi omologati. E’ quanto richiede da tempo Arai. Il produttore giapponese omologa i propri caschi sia ECE 22-05 che Snell M2010 (e questo significa che i suoi caschi vengono sottoposti anche alla prova di penetrazione sopra descritta). Inoltre Arai effettua i test di assorbimento d’urto anche al di fuori delle aree previste dalla normativa europea. Ma la casa giapponese non è l’unica a non accontentarsi di superare le prove della ECE 22-05 e sarebbe quindi giusto che i caschi in grado di andare oltre i limiti di sicurezza fissati dall’omologazione venissero certificati e differenziati da quelli che invece ottengono l’omologazione, ma con risultati vicini al limite. In questo modo i consumatori avrebbero un riferimento molto importante e potrebbero scegliere se acquistare un casco omologato e quindi comunque sicuro, oppure un altro omologato ma in grado di proteggerlo in modo ancora più efficace.
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