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Si fa un gran parlare, soprattutto fra motociclisti, di certificazioni ed omologazioni CE per quanto riguarda le protezioni specifiche. Ma si fa anche – spesso – un po’ di confusione pensando che le normative prevedano soltanto test riservati a paraschiena, protezioni per gomiti, spalle o ginocchia: insomma, che siano prove riservate solamente all’abbigliamento, per così dire, professionale. Quello da indossare quando si parte per il viaggio del weekend, per la smanettata sul passo, o per il turno libero in pista.
I più attenti avranno però notato come sempre più spesso le Case produttrici di abbigliamento abbiano anche in catalogo diverse proposte dal look casual, adatte all’uso disimpegnato. Insomma, quel genere di giacche, pantaloni o scarpe, che si possono indossare per andare in moto in ufficio, al bar o comunque in tutte quelle occasioni dove magari vestirsi come per affrontare la Dakar o il Gran Premio d’Italia sarebbe un po’ fuori luogo o semplicemente scomodo.
E’ evidente come tutti questi capi, al contrario, non siano certo stati pensati per offrire la massima sicurezza e prestazioni nell’uso sportivo delle moto. Però, allo stesso tempo, sono capaci di proteggervi infinitamente meglio di quanto non faccia un capo non specifico: la stessa malaugurata scivolata può avere conseguenze ben diverse con una sneaker alla moda o una scarpa – magari altrettanto casual nella linea – pensata specificamente per le (dis)avventure motociclistiche.
Ma ne siamo davvero sicuri? Noi per primi, pur lavorando nel settore, avevamo una vaga idea dei test cui vengono sottoposti questi capi per ottenere le certificazioni (ora obbligatorie per legge della Comunità Europea) per poter vendere un determinato capo, o una calzatura, come "abbigliamento protettivo per motociclisti". E allora abbiamo approfittato di una normale giornata di lavoro di RicoTest (il primo istituto italiano per la certificazione europea di prodotti e dispositivi per la protezione individuale per il lavoro e lo sport, a due passi da Verona) con alcuni prodotti TCX, per andare a curiosare di persona, assistendo ai test cui sono state sottoposti scarpe Street Ace e stivali RT Race Pro.
Il risultato, ve lo anticipiamo, è che non c’è paragone. Pur se ovviamente meno protettive rispetto a stivali e stivaletti professionali – e infatti certificate CE livello 1 e non livello 2 – queste calzature tecniche sono un altro mondo rispetto a quanto non possa offrire una scarpa non tecnica. Non abbiamo sottoposto una normale sneaker agli stessi test, ma non è difficile immaginare come finirebbero; gli stessi tecnici, quasi ridendo, ci hanno raccontato diversi esempi di “vita vissuta” sul come ci sia una differenza di diversi ordini di grandezza fra le prestazioni protettive di una calzatura tecnica e quelle di una normale scarpa casual. Adesso non avete davvero più scuse…