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Non sappiamo se l’abbiate notato anche voi o meno, ma ultimamente nel settore motociclistico va di gran moda il vintage... Facezie a parte, è indiscutibile come negli ultimi tempi, complice l’innalzamento dell’età media dei motociclisti, si guarda sempre più spesso indietro per proporre le novità – moto, abbigliamento, accessori – di maggior successo.
C’è chi è davvero capace di reinterpretare temi del passato mantenendo coerenza storica e filologica, c’è chi invece attinge brutalmente al già vissuto per mascherare la carenza di idee. Ma soprattutto c’è che si inventa – con più o meno successo – un passato che non ha, e chi invece può contare su un vissuto fatto di successi, innovazione, alti e bassi che hanno creato esperienza, e che può quindi lavorare sul vintage a ragion veduta. Sapevate che AGV compie settant’anni?
Ecco allora spiegata la nascita della linea AGV Legends, complemento ideale – secondo il concetto di protezione testa-piedi che ispira il gruppo Dainese – del nuovo brand Dainese Settantadue con cui condivide in gran parte i valori ispiratori: recuperare temi del passato come elementi di stile declinandoli però in maniera del tutto moderna. Come abbiamo fatto per Sport Modular, ci siamo fatti spiegare da Massimiliano Mirabella la nascita e le caratteristiche della nuova collezione.
«Si tratta di un progetto portato avanti più con il cuore che non con il cervello. AGV, tre anni fa ha deciso di andare ad aprire il proprio archivio – se considerate che il marchio è nato nel 1947 potete immaginarvi che mole di spunti si possa trovare in un archivio che mette insieme 70 anni di storia…».
«Insomma, ripercorrendo l’excursus di AGV abbiamo deciso di ridare vita all’X-3000, ovvero il primo casco integrale in fibra della storia, quello che Gino Amisano diede a Giacomo Agostini. Lo abbiamo ricreato con lo stesso amore, ma con standard moderni per qualità e piacere di guida. Lo sottolineo perché pare scontato ma non è così: in questo segmento ci sono moltissime proposte esteticamente meravigliose, ma che una volta messe in testa fanno tornare all’epoca a cui si rifanno anche in termini di comfort e prestazioni aerodinamiche».
«Noi volevamo interrompere questo paradigma, facendo un casco che sia bello da vedere ma anche da usare – naturalmente non sarà mai un Pista o un Corsa, perché il look retrò ci impone alcuni compromessi in termini aerodinamici – che fosse stabile, isolato ma esteticamente molto vicino ai caschi dell’epoca».
Vediamolo nel dettaglio
«Iniziamo dalla mentoniera, fedele alle forme dell’X-3000 – a questo proposito c’è un aneddoto divertentissimo. Gino Amisano consegnò il casco di persona ad Ago a Spa; Giacomo ci fece qualche giro, poi rientrò ai box e ci mancava poco che glie lo restituisse in faccia, lamentandosi del fatto che si muoveva, che limitava la visibilità e quant’altro. Però Ago, che vox populi è stato il primo vero professionista fra i piloti moto, aveva la mente apertissima e ha pensato subito che l’idea si poteva migliorare, e quindi ha iniziato subito a lavorare sullo sviluppo».
«Una delle prime cose che Ago ha chiesto è stato il taglio sulla mentoniera, per evitare che raccogliendosi in carenatura e appoggiandosi sul serbatoio il casco si muovesse. Ecco allora che abbiamo ripreso lo svaso sulla mentoniera».
«Allo stesso modo la visiera: abbiamo simulato il vecchio meccanismo di blocco con gli automatici, ma in realtà la chiusura è moderna, nascosta sotto uno dei finti bottoni. Ed è dotata di guarnizione, quindi perfettamente all’altezza di un casco di oggi. Guardate anche la presa d’aria: per non perturbare la linea del casco è ricavata nella visiera: si stacca il coperchietto in gomma (come sul PistaGP, NdR) e la presa si apre. E all’interno della mentoniera c’è un alloggiamento dove riporre il coperchietto».
«La calotta è in fibra, realizzata in tre taglie così come gli interni – una scelta necessaria per avere un casco molto compatto – realizzati in pelle e tessuto Shalimar, con tanto di ricamo dedicato. E poi, chicca, il replica Ago viene consegnato con un portacasco in pelle che rappresenta la copia esatta della borsa che utilizzava Giacomo. Abbiamo rifatto esattamente lo stesso logo prendendolo dalla borsa con cui Agostini si è presentato alla presentazione del casco, che conteneva il suo X-3000 dell’epoca. Dentro era un po’ rovinata, fuori assolutamente perfetta!».
Tutte le grafiche sull’X-3000 sono state sviluppate guardando l’archivio AGV, mantenendo una purezza ed un’integrità filosofica non comune. La scelta di Agostini appare quasi scontata, ma tutte le grafiche che vedete non sono state create ad hoc da qualche artista, ma semplicemente ripresa dal passato di AGV come ad esempio la SuperAGV, ormai scolpita nell’immaginario collettivo come l’archetipo della grafica di un casco.
Ma il progetto Legends non si ferma all’integrale X-3000, anzi si può dire che la parte dedicata al full-face sia una delle due metà di un’operazione più complessa che comprende anche l’X70. Ovvero la declinazione jet, open-face, della filosofia dell’X-3000.
«Se sull’integrale il riferimento più naturale è Agostini, su questo X70 la citazione è per Renzo Pasolini. “Paso” non è certo una leggenda mondiale come Agostini, ma ai tempi proprio loro due si sono scontrati in tantissime occasioni nelle gare nazionali. E tra l’altro la loro rivalità li vedeva contrapposti quasi in tutto: Agostini era “quello del nord”, un professionista, elegante, sempre circondato da belle donne. Pasolini era il romagnolo ruspante, sempre con la sigaretta in bocca, decisamente una figura più nazionalpopolare, come si direbbe oggi. Una rivalità che ha contribuito a fare la leggenda di entrambi».
Bene. Ma perché proprio Pasolini? Perché per tutta la sua carriera, dall’inizio alla fine con la sua tragica morte a Monza, “Paso” ha sempre utilizzato il casco jet, anche quando ormai l’integrale si era affermato quasi universalmente. Perché? Un’interpretazione viene da Agostini, il suo rivale di sempre, che spiega come oggi sembri del tutto illogico, ma allora già l’adozione del jet dopo anni di scodelle sembrava un passo avanti incredibile in termini di sicurezza.
«X70 è, anche qui, una replica moderna del casco di Paso. La visiera è fedele alle logiche dell’epoca ma nel rispetto della sicurezza attuale, uno dei motivi per cui non facciamo e non faremo una bubble. Fibra, tre taglie di calotta, andamento del cinturino a Y come prevenzione fondamentale contro lo scalzamento: sappiamo chi siamo e da dove veniamo, per capirci».
«Gli interni contano sugli stessi materiali dell’X-3000, semplicemente con un diverso design. Il lavoro qui è stato quello di creare un casco estremamente compatto ma allo stesso tempo comodo mantenendo naturalmente la massima sicurezza: da qui le tre taglie di calotta e di polistirolo».