Michelin Pilot Road 3. La nostra prova

Michelin Pilot Road 3. La nostra prova
La Casa di Clermont Ferrand presenta la terza generazione del suo radiale di punta a doppia mescola per moto sport-tourer. Ottimo anche sul bagnato, consente decelerazioni più efficaci del predecessore
10 maggio 2011


Tra il 2004 ed il 2010, la richiesta di pneumatici radiali per il segmento Sport Touring ha registrato una crescita decisamente esponenziale: si parla infatti di un buon +31% per quanto riguarda il mercato europeo, con un ulteriore 7% previsto entro la fine di quest’anno. Il radiale Michelin di riferimento, in questo segmento, dal 2002 è il Pilot Road, evolutosi nel 2007 in Pilot Road 2. E quest’anno, il compito di far fronte alla concorrenza sfoderando qualità superiori  tocca al nuovissimo Pilot Road 3, che viene prodotto principalmente in Spagna e in Thailandia, e che naturalmente è stato sviluppato anche utilizzando moto dotate di controllo di trazione, vedi BMW K1300GT e Kawasaki 1400GTR.
Chiaramente, gli obiettivi primari di un costruttore di pneumatici sono sempre stati il miglioramento dell’aderenza e della durata, non disgiunti da una guidabilità quantomeno buona.  Premesso che la carcassa del Pilot Road 3 è praticamente la medesima del suo predecessore, idem per il profilo del battistrada, è sul particolarissimo – diremmo inconfondibile - disegno di quest’ultimo, abbinato a mescole dell’ultima generazione, che il reparto di ricerca e sviluppo del colosso francese ha lavorato molto, cercando di realizzare un prodotto senza compromessi.
Non va dimenticato, del resto, che Michelin investe la bellezza di 500 milioni di euro l’anno per offrire ai suoi clienti – motociclisti compresi, logicamente – il maggior livello di sicurezza possibile.
In questo caso, i progettisti francesi sono riusciti a ottenere una riduzione degli spazi di frenata mediamente di 2,5 metri su fondo bagnato (più o meno la lunghezza delle strisce pedonali), per arrivare a 5 metri con condizioni di fondo più estreme. I relativi rilievi strumentali sono stati eseguiti e certificati dai tester del Dekra Test Center lo scorso gennaio, utilizzando un anteriore da 120/70-ZR17 e un posteriore da 190/50-ZR17, frenando alla velocità di 50 km/h. Non solo: i tester della Dekra (ente rinomato a livello internazionale, e notoriamente indipendente)  alla fine del 2010 ha sottoposto i Pilot Road 3 ad un test di 6.000 chilometri su vari percorsi (sia in strada che su pista) riscontrando anche una durata aumentata di circa il 4% rispetto al Pilot Road 2, che già nel 2008 e 2009 era stato ritenuto il punto di riferimento della sua categoria (con posteriore da 180/55-ZR17, però). 

Battistrada e mescole hanno fatto notevoli passi  avanti. E parliamo di “mescole” al plurale a ragion veduta, visto che anche qui, come già sul Pilot Road 2, troviamo l’ormai celeberrima tecnologia 2CT  a doppia mescola

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Battistrada e mescole, insomma, hanno fatto notevoli passi  avanti. E parliamo di “mescole” al plurale a ragion veduta, visto che anche qui, come già sul Pilot Road 2, troviamo l’ormai celeberrima tecnologia 2CT (Two Compound Technology)  a doppia mescola – più dura al centro e più morbida ai lati - che Michelin fece debuttare nel Mondiale 500 addirittura nel 1994, trasferendola nel 2005 al radiale supersportivo Power Race – il primo pneumatico racing omologato anche per uso stradale – e, l’anno seguente, anche allo stradale sportivo Pilot Power 2CT.
Tornando al famoso battistrada, il suo disegno davvero unico (coperto da tre brevetti) è frutto della tecnologia che Michelin ha denominato XST (X-Sipe Technology, dove “sipes” sta per “lamelle”, presenti anche sui radiali invernali automobilistici), che si riferisce ai lunghi e sottili intagli trasversali anteriori, e a quelli longitudinali posteriori – zigzaganti al centro e diagonali ai lati - uniti da piccoli alveoli circolari. Le lamelle, inclinate all’indietro di 15° nel senso opposto a quello di marcia, sono piuttosto profonde, perché il loro compito è quello di rompere il velo d’acqua: e lo fanno anteriormente grazie al doppio labbro che si forma mentre si “aprono” in accelerazione e frenata, e posteriormente con l’aiuto degli alveoli, aiutando così la scultura del battistrada nel lavoro di drenaggio sotto la pioggia battente,  e migliorando così l’aderenza anche su fondi solamente umidi, o comunque poco “aderenti”: vedi pavé, strisce pedonali, aree verniciate  altre simpatiche situazioni cittadine e non.  
La tecnologia bi-mescola 2CT beneficia ovviamente dei progressi più recenti messi a punto in fatto di mescole, che qui vantano un maggior grip sulle spalle e, come già accennato, maggior durata al centro.
L’abbinamento tra XST e 2CT consente inoltre un’usura regolare del battistrada e il mantenimento delle prestazioni lungo tutto il ciclo di vita dello pneumatico. Il che naturalmente non significa che il rendimento della gomma debba rimanere immutato anche quando il battistrada è ridotto al lumicino, o sparito del tutto, ci mancherebbe: la “vita dello pneumatico” s’intende(rebbe) conclusa quando il battistrada anteriore ha ancora un paio di millimetri di profondità, anche se a molti apparirà ancora perfetto.
Quanto alla carcassa, sia per l’anteriore che per il posteriore è costituita da due tele incrociate in poliammide al centro e sulle spalle, sormontate dalla ormai classica spiralatura di sommità che la avvolge in senso longitudinale, realizzata in leggero filo di kevlar - o fibra aramidica che dir si voglia – a sua volta coperta dal battistrada.

Come vanno i Pilot Road 3?

Il test dei rinnovati radiali Michelin si è svolto sulle strade dell’entroterra ligure, partendo da Sestri Levante alla volta del passo del Bracco, e ritorno comprendente  anche un tratto autostradale di una ventina di chilometri. Delle varie moto a disposizione ho utilizzato principalmente Yamaha Fazer8, BMWF800R, Suzuki Gladius 650 e Bandit 1250 Traveller, e, per un breve tratto, anche la nuova BMW R1200R. E una volta tornato a casa ho recuperato da Yamaha una delle Fazer8 Abs del test Michelin, per una prova più completa di moto e gomme.
Bene, non è un mistero che uno pneumatico, per prima cosa, debba infondere a chi guida la massima confidenza. Ovvero, comunicargli nel modo più fedele possibile quello che succede sotto alle sue ruote.  Dote che ai Pilot Road 3 non manca affatto. In effetti mi sono trovato molto bene con queste gomme: hanno un profilo non troppo reattivo, piuttosto omogeneo nello scendere in piega, e capace di rendere meno nervosetto l’avantreno della divertentissima BMW F800R, ma anche  più neutra la piacevole Fazer8. E vanno davvero a nozze con la Gladius, forse la moto che mi sono gustato maggiormente durante questo test. Ma anche la stessa Bandit, che ha una discreta stazza ma si lascia guidare con notevole disonvoltura, mi sembra averne giovato.
Le Pilot Road 3 mi sono parse stabili di carcassa, senza avvertibili cenni di deriva in accelerazione uscendo dalle curve; ed è piacevolmente rassicurante la sensazione di aderenza che danno anche sul bagnato
Le Pilot Road 3 mi sono parse stabili di carcassa, senza avvertibili cenni di deriva in accelerazione uscendo dalle curve; ed è piacevolmente rassicurante la sensazione di aderenza che danno anche sul bagnato

Mi è spiaciuto molto per l’assenza della Yamaha FJR 1300, che a livello di guida ritengo uno dei riferimenti per la sua categoria, e che in Michelin hanno ovviamente adoperato per sviluppare questi pneumatici. I quali in effetti regalano un feeling davvero notevole anche in frenata, con o senza Abs. Si sente perfettamente che l’anteriore morde per bene, anche sull’umido e sul bagnato, come ho potuto ulteriormente verificare usando la valida Fazer8 anche nel tran tran quotidiano casa-lavoro e ritorno (una sessantina di chilometri al giorno, per tre settimane circa) e per qualche giretto con passeggero a bordo.
Le Pilot Road 3 mi sono parse stabili di carcassa, senza avvertibili cenni di deriva in accelerazione uscendo dalle curve; ed è piacevolmente rassicurante la sensazione di aderenza che danno anche sul bagnato, anche osando inserimenti in curva con la leva del freno anteriore ancora un po’ tirata (senza esagerare, naturalmente), cosa che l’istinto può portare a fare quando ci si trovi a dover modificare una traiettoria, magari in un tornante. Sempre con la Fazer8 Abs, ho provato con soddisfazione anche parecchie frenate secche – quelle tipo panico, per intenderci, anche a velocità sostenute e sul bagnato – senza avvertire eccessivi movimenti dovuti a deformazioni della carcassa anteriore, anche a pieno carico.
Dulcis in fundo, delle Pilot Road 3 ritengo soddisfacente anche il livello di comfort percepito anche sul pavè o l’asfalto mal messo, frutto evidente di un buon lavoro sinergico di carcassa e battistrada.
Parlando di prezzi, sappiamo tutti benissimo quanto i listini degli pneumatici siano soggetti a sconti cospicui, secondo il buon cuore dei rivenditori.
Gli strani listini ufficiali di Michelin, in ogni caso, ci dicono che le quotazioni dei Pilot Road 3 anteriori variano dai 180,96 ai 209,28 euro, corrispondenti ad un aumento medio più o meno dell’8% rispetto ai precedenti . Per i posteriori, invece,  si va dai 231,96 euro di un 150/70x17 (+8,5% circa) fino a ridurre prograssivamente la percentuale di aumento andando verso le misure più larghe: il punto di pareggio tra Pilot Road 3 e Pilot Road 2 lo troviamo in corrispondenza del 180/55, mentre per le misure 190 siamo a una riduzione del listino del 4%, ovvero a 274,32 euro.


Dimensioni disponibili

ANTERIORE:
110/70 ZR 17 (54W)
110/80 ZR 18 (58W)
120/60 ZR 17 (55W)
120/70 ZR 17 (58W)
120/70 ZR 18 (59W)
(110/80 R 19 59 V Trail)*

POSTERIORE:
150/70 ZR 17 (69W)
160/60 ZR 17 (69W)
160/60 ZR 18 (70W)
170/60 ZR 17 (72W)
180/55 ZR 17 (73W)
190/50 ZR 17 (73W)
190/55 ZR 17 (75W)
(150/70 R 17 69 V Trail)*

*In arrivo



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