Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Nel garage di casa, sepolta da strati di polvere accumulata da anni, giace una vecchia Vespa, una Lambretta aggredita dalla ruggine, una moto stradale di cui a malapena si legge la marca? Se pensaste di riportarle all‘antico splendore, già saprete che dovrete penare per ritrovare per motore e carrozzeria ricambi originali. Ma per almeno un accessorio, non ci sarà da soffrire: basta una telefonata.
Biondi, azienda di Sesto Fiorentino, proprio alle porte della città bagnata dall’Arno, produce parabrezza per scooter e ciclomotori fin dagli anni ’50 ed il suo patrimonio storico costituisce un formidabile archivio. Nel suo catalogo, infatti, ci sono oltre 400 (!) kit completi (attacchi, viteria e plexiglas), per un’infinità di modelli e versioni. Per esempio, avete un introvabile Mondial Tommy del ’99, un raro Booster del ’90, un’immortale Bajaj Chetack del ‘95? Nema problema: da Biondi trovate i parabrezza dalle forme originali, oltretutto a prezzi non da rapina. E poi c’è la produzione riservata al settore moto, con cupolini per i modelli di maggior successo degli ultimi anni.
Di recente, l’azienda fiorentina ha portato a coronamento un progetto industriale piuttosto ambizioso: sono ormai in funzione nuovi macchinari a controllo elettronico, che permettono miglioramenti nella programmazione del lavoro, nell’ottimizzazione dell’impiego delle materie prime e nella gestione degli ordini; ma non solo, perché queste apparecchiature permettono un upgrade qualitativo notevole, rendendo possibili lavorazioni dal grande impatto visivo altrimenti impossibili se non a fronte di un impensabile aumento dei costi.
L’azienda guidata da Francesco Biondi sfida la congiuntura non favorevole investendo in qualità. Un compito impegnativo, visto che si è trattato di trasferire su file leggibili dal software delle nuove macchine tutte le specifiche dell’enorme archivio di cupolini del catalogo Biondi. Impresa titanica, oggi ripagata dalla possibilità di programmare su un’unica lastra di plexiglas estruso antiurto (Biondi, ricordiamo, opera solo con materiale omologato, sia TUV che DOT, con spessore minimo di 3 mm e caratteristiche appunto antiurto per la massima sicurezza) diversi tagli in modo da ridurre al minimo gli sprechi. Una volta impostata la maschera di lavoro, è il computer a gestire il taglio di ogni singolo cupolino, assicurando precisione e pulizia come nessuna mano umana, per quanto resa esperta da abitudine decennale, potrà mai fare. Passando dal taglio orizzontale al tridimensionale, i miglioramenti diventano più evidenti: la macchina gestisce curvature e spigoli senza alcun impaccio, garantendo tempi di lavoro più brevi oltre al rispetto totale degli standard di qualità previsti. L’innovazione tecnica consente infine evoluzioni stilistiche dai raffinati risvolti: come bene rivelano le immagini che accompagnano la recente novità del cupolino per l’Honda Integra, Biondi dispone dell’esclusiva grafica incisa, per un tocco di eleganza e pulizia che innalza il valore dell’accessorio e si somma alle conosciute qualità di resistenza ad urti e vibrazioni e funzionalità in ogni condizione d’uso, da tempo proprie dei prodotti a marchio Biondi.