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Chissà a quale prezzo però.
«Costa molto meno di una bici da corsa. La nostra 77|011 ha un prezzo di circa 3.700 euro e rispetta in pieno il nostro DNA che vuole prodotti belli, ma anche e soprattutto funzionali. È un’eccellenza italiana».
Fate tutto in azienda?
«Sì, dietro la porta che vedi. Abbiamo il reparto di ricerca e sviluppo, e i vari reparti di produzione, assemblaggio, packaging e spedizioni. Gli uffici commerciali ci danno poi importanti input per sviluppare i prodotti che soddisfino i clienti non solo italiani».
Come va Rizoma all’estero?
«Siamo presenti direttamente in Spagna, Germania, Austria, Scandinavia, Svizzera e Francia. Seguiamo poi i mercati asiatici e quello americano, dove abbiamo uno showroom, a Beverly Hills. Rizoma si posiziona con un target alto, a livello di qualità, di design e anche di prezzo. Non ci interessa fare la guerra sul prezzo. Ci piace dire che se Armani veste l’uomo, Rizoma veste la moto. I nostri pezzi sono ricavati dal pieno, con dei costi ovviamente superiori rispetto allo stampaggio. Le nostre parti nascono da un lingotto di alluminio, dopo che i nostri designer l’hanno creato e plasmato con una cura maniacale, unica in questo settore».
La crisi di vendita delle moto nuove è forte, ma noi puntiamo molto anche sulle moto usate, che invece vengono cedute con importanti scambi. Ci sono in circolazione moto con pochi anni di vita ancora bellissime e a loro dedichiamo linee di accessori complete
Come ha reagito Rizoma alla crisi che ha colpito il mercato delle moto?
«Andiamo a cercare mercati nuovi, come gli Stati Uniti, che hanno recepito in modo eccellente la qualità dei nostri prodotti. Spediamo a Hong Kong e negli USA, dove abbiamo clienti molto importanti. Abbiamo migliorato la nostra offerta con un packaging curato, che valorizza come si deve i nostri accessori, e con display che danno il giusto risalto ai nostri prodotti. Ovviamente è fondamentale il Web, che presenta il nostro catalogo composto da 300 pagine nel formato cartaceo. La crisi di vendita delle moto nuove è forte, ma noi puntiamo molto sulle moto usate, che invece vengono ancora cedute con importanti scambi. Ci sono in circolazione moto con pochi anni di vita ancora bellissime e a loro dedichiamo linee di accessori complete. Proprio per questo collaboriamo con molte case motociclistiche, alcune ci hanno inserito nei loro cataloghi ufficiali, come Kawasaki Europa. Spesso i concessionari vendono più prodotti Rizoma rispetto a quelli ufficiali della Casa. Per quanto riguarda le novità di mercato, quando esce un modello nuovo, analizziamo subito la moto o lo scooter per realizzare gli accessori adatti. Questo senza mai perdere di vista le moto con qualche anno, che possono ancora dare una grande possibilità di personalizzazione al cliente. Non pensiamo minimamente di trascurare le best seller di qualche anno fa».
In termini numerici, siete cresciuti nel 2012?
«Nei primi tre mesi dell’anno siamo cresciuti del 20%. Il nostro ufficio commerciale ha puntato sullo sviluppo dei nuovi mercati. I nostri prodotti non hanno risentito della crisi, la qualità paga e il cliente è disposto a spendere qualcosa di più pur di avere il massimo, sa di comprare il meglio in termini di qualità. Ed è tutto made in Italy».
Passiamo allo sport. Il Proguard System (la protezione che evita lo schiacciamento involontario della leva del freno anteriore) ha preso piede nel Motomondiale grazie proprio a Rizoma, tanto che oggi tutti i piloti della MotoGP ne impiegano uno. Avete in cantiere altri progetti legati alla sicurezza?
«Il Proguard è stata una innovazione tanto semplice, quanto funzionale e utile. L’idea è nata nel 2006, dopo il terribile incidente alla prima curva che coinvolse tra gli altri Capirossi e Gibernau a Barcellona. Nel 2010 la nostra protezione è stata usata da Toni Elias in Moto2 e oggi è estesa a quasi tutti i team della MotoGP, a partire dal Team LCR di Cecchinello che sponsorizziamo direttamente. Siamo anche col team Gresini in Moto3. Non abbiamo in cantiere altri prodotti legati alla sicurezza. Il nostro focus resta il design».
Cosa vi distingue dalla concorrenza, italiana come straniera?
«La ricerca, il design, la qualità.Varchi la soglia di questo ufficio e incontri le teste pensanti di Rizoma, che studiano, progettano e creano. Non deleghiamo a terzi la realizzazione dei nostri pezzi. Anche la qualità del materiale di origine è unica, ricaviamo tutto dal pieno e lo lavoriamo in Italia. Non in Cina o nell’Est Europa…».
Vi copiano?
«Sì, talvolta in modo spudorato. Per questo cerchiamo di tutelare al massimo i nostri prodotti, per difenderci dagli attacchi che arrivano dai competitor e spesso dalle stesse case motociclistiche. Gli attacchi più spudorati arrivano però dalla Cina».
Quali sono i segmenti di mercato più interessanti?
«Rizoma è molto conosciuta e apprezzata dalla clientela sportiva, che guida moto supersport sia su strada che in pista, dove offriamo particolari che migliorano le performance, la protezione e l’ergonomia. Il mercato delle sportive è in calo, ma il cliente di queste moto personalizza ancora con passione ed entusiasmo la propria moto. Un caso particolare è il TMAX, che spinge un numero elevato di utenti verso la customizzazione. Soprattutto in Italia, Francia e Spagna. Per questo offriamo una vasta gamma di parti per personalizzarlo, dal manubrio alle frecce, c’è persino il porta targa laterale monobraccio ricavato dal pieno. Abbiamo ottenuto un successo pazzesco con la Ducati Diavel, e ora stiamo sviluppando delle parti molto belle per la Panigale 1199, che è in sede per la realizzazione dei pezzi».
Come vanno invece le maxi enduro?
«E’ un segmento che ci interessa, fa numeri molto importanti. Però il cliente tipo della moto leader, la BMW R 1200 GS, è legato ai prodotti realizzati dalla Casa madre, che non è detto siano superiori ai nostri… Diciamo che il cliente BMW spesso punta più alla funzionalità, rinunciando a qualcosa sul piano della qualità e del design tipico dei prodotti Rizoma. Però c’è anche il cliente che vuole differenziarsi dalla massa – d’altra parte di GS 1200 ce ne sono in giro tantissime – e trova nel nostro catalogo le parti per rendere unica la sua moto, come il tappo del serbatoio dotato di una chiave specifica che è un vero oggetto di design».
Cosa verrà dopo la moto e la bici?
«Vorrei creare due o tre progetti unici all’anno nel reparto “top secret” di Rizoma (esiste davvero e ricorda i laboratori segreti dei telefilm americani, con tanto di cartello di divieto all’ingresso e codice di sicurezza per aprire la porta! Nda). Ma non vi svelo ancora nulla, è presto. Vi dico solo che anche il prossimo progetto è molto “dinamico”».
Come siete arrivati alle corse e alla MotoGP?
«Il nostro Proguard è un prodotto molto diffuso nel Motomondiale. Quasi tutte le Moto3 e Moto2 lo montano, abbiamo lavorato con i team Yamaha e Honda in MotoGP per la realizzazione della loro protezione. C’è uno studio molto attento dietro la produzione di questo componente, solo all’apparenza semplice, ma che deve proteggere la mano del pilota, evitare lo schiacciamento involontario della leva in caso di urto e ridurre la pressione dell’aria sul comando del freno ad altissima velocità. Ha iniziato ad usarlo Toni Elias in Moto2 nel 2010, nel 2011 l’ha voluto anche Marc Marquez che lo apprezza anche perché gli dà sostegno in piega alla mano, aumentando la sua presa sul manubrio. L'idea è stata così giusta che ora la Federazione Internazionale lo ha imposto per la sicurezza dei piloti».