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Ha appeso il casco al chiodo, ma Alex De Angelis ha poco tempo per annoiarsi. Non lo vedremo più nel motomondiale, per il momento, ma chi frequenta i circuiti incontrerà prima o poi Alex, magari a bordo pista, a cercare nuovi talenti. E non solo.
Ciao Alex. Hai finito il 2020 fisicamente un po’ malconcio per la caduta di Le Mans. Adesso come stai?
“Purtroppo faccio fatica a riprendermi fisicamente, il braccio non vuole sapere di riprendersi: in allenamento, non riesco a sollevare più di 3-4 kg… Sono un po’ preoccupato”.
I medici cosa dicono?
“Ho fatto mille visite, con super specialisti. Il problema è che io ero già stato operato a questo braccio: ricadendoci sopra il nervo, che probabilmente era già messo male, ha preso un’altra botta, ma sembra che non convenga operarlo. Non ho dolore, semplicemente non ho forza al bicipite: secondo i dottori il rischio di un'operazione è troppo grande rispetto ai benefici. Quindi speriamo che possa migliorare”.
E psicologicamente come stai, hai metabolizzato il ritiro?
“Sì. È vero che ero triste, è anche scappata la lacrima, come è normale che fosse. Ma è stata una mia scelta, presa parecchio tempo prima dell’annuncio. Quando l’ho ufficializzata, è stato bello che il team Pramac mi abbia chiesto di ripensarci e mi è anche arrivata in seguito un’altra proposta. Sono tranquillo, anche perché ho un sacco di cose da fare nel mondo che mi piace, quello delle moto: come sempre, mi ritengo uno fortunato”.
Raccontaci cosa fai...
“Prima di tutto, nel 2020 ho creato un team, il Roc’n’DeA (Roccoli e De Angelis, NDA) assieme a Massimo Roccoli, amico e rivale fin dai tempi delle minimoto e adesso anche colleghi come tecnici federali per i giovani talenti. Abbiamo creato questo team, che è un po’ anomalo: non solo facciamo i team manager, ma andiamo anche in pista con i nostri piloti. L’idea è nata perché io e Roccoli utilizzavamo già le 300 come allenamento personale e quando andavamo in pista, tantissimi giovani piloti si aggregavano, chiedevano consigli. Allora ci è venuta l’idea di fare una squadra e continuare questo tipo di insegnamento ai nostri piloti. In un anno siamo diventati una solida realtà: uno dei nostri tre piloti, Diego Palladino, 15 anni, ha fatto secondo nel Trofeo R3 Yamaha Cup. Ci siamo tolti delle belle soddisfazioni, pur essendo partiti da zero e con nessuna esperienza nel ruolo di team manager: a Misano abbiamo messo tre piloti ai primi quattro posti sullo schieramento di partenza. Stefano Borgonovo ha vinto la classe Over; insomma, l’idea di far allenare i piloti in pista con noi ha funzionato. Non solo studiamo i video, la telemetria, ma mettiamo anche a posto le loro moto, la messa a punto, la frizione, il freno motore…”.
Per il 2021 qual è il programma?
“Fare sia il campionato italiano SuperSport 300 sia il Trofeo R3 Yamaha: Palladino farà entrambi i campionati, con l’obiettivo di provare a vincere il Trofeo e fare molto bene nel CIV; poi avremo Federico Iacoi, che viene dalla PreMoto3 nel CIV e poi abbiamo ancora una moto libera per il Trofeo. Al momento non abbiamo fatto l’accordo con nessun pilota: chi interessato può contattarci attraverso il team ([email protected]). C’è anche la possibilità di vincere una gara con il nostro team, sempre nel trofeo R3Cup partecipando al “Contest” con un simulatore: il più bravo avrà diritto di fare un test sulla moto vera e poi la gara nel trofeo”.
E per la Federazione Motociclistica Italiana cosa fai?
“Durante la stagione mi occupo di tutti gli allenamenti dei talenti azzurri, ragazzi dai 12 ai 17 anni, mentre alle gare del CIV vado in pista e oltre a seguire i talenti azzurri, guarderò tutti gli altri ragazzi, ai quali posso dare dei consigli”.
Com’è il CIV?
“La 300 e preMoto3 sono due categorie fantastiche, mentre la Moto3 è un po’ in difficoltà. Ma l’arrivo della VR46 può dare una bella mano a far crescere la categoria”.
Yamaha
Via Tinelli 67/69
20050 Gerno di Lesmo
(MI) - Italia
848 580 569
https://www.yamaha-motor.eu/it/it/
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